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Per voltare pagina

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Tratto da: Adista Documenti n° 5 del 12/02/2022

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Mentre ancora siamo colpiti dalla pandemia, la legge di bilancio del 2022-2024 – insieme al PNRR – rappresenta un punto di passaggio importante nel rilancio dell’economia italiana e nell’ambito delle risposte date dalle politiche pubbliche alle emergenze sociali, economiche, ambientali del Paese. (...).

Il contesto

Secondo la NADEF 2021, il PIL crescerà del 6% nel 2021 e del 4,2% nel 2022, mentre l’indebitamento netto passerà dal -9,4 del 2021 a -5,4% nel 2022. Va ricordato che il PIL nel 2020 era crollato dell’8,4%. Il debito pubblico dovrebbe passare dal 153,4% del 2021 al 149,5% del 2022. Il tasso di disoccupazione dal 9,6% del 2021 al 9,2% del 2022. L’Italia è arrivata all’inizio della pandemia con un’economia sostanzialmente in recessione, un leggero calo della produzione e un progressivo aumento della disoccupazione. Il Paese soffre di forti carenze strutturali (assenza di investimenti pubblici e di politica industriale, basso tasso di innovazione e ricerca, deficit infrastrutturali, ecc.) che mettono seriamente in dubbio una ripresa economica e industriale capace di porre su binari nuovi il modello di sviluppo del paese. Molto dipenderà dalla realizzazione e dalla declinazione concreta degli interventi previsti dal PNRR.

L’indirizzo della legge di bilancio 2022

(...). Le misure previste nel testo sono – a dire il vero, come negli scorsi anni – eterogenee e parziali e la legge sembra più un contenitore di esigenze diverse che una guida verso la comprensione delle scelte di bilancio nel prossimo anno. Nonostante i titoli promettenti di alcuni articoli e sezioni dell’articolato, colpisce l’assenza non solo di misure organiche, ma anche delle motivazioni più profonde (della filosofia, si potrebbe dire) di interventi sempre di più fondamentali nell’ambito della riorganizzazione del sistema della previdenza pubblica nell’ottica della sua sostenibilità sociale nei prossimi decenni; (...) la riduzione della pressione fiscale rimane vaga nel testo della legge di bilancio, salvo rinviare alla delega sul fisco in cui si prefigura un riordino delle aliquote IRPEF che favoriscono il ceto medio, ma non le classi di reddito medio-basse. Tra l’altro la riduzione dell’IRAP (tassa destinata a favore del finanziamento della sanità pubblica) a beneficio delle imprese rischia di inficiare i pur modesti aumenti degli stanziamenti a favore del Servizio sanitario nazionale. Ricordiamo che in questi anni le imprese – a differenze dei lavoratori dipendenti – hanno usufruito di importanti riduzioni e sgravi fiscali. Negli ultimi 20 anni l’IRES (l’imposta sui profitti delle imprese) è calata dal 37% al 24% e a questa riduzione vanno aggiunti i moltissimi sgravi fiscali elargiti da molte leggi di bilancio per le assunzioni, l’innovazione, ecc. Nonostante ciò, in questi anni non vi è stata la crescita degli investimenti privati: i vantaggi (garantiti dalle politiche pubbliche) per le imprese si sono tramutati in rendite finanziarie e maggiori profitti.

Questa legge di bilancio, in realtà ha una coerenza: la continuazione di una impostazione che abbiamo già visto fallire in questi anni: la riduzione della pressione fiscale a favore delle imprese, nella speranza (disattesa) di un aumento degli investimenti privati; le privatizzazioni di importanti settori pubblici; l’accentuazione delle dinamiche di concorrenza e competizione; la precarizzazione e la liberalizzazione del mercato del lavoro nella speranza (anche questa disattesa) di una crescita dell’occupazione (è cresciuta solo quella a tempo determinato, saltuaria, poi crollata ai tempi del Covid). L’unica eccezione, resa possibile dall’emergenza del Covid e dalla modifica delle politiche europee è stato l’allentamento dei vincoli della spesa pubblica. Le politiche d’austerità si sono temporaneamente interrotte e si è proceduto a una massiccia politica (in ambito europeo) di ricorso all’indebitamento per finanziare la risposta all’emergenza Covid. Questo è avvenuto anche nel nostro Paese, attraverso il sostegno ai redditi, al lavoro – con il blocco dei licenziamenti – e il rafforzamento della sanità pubblica. Si è trattato di scelte inevitabili e doverose.

Quanto questo possa incidere in un cambio di rotta definitivo, anche per la politica degli interventi pubblici, è difficile dirlo. La ritrosia a mettere in campo una organica politica industriale (questa espressione compare una sola volta nel PNRR) è un segnale negativo. Come lo è l’assenza di una politica fiscale di segno progressivo, ambientale e sociale, volta a ridurre le diseguaglianze e a favorire una politica dei redditi a favore delle classi sociali medio-basse del nostro Paese.

I numeri complessivi della legge di bilancio

La politica economica è, guardando ai numeri della composizione per categoria della legge di Bilancio 2022-2024, un insieme eterogeneo di oggetti in cui non prevale un obiettivo in particolare, piuttosto un atteggiamento che adegua la spesa pubblica rispetto alle problematicità che il sistema economico nazionale di volta in volta manifesta. Non proprio l’esercizio di un governo che dovrebbe guidare la transizione digitale e ambientale del Paese rispetto agli obiettivi europei (NGEU). Non essendoci più (temporaneamente) i vincoli del Patto di Stabilità e Crescita, almeno fino al 2023, lo spazio fiscale aggiuntivo è utilizzato per soddisfare le domande di interesse particolari e generali, non un disegno complessivo; risposte che soddisfano un po’ tutti, sebbene con tanti mal di pancia.

Ovviamente dobbiamo anche riflettere sulla Legge di Bilancio 2022-2024.

Quanto è grande finanziariamente? Sebbene la stampa e il presidente del Consiglio abbiano depistato non poco, i numeri della legge di Bilancio sono in linea con la comunicazione fatta alla Commissione Europea.

La manovra in senso tecnico, ovvero il saldo tra maggiori-minori entrate e maggiori-minori spese è pari a: 45.557 mln per il 2022; 52.545 mln per il 2023; 40.012 mln per il 2024. Se consideriamo le cosiddette coperture, ovvero la parte della manovra economica che si “autofinanzia” (18.416 mln nel 2022; 13.316 mln nel 2023; 16.312 mln nel2024), la legge di Bilancio sembra effettivamente traguardare i valori dichiarati da Draghi: 29.257 mln per il 2022; 39.229 per il 2023; 23.700 per il 2024. (...).

La legge di bilancio e il PNRR

La legge di bilancio si raccorda inevitabilmente con il PNRR e gli interventi previsti dal piano. Va ricordato che pregi e limiti del PNRR si riverberano sulla legge di bilancio e per questi ultimi va evidenziata l’assenza di una politica industriale con al centro una regia del pubblico nell’orientamento e il sostegno a un mercato con regole e trasparenza; i limiti delle politiche per il lavoro e per il riordino universale degli ammortizzatori sociali; le contraddizioni delle scelte in ambito ambientale, in particolare per una giusta transizione su temi come la mobilità sostenibile e le energie pulite; l’assenza di misure e interventi volti a ridurre le diseguaglianze economiche che sono aumentate sensibilmente negli ultimi dieci anni.

Gli aspetti positivi

Tra gli aspetti positivi della legge di bilancio ricordiamo:

1.  il mantenimento – di fronte alla sua paventata cancellazione – della misura del reddito di cittadinanza, anche se la legge di bilancio contiene delle gravi modifiche in senso regressivo e punitivo della misura, come la riduzione da 3 a 2 offerte di lavoro che è possibile rifiutare;

2. una serie di misure in campo ambientale, tra cui l’istituzione di un Fondo per la mobilità sostenibile, il Fondo Italiano per il Clima e lo stanziamento di 2,063 miliardi destinati a iniziative per la decarbonizzazione, l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili e i quasi 626 milioni assegnati alla mobilità sostenibile; la proroga del superbonus;

3. la riduzione dell’aliquota IVA del 10% per i prodotti per l’igiene femminile non compostabili (art. 4): si tratta di una misura limitata, ma simbolicamente forte e da segnalare positivamente. A questa misura vanno aggiunti i provvedimenti per il fondo per il sostegno alla parità salariale di genere (art. 36) e del piano strategico nazionale contro la violenza alle donne (art. 38);

4. positivo anche l’avvio simbolico di un percorso per la progressiva introduzione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali in alcuni ambiti delle politiche sociali: per la non autosufficienza, per i servizi educativi per l’infanzia, per il trasporto scolastico degli studenti disabili. Positive anche alcune misure in ambito sociale e la leggera crescita del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale; 5. positivo è lo stanziamento di 306 milioni per il servizio civile nazionale nel 2022 (qualche milione in più rispetto al 2021), ma ricordiamo che questa somma garantisce solo a 55mila giovani invece di 80mila previsti lo svolgimento di servizio; inoltre lo stanziamento del 2022 crolla a 106 milioni nel 2023 e nel 2024. Il finanziamento del servizio civile nazionale non ha caratteristiche di stabilità e sicurezza nel tempo.

Gli aspetti negativi

Per gli aspetti negativi ricordiamo:

1. dietro le misure estemporanee per il superamento di quota 100, l’assenza di un disegno di riorganizzazione del sistema previdenziale per garantire la sostenibilità sociale del futuro del sistema pensionistico per i giovani, i lavoratori (soprattutto con impieghi precari e intermittenti) che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996;

2. nonostante le promesse di un riordino del sistema degli ammortizzatori sociali, niente di tutto questo è incluso nella legge di bilancio: solo un insieme di misure frammentarie e parziali che eludono la necessità sempre più urgente di un sistema organico e universale;

3. le modalità della riduzione della pressione fiscale che, secondo quanto preannunciato dagli orientamenti sulla legge delega sul fisco, dovrebbe favorire unicamente il ceto medio, senza alleggerire il carico fiscale delle classi di reddito più basso e senza accentuare la progressività sui redditi più alti, sopra i 70mila euro;

4. in questo contesto è grave che anche in questa legge di bilancio non si preveda la riduzione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) – quasi 20miliardi – promessa che i precedenti governi hanno avanzato e che non hanno rispettato, mentre questo governo non ha nemmeno previsto un impegno specifico, né tanto meno è nota alcuna previsione nella legge delega fiscale;

5. come hanno rilevato le organizzazioni studentesche, nella legge di bilancio 2022 c’è una pesante assenza di misure a tutela del diritto allo studio, sia a livello scolastico che a livello universitario, l’assenza di misure per la riduzione delle “classi-pollaio” che soprattutto in tempo di Covid 19 non andrebbero solo ridotte, ma eliminate; manca l’individuazione di Livelli essenziali di prestazioni anche per il mondo scolastico e universitario;

6. per la cooperazione allo sviluppo la legge di bilancio 2022 smentisce le promesse di diversi esponenti di governo di una road map per arrivare allo 0,7% del PIL, come chiesto dalle Nazioni Unite; con la legge di bilancio del 2022 siamo a un misero 0,22%;

7. anche quest’anno la spesa militare è di oltre il 5,4%, ben 1.352 milioni di euro: mentre in molti settori importanti della spesa pubblica abbiamo solo parziali investimenti, per i sistemi d’arma gli aumenti sono sempre molto ingenti; gran parte degli investimenti pubblici sono concentrati nei prossimi 15 anni sulla spesa militare invece che per la sanità, il welfare, le produzioni civili.

Conclusioni: la nostra controfinanziaria

Il disegno di legge di bilancio contiene luci e ombre. Nel complesso si tratta di un provvedimento deludente e non adeguato alle sfide che abbiamo di fronte. Un’occasione mancata. Ci sono temi decisivi – come la previdenza, gli ammortizzatori sociali, il lavoro – che attendono delle risposte organiche e complessive e che invece – in questo disegno di legge di bilancio – ricevono solo riscontri frammentari e parziali. C’è una sorta di temporeggiamento di fronte alle scelte da fare, che nemmeno il PNRR in questi campi affronta. È un disegno di legge “di attesa” che compone alcune esigenze delle forze politiche che formano la maggioranza di governo, senza dare le risposte che il Paese si attende. Si avverte nel testo nel suo complesso una sorta di “sospensione” di fronte a una legislatura che si avvia a conclusione e di fronte a temi che dividono le forze politiche e sui quali è difficile trovare una sintesi unitaria.

La nostra controfinanziaria va in altra direzione: 31 miliardi utilizzati per un nuovo modello di sviluppo, sostenibile, di qualità, fondato sui diritti e l’eguaglianza, sulla giustizia sociale. Una controfinanziaria fondata sul rilancio delle politiche pubbliche, delle politiche industriali e degli investimenti per una giusta transizione ecologica, per il welfare e un servizio sanitario pubblico sempre migliore, per l’istruzione, per una giustizia fiscale volta a redistribuire la ricchezza e a colmare le diseguaglianze, per la riduzione delle spese militari a favore di una politica di pace e di cooperazione allo sviluppo per assicurare un futuro giusto per tutti e per tutte.  

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