Ma quale transizione! 830 milioni per difendere le fonti fossili con missioni militari
Transizione ecologica, energie rinnovabili, protezione degli ecosistemi? Niente affatto! Nel pieno della crisi climatica e dei tentativi internazionali per porvi argine, il nostro Paese decide di “difendere” le fonti fossili – responsabili del disastro in corso – dai possibili attacchi “terroristici”. A tal fine, rivela Sofia Basso dell’Unità investigativa di Greenpeace, «a fine giugno il Parlamento ha rinnovato tutte le missioni militari a tutela delle fonti fossili già avviate negli anni scorsi». Si parla del 64% della spesa italiana per le missioni militari, di 830 milioni di euro (il 60% in più del 2019) destinati alla protezione di infrastrutture per l’estrazione e il trasporto di gas e petrolio nel mondo. «Un impegno militare ed economico importante», spiega l’analista di Greenpeace, «deliberato anno dopo anno, senza un vero dibattito pubblico sugli interessi nazionali che il nostro Paese è chiamato a difendere».
L’articolo pubblicato sul sito dell’organizzazione ambientalista presenta cifre, calcoli, documenti ufficiali governativi e dichiarazioni di vertici militari che attestano una precisa linea di intervento delle nostre forze armate su una quindicina di obiettivi sensibili: «Vanno dalla Libia al Mediterraneo orientale, dal Corno d’Africa all’Iraq. In particolare, due missioni (Gabinia e Mediterraneo Sicuro) hanno il compito esplicito di sorvegliare e proteggere le piattaforme ENI. La connotazione “fossile” delle altre operazioni, invece, è legata alla protezione delle rotte petrolifere o delle infrastrutture critiche nazionali. Tema, quest’ultimo, di grande attualità dopo il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico».
L’analista denuncia infine «L’ossessione bipartisan del nostro Paese per la tutela militare delle fonti fossili», all’interno della quale si può inserire anche l’adesione italiana all’invito NATO ad innalzare fino al 2% del PIL la spesa militare. «Un incredibile aumento del bilancio della Difesa per proteggere il nostro import di gas e petrolio. La difesa del clima, invece, a quanto pare può attendere».
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!