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15 anni di blocco israeliano: Oxfam chiede all'Onu un intervento diplomatico per la vita di Gaza

15 anni di blocco israeliano: Oxfam chiede all'Onu un intervento diplomatico per la vita di Gaza

«Siamo di fronte ad una crisi divenuta cronica, che costringe organizzazioni come Oxfam, da anni operativa sul campo, a lavorare per garantire la mera sopravvivenza di una popolazione sfinita, eppure straordinariamente resistente»: così commenta Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam per le emergenze umanitarie, in occasione del 15 anniversario del blocco imposto da Israele a Gaza. «In questo momento -- dice ancora Pezzati -- sette persone su 10 a Gaza dipendono dagli aiuti umanitari per far fronte ai bisogni essenziali di ogni giorno. Il controllo di Israele sulla Striscia è pressoché totale e si spinge a livelli paradossali e punitivi nei confronti della popolazione. Pensiamo alle regole sull’esportazione di pomodori, che di fatto impediscono ai produttori di vendere ciò che hanno coltivato».

DI fatto, spiega Oxfam nel comunicato odierno, da 15 anni oltre 2 milioni di persone, ta cui 800mila giovani, sono stati rinchiusi dalla decisione di Israele in una sorta di prigione a cielo aperto. Una decisione priva di senso, puntitiva nei confronti della popolazione palestinese della Striscia, e che non sembra volgere a conclusione, nonostante gli appelli delle organizzazioni della società civile internazionale e nonostante l'impegno delle Nazioni Unite.

In occasione del triste anniversario, intanto, Oxfam lancia #OpenUpGaza15, una campagna di sensibilizzazione per dare voce ai giovani "reclusi" «per restituire speranza a una generazione che rischia di perderla per sempre. Basti pensare che il 63% dei giovani a Gaza non riesce a trovare lavoro e 4 ragazze su 5 non hanno un’occupazione retribuita».

Ribadisce ancora Pezzati che «molte restrizioni israeliane hanno ragioni politiche, non certo di sicurezza. Le famiglie palestinesi di Gaza subiscono collettivamente una punizione illegale. Israele impedisce l'esportazione di pasta di datteri, biscotti e patatine fritte, ha interdetto l’uso del 3G e del 4G sui cellullari, non c’è PayPal. Certamente questo non è un Paese per giovani».

E, a quanto pare, non è nemmeno un Paese per ong, vista la difficoltà, legata ancora una volta alle restrizioni israeliane alla mobilità du beni e persone, di «portare aiuti alla popolazione di Gaza». Aiuti fondamentali per la sopravvivenza delle comunità locali: «Val la pena ricordare a questo proposito che il 97% dell’acqua corrente non è potabile a Gaza e che la fornitura di elettricità è limitata a 12 ore al giorno».

In chiusura Oxfam chiede alle Nazioni Unite e agli Stati membri di attivarsi sul piano diplomatico «per porre fine al blocco. Tutte le parti devono impegnarsi per un piano con precise scadenze e stringenti meccanismi di rendicontazione. Crediamo davvero sia giunta l’ora di consegnare alla storia questi 15 anni di blocco».

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