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Papa Francesco: con la guerra «l'Europa si è allontanata dal suo sogno originario»

Papa Francesco: con la guerra «l'Europa si è allontanata dal suo sogno originario»

L’unità e la pace, problemi dell’Europa. Questi sono i due punti su cui papa Francesco ha focalizzato il discorso rivolto ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea (COMECE), ricevuti in udienza. Sono i due punti, ha detto che «corrispondono ai due grandi “sogni” dei padri fondatori dell’Europa». Sul primo punto «è decisivo precisare che quella europea non può essere un’unità uniforme, che omologa, ma al contrario dev’essere un’unità che rispetta e valorizza le singolarità, le peculiarità dei popoli e delle culture che la compongono», perché «la ricchezza dell’Europa sta nella convergenza delle diverse fonti di pensiero e di esperienze storiche». «La sfida è proprio questa – ha sottolineato –: l’unità nella diversità», perché «l’Europa ha futuro se è veramente unione e non riduzione dei Paesi con le rispettive caratteristiche».

«Qual è il ruolo dell’ispirazione cristiana in questa sfida?», si è chiesto il papa. «Non c’è dubbio che nella fase originaria essa ha giocato una parte fondamentale, perché era nei cuori e nelle menti degli uomini e delle donne che hanno iniziato l’impresa. Oggi molto è cambiato, certo, ma rimane sempre vero che sono gli uomini e le donne a fare la differenza. Perciò il primo compito della Chiesa in questo campo è quello di formare persone che, leggendo i segni dei tempi, sappiano interpretare il progetto Europa nella storia di oggi».

La pace, nel momento in cui «la guerra in Ucraina è vicina», è una questione ancora più problematica e «complessa». «I Paesi dell’Unione Europea  – ha argomentato – sono coinvolti in molteplici alleanze, interessi, strategie, una serie di forze che è difficile far convergere in un unico progetto». Eppure, ha lamentato, «un principio dovrebbe essere condiviso da tutti con chiarezza e determinazione: la guerra non può e non deve più essere considerata come una soluzione dei conflitti (cfr Enc. Fratelli tutti, 258)». Ma, «se i Paesi dell’Europa di oggi non condividono questo principio etico-politico, allora vuol dire che si sono allontanati dal sogno originario. Se invece lo condividono, devono impegnarsi ad attuarlo, con tutta la fatica e la complessità che la situazione storica richiede. Perché “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità” (ibid., 261). Questo dobbiamo ripeterlo ai politici», ha esortato.

Anche su questa sfida della pace la COMECE, ha aggiunto Francesco, «può e deve dare il suo contributo valoriale e professionale. Voi siete per natura un “ponte” tra le Chiese in Europa e le istituzioni dell’Unione. Siete per missione costruttori di relazioni, di incontro, di dialogo. E questo è già lavorare per la pace. Ma non basta. Ci vuole anche profezia, ci vuole lungimiranza, ci vuole creatività per far avanzare la causa della pace. In questo cantiere ci vogliono sia architetti sia artigiani; ma direi che il vero costruttore di pace dev’essere sia architetto sia artigiano: così è il vero costruttore di pace. Lo auguro anche ad ognuno di voi, ben sapendo che ciascuno ha i propri carismi personali che concorrono con quelli degli altri al lavoro comune».

*Foto di pubblico dominio

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