Nessun articolo nel carrello

"Dobbiamo stare dalla parte delle vittime di abusi". L'inviato vaticano all'assemblea delle Chiese africane

La Chiesa deve fare di più per chi subisce abusi sessuali, «anche quando la Chiesa può apparire offuscata da questi scandali», ha detto p. Andrew Small, segretario ad interim della Pontificia Commissione per la salvaguardia dei minori, intervenendo alla sessione plenaria dell’AMECEA  (Associazione dei Membri delle Conferenze Episcopali dell'Africa Orientale) svoltasi dal 10 al 18 luglio nella capitale del Kenia, Nairobi, centrata sui problemi causati dall'impatto del riscaldamento globale.

La sessione plenaria dell'AMECEA è stata ahce l'occasione per discutere i passi concreti per le diocesi della regione riguardo agli abusi sessuali, indipendentemente dal fatto che siano di pubblico dominio.

P. Small, sentito dalla Catholic News Agency (CNA, 22/7/22), ha sottolineato che, «in generale, la Chiesa deve fare di più per mettere in atto misure preventive. (…). In qualità di difensore dei poveri e degli emarginati in molti altri settori della società, la Chiesa non dovrebbe solo spingere per sistemi legali giusti, ma dovrebbe dare l'esempio», ha aggiunto il sacerdote.

I suggerimenti alle Chiese locali in Africa sono un'espressione delle raccomandazioni globali fornite dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori, ha spiegato.

«Papa Francesco ha chiesto la tolleranza zero, il che significa che nessuna accusa rimane inascoltata e nessun prete violento può rimane nel ministero. (…). Se le strutture civili sono inadeguate, allora le strutture della Chiesa si assicurino che sia fatta giustizia. Ma più della giustizia, la Chiesa può essere un potente strumento di prevenzione affinché gli abusi non possano prosperare in primo luogo».

In Africa sono già attivi modi segnalazione di abusi: «Ci sono vicari giudiziari nella maggior parte dei luoghi e altri funzionari della Chiesa che si occupano delle accuse». Se queste risultano «pochissime», è però «difficile credere che questo significhi che non ci sono abusi sessuali in corso nella Chiesa». Ha fatto l’esempio della situazione della Chiesa in Italia: «quasi ogni diocesi ha un “Centro di ascolto” per ricevere ed elaborare le accuse, ma sembra che raccolgano pochissime segnalazioni di abusi. Non è saggio e non è responsabile pensare che ciò sia dovuto al fatto che l'abuso non esiste».

Non bisogna sottovalutare che «un problema importante, ovunque, è il senso di vergogna e di persecuzione che colpisce le vittime, che è l'aspetto peggiore». E ci sono vittime, ha osservato, che continuano a subire da parte dell'autore del reato «intimidazioni», tanto più sentite «se è un sacerdote o un superiore in una posizione importante». Oltre a ciò, ha affermato, potrebbero esserci «pressioni locali affinché tacciano per paura di danneggiare la Chiesa. Denunciare e ritenere i vescovi e i superiori religiosi responsabili delle azioni che intraprendono – o omettono di compiere – sembra essere il modo più efficace per garantire che gli abusi vengano scoperti in modo che la giustizia e la guarigione possano aver luogo».

«Il male che stiamo cercando di fermare o superare – ha aggiunto – è così atroce e il suo impatto così grave sulla vita delle vittime che il loro benessere dovrebbe motivarci a essere audaci e coraggiosi, anche quando la nostra Chiesa può apparire offuscata da questi scandali».

Il sacerdote ha concluso: «Non possiamo sempre temere l'impatto dello scandalo nell'essere trasparenti su quello che sta succedendo. La gente sa molto bene a questo punto che il non fare abbastanza per prevenire questi abusi è stata una pratica comune nella nostra Chiesa in passato, e questo è uno scandalo ancora più grande. Sì, proviamo a sistemare le cose in modo da rispettare il giusto processo e i diritti umani. Ma la  nostra preoccupazione istituzionale deve spostarsi verso le vittime, vulnerabili e senza voce: dovrebbero essere la nostra priorità».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.