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Adattamento ai cambiamenti climatici: responsabilità e disuguaglianze

Adattamento ai cambiamenti climatici: responsabilità e disuguaglianze

La crisi climatica come cartina di tornasole delle disuguaglianze globali, in particolare quelle tra Paesi ad alto reddito e continente africano: in estrema sintesi è questo il messaggio contenuto nella nota diffusa il 28 febbraio da Oxfam Italia, a commento del recente rapporto diffuso dal Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) sulla capacità dei più poveri di adattarsi ai devastanti mutamenti del clima: «In poco più di 100 giorni dalla chiusura della Cop26», vi si legge, «l’1% più ricco della popolazione mondiale è stato responsabile dell’emissione in atmosfera di circa 1,7 miliardi di tonnellate di CO2. Più di quanto l’intero continente africano, abitato da 1,4 miliardi di persone, ne emetta in un anno».

Secondo Nafkote Dabi (portavoce di Oxfam sui cambiamenti climatici), «i più poveri del pianeta subiscono duramente le conseguenze dei cambiamenti climatici, pur non essendone responsabili»: si parla degli allevatori somali, che vedono morire le greggi di sete, o delle case delle comunità filippine, devastate dai cicloni. Se i Paesi ad alto reddito continuano a produrre livelli altissimi di emissioni climalteranti, afferma ancora Dabi, allo stesso tempo dovrebbero «farsi carico morale ed economico di sostenere l’adattamento delle comunità più vulnerabili a eventi climatici sempre ormai estremi e imprevedibili», per esempio tassando (e rendendo poco conveniente) «l’uso di mezzi di trasporto di lusso estremamente inquinanti, come aerei privati e mega yacht» e destinando maggiori risorse all’adattamento delle comunità. Ad oggi, dice Oxfam, «solo un quarto di tutte le risorse per il clima destinate ai Paesi vulnerabili riguarda l’adattamento. L’accordo raggiunto da Cop26, che ne prevede il raddoppiamento a 40 miliardi di dollari entro il 2025, segna un passo in avanti, ma ancora insufficiente. L'ONU stima infatti che per l’adattamento ai paesi in via di sviluppo servano 70 miliardi l’anno». «I Paesi ricchi, in gran parte responsabili della crisi climatica, devono fare di più per sostenere le comunità più povere che lottano per soddisfare i bisogni più basilari», chiede ancora Nafkote Dabi: «Dobbiamo compiere ogni sforzo per favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici, rendendo la Terra un luogo dove sia ancora possibile intervenire. Un innalzamento incontrollato delle temperature provocherà solo l’ineluttabile: morti, case sommerse, terre sterili e migrazioni di massa».

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