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Il "reato di rivolta" nelle carceri. Tonio Dell'Olio commenta

Sull rubrica "Mosaico dei giorni", oggi Tonio Dell'Olio commenta l'introduzione nel nuovo "pacchetto sicruezza" del "reato di rivolta" nelle carceri.

Giustamente il comico sapiente, @VujaBoscov, afferma che "aumentare numero di reati per risolvere problema di sicurezza è come dare due fischietti a arbitro per risolvere problema di calciatori fallosi". Nel nuovo "pacchetto sicurezza" del governo mi pare che si sia intrapresa quella strada. Un esempio per tutti ce lo ha spiegato bene Patrizio Gonnella dalle pagine de Il manifesto. Per il carcere si è immaginato il "reato di rivolta" che comprende anche la "resistenza passiva" punibile fino a otto anni di carcere. Paradossalmente può succedere che una persona condannata a un mese di carcere e che viene ristretta in una cella superaffollata e in condizioni assai precarie, inizia uno sciopero della fame o si rifiuta di obbedire agli ordini di un agente di custodia e si ritrova a scontare otto anni per aver violato l'articolo 415-bis che si intende introdurre. Una misura che appare francamente più dura del regolamento fascista del 1931, del codice Rocco. Per il resto l'articolo recupera nel reato di rivolta reati già previsti e perseguiti. E allora ha ragione la parodia di Boskov: che senso ha dare due fischietti all'arbitro per fischiare lo stesso fallo?

*Ex-Carceri di San Severo, Venezia, sestiere di Castello, campo San Severo, costruite dagli austriaci nel 1829: album fotografico “Venezia 2015” (480 foto) di Jacqueline Poggi. Foto tratta da Flickr, immagine originale e licenza

 

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