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Credere significa cercare pace e giustizia. L'appello dei vescovi dell'Africa Occidentale

Credere significa cercare pace e giustizia. L'appello dei vescovi dell'Africa Occidentale

In chiusura della IV Assemblea plenaria della Recowa/Cerao (Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale francofona), che si è tenuta dal 2 al 9 maggio ad Abuja, in Nigeria, i vescovi dei 16 Paesi membri (Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Nigeria, Niger, Senegal, Sierra Leone e Togo) hanno diffuso un’accorata dichiarazione (African Business ne pubblica il testo integrale il 10 maggio) che prende le mosse dal tema dell’Assemblea – Fratelli Tutti: Path to Build Brotherhood and Sustainable Peace in West Africa (Fratelli Tutti: un percorso per costruire fraternità e pace sostenibile in Africa occidentale) – per tentare di declinare l’idea di fratellanza e amicizia sociale di papa Francesco nel contesto dell’Africa Occidentale, attraversato da conflittualità, estremismo religioso, violenza, crisi climatica, povertà, emigrazione. Secondo l’enciclica Fratelli tutti, si legge nel comunicato della Recowa, «è importante che la catechesi e la predicazione includano direttamente e esplicitamente il senso sociale dell'esistenza, la dimensione fraterna della spiritualità, la convinzione dell'inalienabile dignità di ogni persona e la motivazione per amare e accogliere tutti». Servire Cristo – aggiungono i vescovi nella nota che porta le firme di Vitalis Anaehobi (segretario generale della Recowa) e Alexis Touably Youlo (vescovo di Agboville, neopresidente della Recowa eletto dell’Assemblea) – significa, dunque, lavorare sempre per la pace e la giustizia, collaborando all’interno della Chiesa, con le altre comunità di fede, con le istituzioni e con la società civile, e superando «tutte quelle forme di tribalismo ed etnocentrismo che stanno divorando in profondità il tessuto di pace e d'amore della nostra società». Al contrario, avverte la nota, girarsi dall’altra parte e non fare nulla per aiutare i fratelli sofferenti è «peccaminoso».

Proseguendo nella lettura dell’enciclica Fratelli tutti, si legge ancora nel documento di fine plenaria, si evince che, a parere di papa Francesco, «la Chiesa, le altre organizzazioni religiose, i governi, i leader politici e tradizionali, le organizzazioni della società civile e le persone di buona volontà hanno l'obbligo morale e spirituale di garantire che le generazioni presenti vivano in pace e che le future generazioni ereditino un'Africa occidentale abitabile e priva di calamità provocate dall'uomo». Un invito pressante per i vescovi della regione africana, investita di tante sofferenze, chiamati alla «responsabilità di generare un governo pastorale efficace e una maggiore amicizia sociale nell'Africa occidentale e nel mondo intero».

I vescovi dell’Africa Occidentale esortano poi leader politici, imprenditori, media e tutto il popolo in generale «a vivere la propria vocazione cristiana» nella lotta per sradicare «corruzione, etnocentrismo, faziosità e ingiustizia sociale», denunciando al contempo i responsabili di pratiche che provocano sfruttamento, emarginazione, violenza e corruzione.

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