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Chiesa luterana e Repubblica Italiana: 30 anni di

Chiesa luterana e Repubblica Italiana: 30 anni di "Intesa"

Il 20 aprile del 1993 la Chiesa Evangelica Luterana in Italia e lo Stato Italiano firmarono un patto verso una legge che ne avrebbe regolato i rapporti, secondo quanto detta la Costituzione, che all'art. 8, dopo aver affermato che tutte le Confessioni religiose (la cattolica ha però i privilegi speciali concessi dal Condordato, costituzionalizzato all'art. 7) sono ugualmente libere davanti alla legge e che hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano, stabilisce che i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. Dopo la conclusione delle trattative, le intese, siglate dal Sottosegretario e dal rappresentante della confessione religiosa, sono sottoposte all'esame del Consiglio dei Ministri ai fini dell'autorizzazione alla firma da parte del Presidente del Consiglio. Dopo la firma del Presidente del Consiglio e del Presidente della Confessione religiosa le intese sono trasmesse al Parlamento per la loro approvazione con legge.

Nel 1983, la delegazione luterana era composta dall’allora Presidente del Sinodo Hanna Brunow Franzoi e l’allora Vice Decano Jürg Kleemann; lo Stato Italiano era rappresentato dal Presidente del Consiglio del tempo, Giuliano Amato. Una Chiesa cristiana rappresentata da una donna costituì all'epoca un fatto del tutto nuovo. La Celi stava preparando quell'accordo sin dal 1985. Ricorda a distanza di 30 anni su Riforma, settimanale delle Chiese evangeliche, battiste, metodiste e valdesi in Italia, l'allora il Vice Decano Kleemann: «Per noi era in gioco la nostra credibilità. Non si trattava solo di negoziare vantaggi finanziari, ma anche di dare il nostro contributo come Chiesa: per una costituzione democratica e laica a continuazione di una grande storia europea legata al nome di Lutero».

 

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