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I vescovi e la paura del

I vescovi e la paura del "gender". Il caso delle veglie antiomofobia di Bari e Lecce

Sul sito del Manifesto 4 ottobre è stato pubblicato ieri un articolo che dà conto delle veglie promosse in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia (17 maggio) a Lecce, nella parrocchia di San Giovanni Battista, e a Bari, nella parrocchia di San Sabino. Le due veglie pugliesi si sono svolte, in contemporanea, il 14 maggio scorso, su iniziativa di “Zaccheo Puglia” (associazione di cristiani LGBTQ+ pugliesi), Arcigay e progetto Transizioni.

Il Manifesto 4 ottobre ricorda anche che la veglia di Bari è stata preceduta da una nota con la quale la Curia locale prendeva le distanze dall’evento: «L’iniziativa non è organizzata dall’Archidiocesi di Bari-Bitonto», si leggeva nel comunicato della diocesi; «se da una parte si auspica una sempre maggiore inclusività contro ogni forma di discriminazione tra le persone, dall’altra non ci si riconosce in un linguaggio mutuato dalle logiche di rivendicazione dei diritti civili né nella teoria gender già definita dal papa Francesco “colonizzazione ideologica».

Le mani avanti le ha messe, accogliendo però l’evento, anche la Curia di Lecce, diffondendo un comunicato nel quale stigmatizzava l’«uso di un linguaggio che attinga ad elementi presenti nella teoria del gender o a battaglie ideologiche». «La Chiesa di Lecce – si leggeva ancora nella nota – sostiene il massimo rispetto e accoglienza nei riguardi di ogni persona, poiché tutti siamo figli dell’unico Padre e abbiamo titolo ad essere parte viva della comunità cristiana. Il parroco di San Giovanni Battista è pienamente in linea con le presenti indicazioni, affinché il momento di preghiera sia fonte di comunione».

L’articolo del Manifesto 4 ottobre si chiude con una segnalazione. Il link rinvia alla testimonianza di Maurizio Portaluri, che ha partecipato alla veglia di Lecce, sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 18 maggio. «Gli interventi delle due Curie (una parola dai richiami autoritari), anche se improntati a due stili diversi, mostrano con quanta difficoltà ci si approccia» alle persone Lgbt+, spiega Portaluri. Che tra l’altro, sottolinea, sono «poche in definitiva, più numerosi a Bari, poche a Lecce. Perché la gran maggioranza sono lontane dalla chiesa, cattolica in particolare. Ma il numero non toglie che a Lecce si sia vissuta un intenso momento di fraternità e sororità. Nessuno nasconde che i cattolici sono spaccati sul tema. Lo dimostrano i commenti sul profilo social della diocesi di Bari, quella che ha preso le distanze dall’iniziativa. Ma nessuna rivendicazione di diritti è avvenuta nella riunione leccese, solo la richiesta di essere accettati per quel che si è, in modo evangelico. Perché la varietà sessuale non è una ideologia ma una realtà naturale. Le Curie avrebbero potuto chiedere il canovaccio della veglia per rendersene conto».

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