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Contrasto agli abusi nella Chiesa: il primo atto

Contrasto agli abusi nella Chiesa: il primo atto "mancato" del card. Zuppi. Le iniziative di ItalyChurchtoo

«Gli abusi della Chiesa mi hanno disgustata. Il loro fetore nauseante non può più essere coperto dall'incenso. Grazie per tutto l'impegno che state mettendo in questa impresa di verità e giustizia».

«Da cristiana cattolica, voglio fare la mia parte in questa questione, che ritengo di fondamentale importanza per la nostra società».

«Concordo convintamente che non si possa annunciare il vangelo di Gesù Cristo se non si ha come primo (e forse unico) obiettivo il rispetto e la salvaguardia dei diritti delle donne e degli uomini, la loro dignità».

«Per una chiesa sempre più limpida, davvero a Sua immagine»

Sono alcuni dei messaggi che hanno accompagnato le numerose adesioni che il Coordinamento ItalyChurchToo contro gli abusi nella Chiesa cattolica ha ricevuto in questi giorni. Giorni di fuoco, segnati dall'incrociarsi di alcune iniziative messe in atto in occasione dello svolgimento della 76.ma Assemblea generale della CEI e della concomitante “Lettera ai vescovi” che il Coordinamento ha inviato all'episcopato e, per conoscenza, ad alcuni cardinali e capi dicastero in Vaticano, intitolata “Chiediamo verità, giustizia e prevenzione” il 16 maggio, per dare il tempo di una risposta.

Il 27 maggio, alle 8 del mattino, è stato organizzato un flash mob davanti alla Nunziatura apostolica a Roma, durante il quale alcuni membri del Coordinamento hanno "indossato" fotografie a grandezza naturale di corpi insanguinati, simbolo di uno stupro, fisico, spirituale e psicologico indelebile; un velo da suora simboleggiava il versante ancora nascosto degli abusi sulle religiose. Una piccola manifestazione simbolica durata pochi minuti, davanti a un edificio altrettanto simbolico, quello della diplomazia vaticana in Italia.

Alle 11, durante una conferenza stampa presso l'Associazione della Stampa Estera (v. video), alla presenza di giornalisti per lo più stranieri, i rappresentanti del Coordinamento hanno raccontato il senso dell'iniziativa nata qualche mese fa, riportando le numerose adesioni giunte, segno di una base (soprattutto cattolica) allineata sulla richiesta di misure radicali e credibili, mentre già cominciava a trapelare la decisione di Zuppi di istituire una commissione puramente interna e riguardante solo gli ultimi vent'anni (v. sotto). Ma si è anche parlato delle prospettive future, della necessità di affrontare e riformare carenze giuridiche e legislative, della necessitò di formare l'opinione pubblica, spesso indifferente, a questi temi. Durante l'incontro, coordinato e condotto dalla giornalista Federica Tourn, sono intervenuti Francesco Zanardi, presidente della Rete l'Abuso, Michelangelo Ventura di Noi siamo Chiesa, Mario Caligiuri, avvocato della Rete L'Abuso, Federico Tulli di Left e Ludovica Eugenio per Adista.

Poi, via alla Conferenza stampa della CEI, dove Zuppi ha illustrato, appunto, il progetto di contrasto all'abuso elaborato dai vescovi: in sostanza, la raccolta dei dati acquisiti nelle denunce raccolte dagli sportelli diocesani (voluti da papa Francesco in ogni diocesi entro il 2020), ma non ancora presenti ovunque e, là dove sono presenti, in attività da poco tempo, e di quelle pervenute alla Congregazione per la Dottrina della Fede negli ultimi vent'anni, dal 2000 al 2021; l'analisi dei dati affidata a un'istituzione indipendente (che però non è stata svelata «per motivi amministrativi»). Qualcosa, dunque, di qualitativamente molto diverso da quanto chiesto dal Coordinamento: tra le altre cose, la creazione di una commissione indipendente alla quale la chiesa offrisse il suo patrimonio archivistico, formata da persone super partes, che utilizzassero metodi quantitativi, qualitativi e documentali; e una alternativa agli sportelli diocesani, luoghi non dotati della terzietà necessaria. Una proposta, quella dei vescovi, che appare come l'ennesimo tentativo di sottrarre la Chiesa a un'operazione di trasparenza, nel quale la limitazione dello sguardo agli ultimi vent'anni svela inoltre un grave difetto metodologico e una fatale sfasatura temporale: oltre a escludere le vittime il cui abuso è emerso prima di quella data, non riuscirebbe a far emergere molte di quelle abusate in seguito, dal momento che il periodo di maturazione della coscienza di un evento simile, la cosiddetta "slatentizzazione", può durare anche 30-35 anni.

Insomma, una proposta carente e totalmente fuori fuoco, destinata, nella migliore delle ipotesi, all'inutilità. Zuppi ha affermato che si tratta di un primo passo, ma ci si chiede: perché non partire subito con una indagine la più ampia possibile? Quali sono i timori dell'episcopato?

Durante lo spazio dedicato alle domande dei giornalisti, alla conclusione della Conferenza stampa di Zuppi, Francesco Zanardi ha posto alcune domande ed esposto le perplessità rispetto al senso complessivo del progetto di contrasto all'abuso appena varato dai vescovi italiani. E' stato un momento intenso: per la prima volta, in una conferenza stampa istituzionale della CEI, una vittima ha osato prendere la parola. Davanti ai giornalisti, Zuppi ha assunto un impegno: quello di incontrare, prossimamente, il presidente della Rete l'Abuso. Qui il video dello scambio.

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