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Morale sessuale e familiare: uno sguardo alla realtà

Morale sessuale e familiare: uno sguardo alla realtà

Tratto da: Adista Documenti n° 22 del 24/06/2023

Nei mesi scorsi sono stati presentati i risultati di un’indagine condotta da due università (una inglese e una australiana) sulle donne cattoliche, voluta dalla rete globale Catholic Women Speak. L’indagine ha raccolto più di 17.000 risposte dai cinque continenti, rappresentando la più grande indagine sulle donne e la Chiesa cattolica che sia mai stata fatta e nonostante non si trattasse di una indagine a campionamento casuale, la numerosità e diffusione delle risposte la rendono comunque un valido strumento per comprendere il sentire delle credenti cattoliche del mondo.

Alcune domande del questionario vertevano su questioni relative alla vita matrimoniale, alla sessualità e alla procreazione. Ebbene quasi tre quarti (74%) di tutte le intervistate si sono dichiarate d'accordo o molto d'accordo sul fatto che «le donne devono avere libertà di coscienza per quanto riguarda le loro decisioni sessuali e riproduttive».

Il 72% si è detta fortemente d'accordo o d'accordo con l'affermazione «Il matrimonio dopo il divorzio civile dovrebbe essere permesso», molte rispondenti hanno chiesto una maggiore disponibilità e flessibilità per quanto riguarda il processo di annullamento del matrimonio, in particolare in situazioni di abuso.

Nelle risposte aperte è emerso un forte sostegno alla riforma degli insegnamenti della Chiesa in materia di salute sessuale e riproduttiva. Un’intervistata della fascia d’età 26-40 anni ha spiegato: «Oltre a riconoscere il matrimonio per le coppie omosessuali, la Chiesa dovrebbe rivedere i suoi insegnamenti sulla sessualità, sui rapporti sessuali nelle coppie e su quali siano le forme sane di controllo delle nascite e di riproduzione».

Insomma quello che emerge, almeno da questi dati che – con tutti i limiti – restano tra i pochi che abbiamo, è che la maggioranza delle donne cattoliche praticanti desidera e chiede una riforma nella dottrina morale della Chiesa e nella sua pratica pastorale.

Ovviamente ci sono anche risposte come: «fino ai miei 20 anni non sapevo che la contraccezione fosse un peccato. Imparare la Pianificazione Familiare Naturale ha cambiato la mia vita... Le persone che desiderano un cambiamento nella Chiesa cattolica dovrebbero semplicemente passare a un'altra religione/denominazione che si allinei meglio con le loro convinzioni» (26-40 anni, Canada), il punto è che si tratta di minoranze.

Questi risultati sono in linea con la tendenza dei e delle credenti a rivendicare autonomia di giudizio in materia morale, pur riconoscendo l’autorità della Chiesa, tendenza descritta per l’Italia da Franco Garelli (1) già nel 2011.

I cattolici e le cattoliche hanno conquistato e mantengono, in materia di morale sessuale e familiare, una autonomia che nessuna Humanae vitae è riuscita a sottrarre loro. Questo non significa negare che quelle direttive siano state causa di profonda sofferenza, soprattutto per le donne, nel corso dei decenni e tutt’oggi, ma solo testimoniare che la distanza tra la Chiesa e la gente non è mai tanto grande quanto quando si tratta di questi ambiti.

La domanda sorge dunque immediata: ha senso mantenere un rigido impianto normativo se poi non è rispettato, ma è anzi svalutato dalla stragrande maggioranza dei fedeli? Mi si risponderà che la Chiesa deve proporre un ideale alto, oppure addirittura che la Chiesa non può negare la Verità a beneficio dello spirito del tempo, pertanto vorrei porre la questione in maniera più profonda e radicale: la dottrina sulla coscienza è compatibile con un impianto di minuziose e irrevocabili norme morali? Io non sono una teologa e quindi mi fermo sulla soglia della domanda, ma osservando la società viene spontaneo ritenere che le persone prendano molto sul serio la propria libertà di coscienza quando si tratta del proprio corpo e questa è – a mio parere – una meravigliosa acquisizione.

Le donne hanno fatto un percorso lungo, faticoso e accidentato per diventare padrone del proprio corpo e la Chiesa che aveva esercitato «un costante e capillare controllo delle coscienze mediante l’istituto della confessione e della direzione spirituale» (2) (Adriana Valerio) naturalmente fatica ad accettarlo, ma le generazioni di donne ancora disponibili a mettere da parte queste conquiste si vanno assottigliando e quest’ambito resta presidiato solo dai settori più tradizionalisti, con le loro portavoci mediatiche.

La contraccezione, l’accesso all’aborto legalizzato, ma anche le pratiche di fecondazione assistita rappresentano degli importanti passi avanti per la vita e la salute delle donne (e di conseguenza della società) e questo non può essere disconosciuto. Al tempo stesso la Chiesa può e deve prendere parola su questi temi ed è innegabile che gli insegnamenti della Chiesa sull’etica e sull’uso delle tecnologie riproduttive abbiano contribuito ai dibattiti in corso sulle implicazioni etiche dei nuovi sviluppi nel campo della medicina riproduttiva.

Interrogare, problematizzare, richiamare sempre alla centralità del rispetto per le persone in qualunque condizione e tempo della vita, questo potrebbe essere il fondamentale contributo della Chiesa, ben più e meglio dell’insistenza sulla norma e sulla trasgressione. Ma per farlo è necessario mettersi in dialogo con la realtà, con la scienza, con i cambiamenti culturali, non per annacquare il proprio pensiero, ma per vagliarlo e trattenere l’essenziale. La ricerca teologica probabilmente lo fa, ma il Magistero?

Un esempio lampante è la questione del genere, che spesso papa Francesco riprende nei suoi discorsi, ed è uno degli ambiti in cui la Chiesa potrebbe utilmente educarsi prima di parlare. Gli insegnamenti di morale sessuale della Chiesa cattolica, infatti, si basano sulla legge naturale, una visione della natura come ordinata in maniera univoca, ma molto lontana dall’osservazione della realtà. Secondo la legge naturale immaginata dalla Chiesa esisterebbero solo due generi ben distinti, ma ormai sappiamo bene che in natura maschile e femminile si manifestano in modi diversi nelle diverse specie, alcune possono cambiare sesso nel corso dell’esistenza, altre sono ermafrodite. Come afferma la teologa americana Rebecca Bratten Weiss la contrapposizione, quindi, non è tra natura e ideologia, ma tra due diverse ideologie: «la Chiesa ha già un'ideologia di genere preferita, che è quella complementare, essenzialista e impegnata in una rigida visione binaria dell'intero mondo naturale. Il vero dibattito, quindi, non è se l'ideologia di genere sia cattiva, ma quale ideologia di genere si allinei meglio alla realtà. Ci sono ancora molte cose che non capiamo sul sesso e sul genere, nel mondo naturale e negli esseri umani. Ma una visione del genere come uno spettro che permette il cambiamento e la fluttuazione corrisponde meglio a ciò che sappiamo» (3).

Allora cosa resta, di attuale, negli insegnamenti della Chiesa in materia sessuale e riproduttiva? Io credo che resti quello che le persone riescono ad integrare in maniera positiva nella loro vita, un serbatoio di richiami alla centralità della persona e al rispetto che meritano, a cui attingere davanti alle scelte critiche dell’esistenza. Il discernimento, se preso sul serio, è un modo radicale di guardare l’esperienza umana e sogno una Chiesa che affermi senza remore che non c’è materia su cui non si possa discernere: che anche il divorzio, l’aborto, l’inseminazione artificiale etc sono scelte da prendere nel dialogo tra la coscienza del Credente, le informazioni scientifiche, le riflessioni etiche, un animo aperto e orante.

Che meravigliosa, potente affermazione del valore della coscienza personale, di ciò che ci rende davvero a immagine e somiglianza di Dio, sarebbe.

Note

1. Garelli F., Religione all’italiana, Bologna, il Mulino, 2011.

2. Valerio A., Donne e Chiesa. Una storia di genere, Roma, Carocci, 2016.

3. https://www.ncronline.org/opinion/ncr-voices/catholic-churchs-gender-ideology-complemen- tarian-and-binary-thats-not-how-nature.

Paola Lazzarini è sociologa e giornalista, impegnata sui temi delle diseguaglianze tra donne e uomini nella Chiesa cattolica. Presidente dell’associazione “Donne per la Chiesa”, consulente di “Voices of Faith”.

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

 

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