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RdCongo, Ruanda, Onu e UE. Prosegue il braccio di ferro sulla pelle dei congolesi

RdCongo, Ruanda, Onu e UE. Prosegue il braccio di ferro sulla pelle dei congolesi

Il Ruanda deve «smettere di sostenere» i ribelli del Movimento 23 Marzo (M23), che conquistano avamposti nel Nord Kivu, seminando morte e terrore tra le popolazioni dell’Est Congo. Il Ruanda dovrebbe anche «esercitare pressioni sull’M23 affinché si conformi alle decisioni prese dalla Comunità degli Stati dell’Africa Centrale (Eac) e al mini-vertice di Luanda del 23 novembre 2022». Dal canto suo, la Repubblica Democratica del Congo Rdc deve invece «interrompere e impedire qualsiasi cooperazione» tra l’esercito regolare (Fardc) e gruppi armati come, per esempio, le Fdlr (Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda), milizia di etnia hutu, fondato dai leader responsabili del genocidio del 1994 in Ruanda.

Queste, in estrema sintesi, le perentorie richieste formulate dal capo diplomatico dell’Unione Europea, Joseph Borrell, in un comunicato emesso il 31 dicembre, dopo la pubblicazione di un rapporto di esperti Onu sulla situazione in RdCongo, che dimostra «l’intervento diretto delle Forze di Difesa ruandesi (Rdf) sul territorio congolese» per rafforzare l’M23 in chiave anti-Fdlr.

Di questo si è occupato un articolo pubblicato il 2 gennaio dalla rivista missionaria dei padri bianchi, Africa, che ricostruisce le ultime battute di un lungo braccio di ferro che ha rischiato di portare i due Paesi alla guerra: parte consistente della comunità internazionale, Kinshasa compresa, punta il dito contro Kigali, che nega tutto e, anzi, rinvia le accuse al mittente (secondo il Ruanda l’esercito della RdCongo sarebbe colluso con le Fdlr); la RdCongo accoglie con favore il rapporto Onu e chiede sanzioni per il Ruanda; Kigali accusa il governo congolese di strumentalizzare la drammatica situazione nelle Province orientali a scopo elettorale (le presidenziali sono previste per dicembre 2023); il presidente ruandese Paul Kagame ha detto che l’unica responsabilità della crisi è del governo congolese, parlando di «diffamazione ingiustificata» nei confronti del Ruanda.

Intanto, nel Nord Kivu e in Ituri la gente continua a morire e a scappare.

Leggi qui l’articolo di Africa

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