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La nuova ambasciatrice della Spagna in Vaticano ha presentato le credenziai al papa

La nuova ambasciatrice della Spagna in Vaticano ha presentato le credenziai al papa

La nuova ambasciatrice di Spagna presso la Santa Sede, Isabel Celaá, basca e cattolica, ha presentato le sue credenziali a papa Francesco stamattina. Il colloquio con il pontefice è durato circa mezz’ora, in un clima di cordialità. Il Vaticano aveva dato il consenso alla nomina proposta dal governo spagnolo il 26 gennaio scorso, malgrado i malumori dell’episcopato del Paese per la riforma scolastica che porta il nome dell’ambasciatrice (è stata ministra dell’Educazione dal 2018 al 2021) e che fra l’altro penalizza l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole

«La sua nomina – osserva Religión Digital – ha una chiara componente politica e strategica per il governo Sánchez, che vuole avere un dialogo diretto sia con il Vaticano che con la dirigenza episcopale spagnola», in particolare perché c’è in gioco la revisione del Concordato, che risale all’epoca della dittatura franchista (1954) pur se qualche rivisitazione l’ha negli anni subita. Una revisione consensuale, visto che ora anche Roma è disposta a porvi mano. Pur se la negoziazione concreta di simili accordi avviene solitamente fra Stato e Chiesa nazionale, Celaá potrebbe rivestire il ruolo di “facilitatrice” dei rapporti e degli incontri.

I punti essenziali del rapporto Spagna-Chiesa cattolica sono molto rilevanti. Innanzitutto il sistema fiscale e tributario che consente alla Chiesa di essere esente da alcune tasse (sebbene la Conferenza episcopale stimi che goda di queste esenzioni grazie alla Legge delle Fondazioni, e non al Concordato) e, in secondo luogo, di usufruire non di una ma di due caselle per le sottoscrizioni a suo favore nella denuncia dei redditi dei cittadini: la firma al 7 per mille e la firma nella casella “Altri fini” riservata alle istituzioni sociali, fra le quali ricade la Caritas.

Anche il sistema patrimoniale va rivisto: per una parte della questione, l’accordo su questo punto è andato a buon fine con la definizione delle proprietà dei beni immobili e la restituzione allo Stato di una piccola parte di questi . In questo quadro ricade la questione dell’“Obra Pia”: 250 immobili fra appartamenti e locali commerciali di proprietà della Chiesa iberica al centro di Roma, ente di diritto privato e di nazionalità spagnola, affidato all'Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede per godere la protezione diplomatica.

C’è discussione aperta, poi, fra episcopato e Stato spagnolo in merito alla futura Legge sulla libertà e la coscienza religiosa, che intende correggere alcuni privilegi della Chiesa in materia educativa (la riforma della "legge Celaá") e la presenza di cappellani per l’assistenza spirituale in ambito ospedaliero, sociale e militare (anche nel Paese iberico, come in Italia, per esempio, l’arcivescovo militare ha grado ed emolumento di generale di corpo d’armata, e su questo il governo vuole un cambiamento). Infine, l'Esecutivo intende cancellare ogni traccia di confessionalismo dello Stato.

*Palazzo Monaldeschi (piazza di Spagna), sede dell'Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede

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