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Brasile: armi a privati e paramilitari. La via di Bolsonaro alla repressione

Brasile: armi a privati e paramilitari. La via di Bolsonaro alla repressione

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 14/05/2022

41072 BRASILIA-ADISTA. Secondo i dati del Ministero Pubblico Federale brasiliano (MPF), l'aumento delle importazioni di armi nello Stato latinoamericano lo scorso anno è stato del 33% rispetto al 2020. Allo stesso modo, la registrazione di armi pesanti, come fucili, carabine, mitragliatrici, è aumentata del 574%. Questi dati e le recenti modifiche alle regole di accesso alle armi e alle munizioni, a seguito della revoca delle ordinanze che stabilivano regole più rigorose per la marcatura, il controllo e la tracciabilità delle stesse, hanno un impatto diretto sulla «struttura ispettiva» e sono un «vero stimolo al commercio illegale di armi». Lo afferma il giornalista Carlos Tautz, dottorando in Storia Contemporanea presso l'Università Federale Fluminense – scrive principalmente di diritti umani, questioni internazionali ed economia – intervistato dall'Instituto Humanitas Unisinos-IHU (25/4).

Le modifiche risalgono ai decreti varati circa un anno fa e prevedono, fra l’altro: l’esclusione di voci importanti dall'elenco dei prodotti controllati dall'Esercito, inclusi proiettili, macchine e presse per la ricarica di munizioni, caricatori e mirini telescopici; la comunicazione all'ispettore delle azioni ispettive degli arsenali dei privati con almeno 24 ore di anticipo da parte degli organi preposti agli Organi; il permesso per tiratori e cacciatori registrati di acquistare rispettivamente fino a 60 armi, per i primi, e 30, per i secondi, senza necessità di espressa autorizzazione dell'Esercito; l’espansione del limite all'acquisto di armi, da 4 a 6, per i cittadini e 8 per le categorie che comprendono esponenti della magistratura, del Pubblico Ministero e membri della polizia criminale federale, statale o distrettuale, agenti e guardie carcerarie; l’aumento da 1.000 a 2.000 ricariche di cartucce, calibro limitato, acquistabili dai tiratori sportivi all'anno.

Questi cambiamenti, sostiene Tautz, sono direttamente legati alla scelta del presidente Jair Bolsonaro di armare la popolazione. «Questo governo, legato ai miliziani e da questi sostenuto – riassume il giornalista –, ha deliberatamente facilitato l'importazione di armi e l'istituzione di innumerevoli nuovi protocolli per questo mercato, rendendo l'ispezione un groviglio di protocolli, leggi e decreti che la rendono impossibile per la polizia federale e per il Ministero della Difesa tramite l'Esercito. L'ispezione era già viziata ed è andata anche peggio». Se ne avvantaggiano, oltre alla «criminalità organizzata», osserva Tautz, proprio le “milizie” – organizzazioni militari o paramilitari composte da cittadini comuni, armati o con potere di polizia che teoricamente non integrano le forze armate – che «tendono a espandersi all’intero Paese». Fra le milizie, sta avanzando il PCC (Primeiro Comando da Capital), operativa a San Paolo dal 1995 per sostegno del Partico Socialdemocratico brasiliano che quell’anno vinse le elezioni con Fernando Henrique Cardoso (fece due mandati consecutivi, fino al 2003). È «un gruppo che vive di narcotraffico, ma adotta una strategia di milizia di controllo del territorio e di tutte le attività economiche che vi si svolgono. In altre parole – spiega Tautz – il modo delle milizie di pensare e controllare il territorio si sta espandendo molto rapidamente in tutto il Brasile ed è stato deliberatamente beneficiato da questo presidente della Repubblica squalificato e dalla sua organizzazione criminale. Coinvolge famigerati pastori [evangelici] e banditi (…), generali come [Eduardo] Pazuello, moralmente, tecnicamente e professionalmente squalificati, diversi altri colonnelli associati, che percepiscono stipendi molto alti esclusivamente in base all'uniforme che indossano e non per un'adeguata formazione tecnico-professionale al servizio della popolazione e dell'apparato statale. Tutto ciò si manifesta drammaticamente nel commercio di armi, come sottolineato dal MPF».

Se è vero che l’azione delle milizia ha avuto un grande progresso con Bolsonaro, è anche vero – vedi gli anni della presidenza Cardoso – che non è «iniziata con lui». Bolsonaro, d’altronde, spiega il giornalista, «è un prodotto di questa espansione e dell'Esercito, che è il principale colpevole: anche la Marina e l'Aeronautica hanno partecipato alla creazione di questo progetto Bolsonaro, che in seguito si è trasformato in un programma Bolsonaro di asservimento ampio, generale e illimitato, di ufficiali di livello superiore in cambio della protezione di criminali come Bolsonaro, i suoi figli, [Fabrício] Queiroz, pastori e questa banda che ha preso il controllo dello Stato brasiliano e che spero venga cancellata il prima possibile».

Accuse tutt’altro che originali, quelle di Tautz. Per le scelte con cui ha affrontato la pandemia da Covid-19, pendono sul capo di Bolsonaro 9 capi d’accusa, identificati nel Rapporto approvato il 26 ottobre 2021 dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta del Senato: epidemia con esito mortale; violazione della misura sanitaria preventiva; ciarlataneria; istigazione a delinquere; falsificazione in atto privato; impiego irregolare di fondi pubblici; peculato; crimini contro l’umanità, nelle modalità di sterminio, persecuzione e altri atti disumani; violazione dei diritti sociali; incompatibilità con dignità, onore e decoro d’ufficio; delitti di responsabilità. 

*Foto presa da Flickr, immagine originale e licenza

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