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Vedere, giudicare, agire. Sulla questione abusi, un teologo tedesco scrive al papa

Vedere, giudicare, agire. Sulla questione abusi, un teologo tedesco scrive al papa

Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 10/12/2022

41306 FRIBURGO-ADISTA. È strutturata secondo il metodo «vedere-giudicare-agire», adottato soprattutto dalla Chiesa latinoamericana, una lettera aperta del teologo dogmatico tedesco Peter Hünermann a papa Francesco, diffusa sulla rivista mensile Herder Korrespondenz (11/22), nella quale il Cammino sinodale tedesco, risposta concreta alla crisi degli abusi fortemente criticata dal Vaticano, è definito come espressione necessaria per lo sviluppo di quella sinodalità perseguita dal papa stesso.

Vedere

Il teologo tedesco parte dall’avvertimento lanciato dal Vaticano al Cammino sinodale tedesco il 22 luglio scorso, in cui si precisava, «per tutelare la libertà del popolo di Dio e l’esercizio del ministero episcopale», che esso «non ha facoltà di obbligare i Vescovi e i fedeli ad assumere nuovi modi di governo e nuove impostazioni di dottrina e di morale» (v. Adista Notizie n. 28/22). Timore di uno scisma? Hünermann risale la corrente, citando la Costituzione apostolica Episcopalis Communio, ossia l'annuncio del programma pluriennale di approfondimento e sviluppo del Sinodo dei Vescovi, il cui scopo è quello di «“rafforzare la dimensione sovradiocesana dell'ufficio episcopale (munus) – che si esercita in forma solenne nel concilio ecumenico”»; vi si legge anche che «spetta al papa discernere e promuovere, secondo le esigenze del popolo di Dio, le modalità attraverso le quali il collegio episcopale può esercitare la propria autorità sulla Chiesa universale». Insomma, nel documento papa Francesco, osserva il teologo, spiega lo sviluppo del Sinodo dei Vescovi nella prospettiva di una guida collegiale della Chiesa, tant’è che si parla di consultazione del popolo di Dio, dell'ascolto del sensus fidelium; qual è dunque il problema con il Cammino sinodale della Chiesa in Germania?

Qui si innesta la questione degli abusi: «La Conferenza episcopale tedesca si sarebbe resa colpevole di gravi mancanze se, dopo la pubblicazione dello studio MHG (2018, commissionato dai vescovi alle Università di Mannheim, Heidelberg e Giessen, v. Adista Notizie n. 5/20, ndr), non avesse subito ammesso l'abuso, invocato il pentimento, annunciato un serio rinnovamento e un deciso cambiamento nel modo di agire. L'attuazione del Cammino sinodale in Germania è stata concepita in brevissimo tempo e decisa a marzo 2019 a larga maggioranza», ricostruisce Hünermann, ricordando come solo un mese prima, a febbraio 2019, si fosse svolto in Vaticano un “summit anti-abusi” dei presidenti delle Conferenze episcopali mondiali «che purtroppo non ha prodotto alcun risultato concreto». Dunque, se i vescovi tedeschi non avessero dato seguito al rapporto MHG «sarebbero stati sollecitati dai fedeli, dai laici e dal clero indignati, nonché dalla maggioranza del popolo tedesco, a dimettersi».

La presentazione ufficiale del Cammino sinodale, ricorda Hünermann, inizia con la frase: «Il cammino sinodale della Chiesa cattolica romana è un luogo di discussione per un dibattito strutturato all'interno della Chiesa cattolica in Germania». Ma è molto di più di questo, è un «processo ecclesiale» «di pentimento e riconciliazione tra la Conferenza episcopale e il popolo di Dio in Germania» tradito e abbandonato.

Giudicare

Prosegue il teologo: «Si tratta di un peccato strutturale nel contesto in cui sono stati commessi molti peccati personali. Il peccato strutturale è stato scoperto dalla teologia della liberazione latinoamericana. Peccato strutturale è diverso da peccato personale: riguarda le istituzioni. Sorge quando queste, attraverso le loro regolamentazioni concrete, portano a sconvolgimenti sociali in un certo contesto».

Un peccato strutturale, però, può sorgere «anche quando un'istituzione – dotata di una normativa originariamente significativa e sostenuta da un ethos pubblico – diventa nel tempo assurda, controproducente e riprovevole a causa delle mutate condizioni sociali, economiche e politiche, perché si attiene alla sua pratica precedente e, ad esempio, viola la dignità delle persone umane. Una tale istituzione non può più ottenere gli effetti originariamente previsti». È ciò che è accaduto nella Chiesa cattolica, in Germania e nel mondo: in ogni continente «c'erano e ci sono abusi nel clero, tra il 5 e il 10% secondo i casi accertati e secondo stime realistiche dei casi non denunciati, ovunque accompagnati da insabbiamenti dei vescovi. Questa pratica si è estesa ai vertici della Curia romana. Faccio un solo nome: il cardinale Angelo Sodano, nunzio a Santiago del Cile ai tempi di Pinochet e poi segretario di Stato per molti anni. Il cardinale Joseph Ratzinger lo sapeva. Tuttavia, come Benedetto XVI, rimproverò il cardinale Christoph Schönborn che parlò pubblicamente del card. Hermann Groër (denunciato per per abusi sessuali ma mai condannato, ndr), con il motivo che solo il papa può rimproverare pubblicamente un cardinale». 

A fronte di questo stato di cose, argomenta Hünermann, sono necessarie due cose: «In primo luogo, gli autori di abusi dovrebbero essere trattati come tali»; «in secondo luogo, non si può semplicemente sorvolare sul fatto che per quanto riguarda i casi di abuso il Collegio episcopale cattolico non ha risposto in modo appropriato e secondo il Vangelo, ma ha insabbiato i casi di abuso per proteggere la "reputazione" della Chiesa invece di aiutare le vittime. Anche qui è necessario un processo pubblico, anche se di tipo diverso». Ci vuole «una pubblica ammissione di colpa da parte della Chiesa», che tuttavia resta inutile se non trova espressione in un progetto e in provvedimenti concreti. Ecco il senso del Cammino sinodale tedesco.

La critica vaticana alla Germania pone anche una questione teologica: «Si può fare un passo verso il riconoscimento e la concretizzazione della sinodalità se si trascura la crisi degli abusi?»; già, perché «la Segreteria di Stato sembra aspettarsi proprio questo dalla Chiesa tedesca». Non è così, perché «se il processo sinodale invocato in Episcopalis Communio riguarda lo sviluppo e l'approfondimento della natura della Chiesa, non si può trascurare la situazione attuale, che va assunta come punto di partenza». C’è un altro aspetto per cui la questione dell’abuso non può essere trattata come un problema interno alla Chiesa: essa «incide sul rapporto tra la Chiesa cattolica e lo Stato», condizionato da Concordati e contratti «vincolanti ai sensi del diritto internazionale, che presuppongono che la Chiesa rispetti lo Stato di diritto».

Agire

Tra poche settimane, conclude il teologo, «verranno presentati i risultati della fase preparatoria per l'inizio della fase sinodale vera e propria. È l'occasione per sottolineare il problema degli abusi come punto di partenza per l'auspicato approfondimento sinodale». 

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