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Jean-Marc Sauvé, vittima della “grande paura” dei vescovi italiani.

Jean-Marc Sauvé, vittima della “grande paura” dei vescovi italiani.

René Poujol - per dieci anni direttore del settimanale cattolico “Pélerin”, attualmente membro del Consiglio delle Settimane sociali francesi e della Conferenza dei battezzati e delle battezzate di Francia - nel suo blog www.renepoujol.fr, il 16 febbraio 2022 denuncia la responsabilità dell’episcopato italiano nel discredito del lavoro della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa, che in Francia ha avuto il compito «di far luce sul tema della pedofilia», e del suo presidente Jean-Marc Sauvé davanti al papa.

Qui di seguito pubblichiamo la traduzione dell’articolo.

Jean-Marc Sauvé, vittima della “grande paura” dei vescovi italiani

Intanto, il precedente della Ciase (Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa di Francia) sembra diffondersi oltre le Alpi e i Pirenei.

Il contrattacco è stato annunciato. La Ciase ha pubblicato senza sorprese, il 9 febbraio scorso, una contestazione argomentata delle critiche formulate in dicembre da otto membri dell’Accademia cattolica di Francia. Su France Inter, il presidente della commissione Jean-Marc Sauvé ha affermato «di essere stato screditato presso il papa» cosa che, come sappiamo, ha portato al rinvio dell'udienza prevista con lui, non ancora riprogrammata. Ma dietro ai promotori di questa «campagna denigratoria» sembrano nascondersi altri sostenitori, in particolare l’episcopato italiano che non ne vuole saper nulla di una commissione indipendente nel Paese dove le cifre potrebbero essere anche più grandi che in Francia. Infatti, si possono individuare all'interno della Curia i collegamenti necessari per orchestrare il discredito del rapporto Sauvé con Papa Francesco. Tuttavia, non è certo che questa manovra sarà sufficiente a rallentare la mobilitazione delle associazioni delle vittime che è appena iniziata in Italia.

Quattro documenti in risposta alle critiche dell’Accademia cattolica di Francia.

È inutile ora ritornare sul contenuto del rapporto Sauvé, già largamente presentato e commentato su questo blog, né sulle critiche dei membri dell'Accademia Cattolica di Francia, che contestano la sistematicità delle aggressioni sessuali, basata secondo loro su cifre errate, l'obbligo della Chiesa di risarcire le vittime quando non è legalmente obbligata a farlo, e infine la sua legittimità nel formulare raccomandazioni in ambiti che sono di esclusiva competenza della gerarchia cattolica. Anche qui, in un post precedente, ho spiegato come queste tre confutazioni potrebbero ritorcersi contro i loro autori.

Questo 9 febbraio la Ciase, la cui missione è terminata, ha pubblicato sul suo sito web, accessibile a tutti, un testo di 52 pagine in risposta a queste accuse, accompagnato da una sintesi e da due documenti di esperti sulla valutazione del numero delle vittime, il primo di un gruppo di statistici dell'Istituto nazionale di statistica e di studi economici (INSEE), il secondo del sociologo François Héran, professore al Collège de France ed ex direttore dell'Istituto nazionale di studi demografici (INED). Entrambi i rapporti concludono che le critiche fatte dai membri dell'Accademia sono infondate.

Un attacco a Jean-Marc Sauvé che equivale a una sconfessione delle autorità religiose francesi.

Presentando tutti questi documenti, il quotidiano La Croix riprende nella sua edizione del 10 febbraio il commento del presidente Jean.Marc Sauvé: «L’Accademia semplicemente non accetta che la Chiesa cattolica abbia affidato il compito di far luce sul tema della pedofilia al suo interno a laici, credenti e non, cioè a persone diverse dai preti». Secondo lui, agli occhi dell’Accademia «la Chiesa ha il monopolio della verità su se stessa, anche nella sua dimensione più umana. L'Accademia soccombe così alla trappola del clericalismo». Rimane la questione di fondo: il rapporto con le vittime. «Laddove la Ciase intende partire dalle vittime e tornare a loro, ossia con la prevenzione o la riparazione del male fatto, l’Accademia cattolica non presta il minimo ascolto al loro grido, a parte qualche frase compassionevole». 

Questo chiarimento è tanto più importante in quanto gli attacchi dei membri dell'Accademia cattolica francese al rapporto Ciase suonano come un disconoscimento della Conferenza episcopale francese (Cef) e della Conferenza dei religiosi di Francia (Corref), che ne hanno convalidato le conclusioni, e persino del Papa stesso, che ne aveva accettato il principio, anche se il suo silenzio in questa fase solleva delle domande.

L'episcopato italiano teme più di ogni altra cosa l'apertura del vaso di Pandora.

Perché è ben oltre le Alpi che bisogna cercare una spiegazione per la «disgrazia» almeno temporanea del presidente Sauvé. Tutti conoscono oggi il ruolo che padre Jean-Robert Armogathe e padre Philippe Capelle-Dumont (1), i primi due firmatari del testo accusatorio, hanno giocato nel convincere i membri della Curia che il lavoro di Ciase era inaffidabile, rappresentava un pericolo reale per la Chiesa, e non doveva quindi ricevere alcuna approvazione formale da Papa Francesco. Il messaggio è stato tanto più apprezzato e orchestrato perché ci sono molti prelati di origine italiana in Curia che sanno che la Conferenza Episcopale non vuole una commissione indipendente a nessun prezzo. E proprio per «sfuggire» alle conseguenze di conclusioni che potrebbero essere paragonabili a quelle di Ciase, se non peggio, in termini di numero di vittime, se si tiene conto del numero di sacerdoti in un paese che ha il doppio delle diocesi della Francia. Un paese in cui i preti rimangono «intoccabili» sia per la loro immagine nell'opinione pubblica sia per gli «stretti legami» tra la Chiesa e il sistema giudiziario, che sono percepiti da molti come un parafulmine particolarmente efficace. (2) Aprire il vaso di Pandora potrebbe avere conseguenze molto gravi.

Sia in Italia che in Spagna, la domanda di commissioni indipendenti.

È in questo contesto che nove associazioni di vittime hanno annunciato il 15 febbraio la creazione di un «coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica in Italia». Considerando che nel loro paese la Chiesa è in ritardo rispetto a molti paesi come Francia, Irlanda, Germania, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, chiedono la creazione di una commissione indipendente simile alla Ciase. E questo nello stesso momento in cui in Spagna, sono le autorità le autorità politiche che si interrogano in merito alla creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare o di una commissione indipendente, andando contro il parere dei vescovi che vorrebbero attenersi a cellule d'ascolto interne alla Chiesa. In entrambi questi due paesi vicini, si conferma ciò che non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni: è sotto la pressione delle associazioni delle vittime, sostenute dai media e dall'opinione pubblica, che l'istituzione cattolica è costretta a "dire la verità", a qualunque costo. Così come l’hanno capito e accettato coraggiosamente, da noi, la Conferenza episcopale di Francia (Cef) e la Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia che si sono impegnati ad attuare alcune delle raccomandazioni della Ciase. (3)

I silenzi incomprensibili di papa Francesco.

Non è dunque escluso che l'umiliante disconoscimento inflitto a Jean-Marc Sauvé e ai membri della commissione, non possa un giorno volgersi a loro vantaggio, se il "precedente" Ciase sarà preso come modello dai paesi vicini. Il Vaticano non potrà mantenere per sempre un approccio sospetto nei confronti della Commissione, contraddicendo i principi detti altrove. Né può farlo Papa Francesco, il cui silenzio sull'argomento non è più compreso da molti, anche tra i suoi sostenitori. Mentre gli avvertimenti che gli sono stati suggeriti a proposito del rapporto Sauvé e delle decisioni delle autorità religiose francesi giocano contro la sua stessa credibilità.

A differenza della Francia, dove il Presidente della Conferenza Episcopale è eletto dai suoi pari, il Presidente italiano è nominato dal Papa. Il suo attuale titolare, il cardinale Gualtiero Bassetti, ferocemente contrario, come abbiamo detto, a qualsiasi creazione di una commissione indipendente, è vicino alla fine del suo mandato. Questo significa che la nomina del suo successore da parte di Papa Francesco sarà esaminata con la massima attenzione. Come la durata, già difficile da capire, del rinvio del suo incontro con Jean-Marc Sauvé, mentre il Vaticano sforna, giorno dopo giorno, un elenco di udienze pontificie la cui urgenza non è evidente ai fedeli impegnati nella lotta contro la pedofilia o gli abusi di qualsiasi tipo e... esasperati!

 

  1. Entrambi sono tra i membri del comitato scientifico del colloquio sul sacerdozio, organizzato a Roma dal cardinale Ouellet dal 17 al 19 febbraio.
  2.  Su un registro completamente diverso, che non è né quello della pedofilia né quello degli abusi di ogni tipo nella Chiesa, ma della sessualità del clero, il libro di Marco Marzano La casta dei casti è abbastanza edificante. Il sociologo stima al 10% il numero di sacerdoti italiani che vivono secondo il loro impegno di continenza. Questo non ha niente a che fare con i crimini della pedofilia, ma ha a che fare con il dibattito sul celibato sacerdotale che è all'ordine del giorno del sinodo.
  3. Marie Derain de Vaucresson, presidente dell'INIRR, l'Organismo nazionale indipendente di riconoscimento e riparazione, nominato dai vescovi, terrà una prima conferenza stampa per riferire sull'andamento della sua missione il 24 febbraio.

*Foto di Simon Hurry presa da Unsplash, immagine originale e licenza  

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