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Ordigni nucleari russi in Bielorussia: la condanna e l'appello

Ordigni nucleari russi in Bielorussia: la condanna e l'appello

Nei giorni scorsi, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato di voler dispiegare un arsenale nucleare nel territorio della Bielorussia, con tutto quello che comporta in termini sia di infrastrutture per lo stoccaggio sia di addestramento per la conservazione e l’uso. Così come Gli Stati Uniti fanno – si giustifica Putin – da oltre dieci anni in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia: «Noi faremo la stessa cosa».

L’escalation bellica in Ucraina sembra così assumere i tanto deprecati (seppur attesi) connotati della minaccia nucleare. Per ora siamo ancora nella fase degli annunci, hanno dichiarato ieri Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo (partner italiani della Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari-ICAN e promotori della campagna nazionale “Italia, ripensaci”) ma si tratta pur sempre di annunci che aumentano la probabilità dell’adozione di questi ordigni. La condanna da parte della società civile contro l’atomica è stata immediata e senza appello.

«Il dispiegamento di armi nucleari in altri Paesi», hanno commentato le due realtà antiatomiche, «rende più complicato il processo decisionale legato ad ordigni nucleari e aumenta il rischio di errori di calcolo, di comunicazione e di incidenti potenzialmente catastrofici». Il Trattato internazionale sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), si legge nella nota diramata ieri, «vieta esplicitamente di ospitare sul proprio territorio armi nucleari di un altro Paese», ma anche il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), entrato in vigore il 5 marzo 1970, proibisce il trasferimento di armi nucleari a un Paese che non ne dispone.

Il nuclear sharing in ambito NATO ha fornito a Putin la scusa per un suo programma di condivisione nucleare. Tanto la presenza di testate nucleari USA nei Paesi UE quanto lo stazionamento di testate in Bielorussia, hanno dichiarato Senzatomica e Rete Pace e Disarmo, innalzano la tensione e aumentano «la minaccia di una guerra». «L’esistenza di tali arsenali (e di una minaccia al loro utilizzo) mette infatti popolazioni in grave pericolo e non esiste al mondo un meccanismo di risposta umanitaria in grado di gestire le conseguenze di una guerra nucleare».

«Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica (in linea con la Campagna internazionale ICAN) condannano le decisioni annunciate dalla Russia di Putin e chiedono al Governo della Bielorussia di rifiutare tale piano di dispiegamento», si legge nella nota. «Nel contempo auspicano che Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia possano chiedere il ritiro delle testate nucleari statunitensi dai propri territori come primo passo verso una ratifica del Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari TPNW. I Paesi che sono seriamente intenzionati a ridurre la minaccia delle armi nucleari dorvrebbero firmare il TPNW per condannare in modo completo queste armi e, cosa fondamentale, per renderne meno probabile l'uso».

In tale direzione la campagna “Italia, ripensaci” chiede all’Italia di interrompere il programma di nuclear sharing con gli USA, come primo passo verso il TPNW e verso «un concreto disarmo nucleare». Cosa peraltro richiesta a gran voce «da centinaia di Enti Locali e dalla maggioranza dell’opinione pubblica italiana, come dimostrano da numerosi sondaggi d’opinione negli ultimi anni».

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