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Giornata dei Poveri: su

Giornata dei Poveri: su "Vita Pastorale" l'invito di don Colmegna

Domenica, 13 novembre, si è celebrata la VI Giornata Mondiale dei Poveri, intorno al tema, scelto da papa Francesco, “Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cfr 2 Cor 8,9)”, una «sana provocazione – scrive il papa nel suo Messaggio – per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente».

Dopo la pandemia «si apriva uno squarcio di sereno», ma poi è arrivata la guerra russa all’Ucraina con i «ricatti reciproci di alcuni potenti» che «coprono la voce dell’umanità che invoca la pace». Francesco parla dell’«insensatezza della guerra» – di tutte le guerre nel mondo – che colpisce in particolare i più fragili del pianeta, vessati dalla violenza e dalla povertà, e spesso costretti a fuggire. Molte famiglie e comunità hanno aperto case e cuore agli indigenti, con spirito evangelico di solidarietà: «Davanti ai poveri – ammonisce il papa nel suo Messaggio – non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. Succede inoltre che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope».

Nel suo Messaggio il papa distingue tra una «povertà che uccide» – cioè «la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse» – e una «povertà che libera», cioè «che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale». Il papa prende ad esempio frate Charles de Foucauld, canonizzato il 15 maggio scorso, il quale, «nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti. La sua vita eremitica, prima a Nazaret e poi nel deserto sahariano, fatta di silenzio, preghiera e condivisione, è una testimonianza esemplare di povertà cristiana».

Secondo don Virginio Colmegna (presidente della “Casa della Carità” di Milano), il Messaggio del papa «è un richiamo forte, coerente con tutto il suo magistero, da immettere in una Chiesa che si sta ripensando nel cammino sinodale». In una riflessione pubblicata su Vita Pastorale, n. 20 di novembre, don Virginio scorge nel messaggio papale «un invito alla Chiesa d’oggi a riscoprire il valore dell’attraversamento della povertà come sollecitazione da non ridurre a un utilizzo dei poveri per i nostri gesti di solidarietà». Per questo la Giornata dei poveri deve essere «non intimistica, ma colma di interrogativi che devono attraversare le nostre coscienze, ma anche il nostro modo di essere e di praticare la quotidianità». L’opzione dei poveri rappresenta dunque «uno sguardo che si fa lamentela, pianto, sollecitazione, invocazione di giustizia, impegno quotidiano concreto e che ci prepara alla conversione dei cuori».

Ricorda Colmegna che «la Chiesa può e deve esporsi per l’aiuto ai poveri non solo come gesto di solidarietà concreta, ma come esortazione per quella conversione ecologica che ci è richiesta dalla Laudato si’. Quindi non la Chiesa per i poveri, ma la Chiesa dei poveri, che ci fa diventare intransigenti nella lotta contro le miserie, le diseguaglianze e la globalizzazione dell’indifferenza». Don Virginio propone dunque «un salto di qualità formativo ed educativo»: la povertà deve diventare stile di vita e di condivisione. «Non un aiuto, ma fraternità», dice, «non più solo assistenza, ma capire che si tratta di una sfida al nostro modo di vivere e di pensare». Questo approccio è anche l’unico che consente al credente di porsi in dialogo «dentro una società in crisi culturale, che non fa altro che dichiarare sociologicamente il problema della povertà, senza poi compiere virate radicali. Non si può più accettare la rassegnazione indifferente per le chiusure individualistiche ed egoistiche».

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