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L'Africa celebra i 60 anni dell'OUA e scommette sull'unità: analisi di Giulio Albanese

L'Africa celebra i 60 anni dell'OUA e scommette sull'unità: analisi di Giulio Albanese

Di relazioni internazionali, in particolare quelle tra Europa e Africa, parla il giornalista missionario Giulio Albanese sul sito di Avvenire, in occasione del 60° anniversario dalla nascita dell'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA), fondata il 25 maggio 1963 ad Addis Abeba, e poi divenuta Unione Africana nel 2002. L’anniversario della nascita dell’OUA, dice Albanese, «rappresenta l’occasione privilegiata per riflettere sull’importanza del nostro partenariato con un continente, quanto a dimensioni tre volte l’Europa, di cui valorizzare la varietà, la ricchezza storica, artistica, culturale e politica. La posta in gioco è alta se si considera il posizionamento dell’Africa nel nuovo contesto geopolitico e geoeconomico internazionale».

La crisi in Ucraina ha scombussolato gli assetti mondiali aprendo nuovi spazi di manovra per i Paesi africani, asiatici e latinoamericani che intendono restare fuori dalle contese, tanto che oggi, spiega il comboniano, è sempre più in voga il concetto di Global South (Sud Globale). In ballo, si legge tra le righe, ci sono nuovi equilibri e nuovi spazi di potere che i Paesi sanno di dover occupare. «La vera sfida sta proprio nel superamento del carattere fortemente competitivo tra gli attori internazionali», spiega ancora Albanese, «ma è proprio su questo versante, fortemente dialettico, che si gioca la partita del futuro, evitando di assecondare la radicalizzazione del confronto».

Una dialettica competitiva che oggi potrebbe giocarsi sul campo africano, con attori stranieri (ex coloniali ma anche emergenti) fortemente dediti ad attività predatorie, scarsamente arginati di istituzioni fragili e mezzi finanziari limitati. A questo riguardo gli analisti ritengono che lo sviluppo del continente africano debba passare attraverso l’apporto del credito internazionale, nonché di un’ampia politica di ristrutturazione dei debiti sovrani di interi Paesi. Considerando, inoltre, che una consistente fetta di PIL africano lascia i confini del continente sotto forma di flussi illeciti e che la crisi climatica aggredisce il Continente Nero più velocemente e più intensamente di altri, conclude Albanese, «il continente rischia la marginalizzazione».

Come uscire dalla trappola? «L’unico vero antidoto», scommette l’esperto di Africa, è da rintracciare proprio nella «sinergia tra i Paesi» rappresentata dall’Unione Africana. E recupera le attualissime parole pronunciate profeticamente del presidente ghanese Kwame Nkrumah ad Addis Abeba nel 1963: «Nessuno Stato africano indipendente oggi da solo ha la possibilità di seguire un corso indipendente di sviluppo economico».


* Foto di Pascal Laurent tratta da Pixabay. Immagine originale e licenza.

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