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"Preservativi sessuali e preservazioni ecclesiali": Il teologo Grillo sul divieto della "pillola"

«Una singolare analogia permette di scoprire come, attorno alla questione degli anticoncezionali, la dottrina cattolica del matrimonio e della sessualità abbia subìto una trasformazione e una polarizzazione del tutto in contrasto con quasi due millenni di storia. Potremmo dire che, di fronte alle nuove sfide che il XIX e XX secolo proponevano alla Chiesa, la Chiesa abbia reagito accettando una polarizzazione e una semplificazione della dottrina matrimoniale e sessuale che ha quasi sfigurato la sua tradizione». Così apre la riflessione del teologo Andrea Grillo ("Preservativi sessuali e preservazioni ecclesiali. La questione sistematica") su un argomento ecclesiale di grande attualità: il tentativo della teologia accademica (e forse della gerarchia di cui questa è espressione) di superare il niet dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI all’uso di contraccettivi non naturali. Basta ricordare il seminario interdisciplinare promosso dalla Pontificia Accademia della Vita circa un anno fa, i cui atti sono raccolti nel libro Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche (Libreria Editrice Vaticana) e l’articolo su Civiltà Cattolica, a firma del gesuita Jorge José Ferrer (v. Adista Notizie n. 26/22), nonché il richiamo alla posizione aperturista di quel Albino Luciani che poi diventò papa Giovanni Paolo I in un articolo di Vatican News del 21 giugno scorso.

 Nella discussione attuale sulla contraccezione non è in gioco un mutamento della dottrina, ma una migliore fedeltà alla relazione complessa che nel generare stringe in un solo nodo l’azione di Dio e l’azione dell’uomo. Rispettare il nodo, anziché tagliarlo o scioglierlo, è il compito di questa fase della migliore teologia sistematica cattolica». Questa la conclusione di Grillo. Per le argomentazioni e le analisi che lo portano fino a qui, l’integrale è al seguente link.

 

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