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Uranio impoverito nella guerra in Ucraina? Secondo l'IRIAD l'esito sarebbe nefasto

Uranio impoverito nella guerra in Ucraina? Secondo l'IRIAD l'esito sarebbe nefasto

In un comunicato stampa appena giunto in redazione, l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (Iriad) lancia l’allarme in seguito all’annuncio di una possibile fornitura inglese di armi all’uranio impoverito (DU-Depleted Uranium) all’esercito ucraino impegnato nella resistenza contro l’invasore russo.

Già nel 2019 e 2022, si legge nella nota, l’Iriad aveva diramato due rapporti sulle armi all’uranio impoverito, «mettendo in rilievo la pericolosità di tali munizioni in particolare per le conseguenze ambientali e sanitarie». Proprio per le sue proprietà uniche (una densità quasi doppia rispetto al piombo), l’uranio impoverito è utilizzato a livello militare «nella produzione di munizioni anticarro e nelle corazzature dei veicoli, in particolare nella costruzione delle munizioni perforanti», ma anche per la realizzazione di armi «non analizzate perché sottoposte al segreto militare (es. Missile Cruise Tomahawk III, BLU107 Durandal a grappolo, BLU-109/B 2000 pounds, GBU-28 Laser guided bomb)».

«Dal punto di vista del diritto internazionale – spiega ancora la nota Iriad – non è possibile, attualmente, individuare una proibizione dell’uso di DU né in norme convenzionali né consuetudinarie e non è possibile affermare che tali armi siano contrarie ai principi del diritto umanitario, senza il riconoscimento della certezza del nesso tra il loro impiego e i danni».

Eppure, quanto accaduto laddove l’uranio impoverito è stato utilizzato – le Guerre del Golfo (1991 e 2003), nei Balcani, in Serbia, in Bosnia Erzegovina (1995) e in Kosovo (1999), nonché in Siria e in Afghanistan – sembra parlare chiaro: «Studi effettuati per dimostrare il nesso tra patologie ed esposizione all’uranio impoverito hanno evidenziato una serie di malattie, come la sindrome di Kwashiorkor, direttamente collegabili all’uso del DU in Iraq ed è stato rilevato anche un parallelismo tra le patologie manifestatesi nei bambini iracheni e quelle apparse nei figli dei veterani statunitensi. Un incremento dell’incidenza di cancro si è verificata in tutta la popolazione dell’Iraq (...) dopo la prima e la seconda Guerra del Golfo».

Un’inchiesta è stata condotta nel 2002 anche negli Usa dal Pentagono, in seguito alle pressioni di 80mila soldati. «Il risultato dell’inchiesta – afferma la nota – è stato l’ammissione dell’esposizione all’uranio di 20mila soldati, di cui però si afferma solo 60 furono esposti a livelli pericolosi». Poi, «ulteriori ricerche del governo statunitense sono giunte alla conclusione che l’aumento di casi di leucemia, dovuti alla contaminazione da DU, è compreso tra il 180 e il 350%».

Conseguenze nefaste dell’uso del DU si sono verificate anche negli allevamenti, con l’aumento di gravi infezioni tra gli animali, e nelle terre contaminate.

Insomma, afferma l’Archivio Disarmo, «il possibile vasto uso di queste munizioni nel teatro di guerra ucraino, al di là se sarà utile a contribuire a risolvere il conflitto con la Russia, avrà certamente un impatto negativo sull’ambiente e sulle persone sia attraverso la contaminazione sia attraverso l’inalazione, che si andrà ad aggiungere ai già gravi danni dello scontro armato».

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