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L'Africa e i vaccini: i proclami e le disuguaglianze. Un articolo di p. Giulio Albanese

L'Africa e i vaccini: i proclami e le disuguaglianze. Un articolo di p. Giulio Albanese

La situazione dell’Africa nella crisi sanitaria mondiale e il nodo dell’accesso globale ai vaccini, che per il Continente nero rappresenta la cartina di tornasole di antiche e mai sanate disuguaglianze: questo il tema dell’articolo di p. Giulio Albanese (giornalista di lungo corso, missionario comboniano, collaboratore di numerose testate cattoliche) pubblicato sul numero di febbraio di Vita Pastorale.

Inascoltati gli appelli di papa Francesco sul diritto alla vaccinazione per tutti e le iniziative di India e Sudafrica per la liberalizzazione dei brevetti, ad oggi «i Paesi e le regioni con i redditi più alti possono godere di campagne vaccinali 10 volte più rapide di quelli con i redditi più bassi», afferma il giornalista. E così, solo il 7.35% degli africani ha completato il ciclo vaccinale, mentre solo il 10.95% ha ricevuto una dose. «Considerando che gli abitanti dell’Africa sono oltre 1 miliardo e 300 milioni – sottolinea ancora – non sorprende affatto che il continente rappresenti il vivaio d’ogni genere di varianti».

Albanese ricorda che il motto dell’Agenda Onu 2030 recita «Nessuno sia lasciato indietro!». Ma purtroppo, «ancora una volta, tra i bei proclami e la realtà drammatica di tutti i giorni, c’è un abisso: quello delle diseguaglianze». Tutto ruota intorno al denaro, divenuto fine e non più mezzo, accusa il missionario: «Gli affari sono affari anche quando è in gioco la vita delle persone, il che è moralmente inaccettabile». E così, conclude, si sta replicando in Africa quanto accaduto negli anni ‘90, con i farmaci statunitensi per la cura dell’Hiv/Aids. «Allora, anche se il continente africano contava la più alta popolazione contagiata, ci sono voluti sei anni prima che la terapia antiretrovirale fosse accessibile ai pazienti, per lo più dei ceti meno abbienti. Un ritardo terapeutico fatale, che provocò la morte di 12 milioni di africani» in 10 anni, «mentre negli Usa la mortalità nel frattempo era crollata».

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