Nessun articolo nel carrello

Per una soluzione alla crisi, difendere acqua, beni comuni e diritti

Per una soluzione alla crisi, difendere acqua, beni comuni e diritti

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 15 del 23/04/2022

Pandemia, crisi climatica e l’ennesima guerra (talmente vicino a noi che non possiamo far finta di nulla come usiamo fare di solito) dimostrano il fallimento del modello economico dominante che ha anteposto gli interessi della finanza ai diritti delle persone, ossessionato dalla massimizzazione dei profitti, improntato alla devastazione e al saccheggio delle risorse e dell’ambiente, fondato su una forte spinta alle privatizzazioni. Una società basata su tale pensiero unico non può garantire protezione e cura alcuna ed entra in piena contraddizione con la salvaguardia della vita stessa e con la garanzia dei diritti fondamentali. Nonostante ciò si apre, almeno potenzialmente, una biforcazione per cui diventa possibile. mettere in discussione le fondamenta su cui si è retta la fase neoliberista inaugurata da quarant’anni. Per i movimenti sociali diventa necessario dotarsi di una nuova visione, di una narrazione generale che aggredisca i nodi di fondo che ci propone questa nuova fase di crisi sistemica e che riesca a imporre una radicale inversione di rotta mettendo al centro la tutela dei beni comuni in quanto elementi fondanti la società, che garantisca una reale transizione ecologica, un'efficace azione di contrasto ai cambiamenti climatici.

È necessario un approccio innovativo volto alla tutela, alla difesa e alla “cura” (intesa come forma di «interessamento solerte e premuroso per un oggetto, che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività») del nostro pianeta, dell'ambiente, degli ecosistemi e dell’acqua basato sulla partecipazione diretta delle comunità territoriali alle decisioni, in quanto esercizi di democrazia fondamentali per orientare le politiche di sviluppo locale e costruire scenari di giustizia sociale ed ambientale.

Dieci anni fa una coalizione ampia e determinata ha sancito una vittoria storica nel nostro Paese: con oltre 26 milioni di “Sì” ai referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare si è costretto a un passo indietro chi per decenni ha imposto privatizzazioni e estrattivismo.

10 anni dopo quella vittoria ha un significato ancora più attuale.

La crisi idrica è emblematica e sta facendo emergere le responsabilità di un sistema di gestione caratterizzato da una decennale mancanza di pianificazione e investimenti infrastrutturali perché piegato a una logica monopolistica e privatistica che punta esclusivamente alla massimizzazione del profitto. Inoltre si è evidenziato come tale sistema sia andato a sovrapporsi al fenomeno del surriscaldamento globale e dei relativi cambiamenti climatici impattando negativamente sulla disponibilità dell'acqua per uso umano, sull'agricoltura e più in generale sull'ambiente.

Le politiche nazionali e internazionali devono garantire la disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona. Ciò a partire dalla consapevolezza che l’acqua non è un bene infinito, è indispensabile all’esistenza di tutti gli esseri viventi, oltre a essere una risorsa che va salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale.

Invece da dicembre 2020 l’acqua, al pari di una qualsiasi altra merce, è stata quotata in Borsa. Un passaggio epocale che apre alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni e costituisce una grave minaccia ai diritti umani fondamentali. Tale processo deve essere contrastato con decisione in tutte le sedi.

Ora, per la prima volta da decenni, si stanno mettendo in campo importanti risorse economiche derivanti in larga parte dai fondi stanziati con Next Generation EU.

Ma con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ossia lo strumento attraverso cui sono stati individuati i capitoli di spesa e i relativi progetti, sono annunciati forti investimenti pubblici finalizzati unicamente a sostenere il mercato e le sue logiche costituendo, sotto altre forme, un elemento di continuità con le solite ricette liberiste in voga da decenni.

La cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel PNRR punta al rilancio dei processi di privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno. Infatti, risulta fondata sull’allargamento verso Sud – ma non solo – del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizi quotate in Borsa che vengono identificate come gestori “efficienti” ma che in realtà risultano tali solo nel garantire la massimizzazione dei profitti mediante processi finanziari.

Il PNRR risulta in “perfetta” continuità con l’azione dei governi precedenti tesa a disconoscere e tentare di cancellare l’esito referendario.

Ma il più pericoloso e forte attacco arriva dal disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, licenziato il 4 novembre dal Consiglio dei Ministri e attualmente in discussione al Senato. Questo provvedimento è una delle cosiddette “riforme abilitanti” del PNRR, rientra tra le condizionalità imposte dalla Commissione europea per l’erogazione dei fondi e costituisce lo strumento mediante il quale s’intende definitivamente assoggettare l’acqua e dei beni comuni alle regole del mercato e del profitto.

In particolare l’articolo 6 interviene sull'intera materia dei servizi pubblici locali puntando a limitare in maniera decisa la gestione pubblica e indirizzando l'Ente Locale verso le forme di gestione più privatistiche.

Gli Enti Locali che opteranno per l’auto-produzione del servizio saranno costretti a “giustificare” (letteralmente) il mancato ricorso al mercato.

Si tratta di una serie di norme ispirate da un approccio ideologico rispetto ai benefici dell’affidamento al privato nonostante la realtà dei fatti dimostri il contrario, soprattutto nel servizio idrico: aumento delle tariffe, investimenti insufficienti, aumento delle perdite delle reti, aumento dei consumi e dei prelievi, carenza di depurazione, diminuzione dell’occupazione, diminuzione della qualità del servizio, mancanza di democrazia.

Inoltre, si prevedono incentivi per favorire le aggregazioni indicando così chiaramente che il modello prescelto è quello delle società multiservizi quotate in Borsa che diventeranno i soggetti monopolisti (alla faccia della concorrenza!) praticamente a tempo indefinito. Tutto ciò in perfetta continuità con quanto previsto dal PNRR e in contraddizione con la tanto decantata concorrenza visto che il servizio idrico è un monopolio naturale e questa non ha possibilità di esistere.

In ultimo, questa norma rischia di restringere fortemente il ruolo degli Enti Locali espropriandoli di una loro funzione fondamentale come la garanzia di servizi essenziali e dei diritti a essi collegati, per cui da presidi di democrazia di prossimità saranno ridotti a meri esecutori della spoliazione della ricchezza sociale.

Oggi da una parte è importante riaffermare il valore universale dell'acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa come argine alla messa sul mercato dei beni comuni e dall’altra contrastare il rilancio dei processi di privatizzazione attuato mediante il PNRR e il DDL Concorrenza.

Per questo il movimento per l’acqua, insieme a tante realtà sociali e di movimento, sindacali e politiche, ha contribuito a lanciare una campagna contro il DDL Concorrenza per chiedere lo stralcio dell'articolo 6, lo stop ai provvedimenti su sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia e l'apertura di un ampio dibattito pubblico sulla gestione dell'acqua, dei beni comuni, dei servizi pubblici.

Nelle prossime settimane sono in programma iniziative e mobilitazioni sia a Roma, davanti al Parlamento, che diffuse sui territori a partire dalla consapevolezza che questo provvedimento rappresenta il punto di demarcazione tra due diverse culture, quella che considera un dovere il rispetto e la garanzia dei diritti fondamentali e quella che trasforma ogni cosa, anche le persone, in strumenti economici e merci.

Paolo Carsetti è del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Di formazione scientifica, da 20 anni attivo nell'associazionismo e nei movimenti sociali, esperto di risorse idriche (gestione sostenibile, eco-compatibile e volta alla conservazione del bene per le generazioni future)

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.