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Messaggio del papa al Forum Globale sui rifugiati:

Messaggio del papa al Forum Globale sui rifugiati: "no ai rimpatri forzati"

Si sta svolgendo in questi giorni (13-15/12) a Ginevra, sotto l’egida del segretario generale delle Nazioni Unite, il II Global Refugee Forum (GRF), la più grande conferenza internazionale sulle questioni relative ai rifugiati che si tiene ogni quattro anni. I partecipanti – tra cui Stati, settore privato, istituzioni finanziarie internazionali, agenzie ONU, organizzazioni umanitarie e di sviluppo, città e autorità locali, ONG, organizzazioni guidate dai rifugiati, gruppi religiosi e altri – faranno il punto sui progressi compiuti dal primo Forum Globale sui Rifugiati nel 2019, assumeranno impegni e forniranno contributi concreti nel tentativo di migliorare le vite di 36,4 milioni di rifugiati in tutto il mondo.

Ospitato dall’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e dal governo svizzero, il forum è stato co-convocato da Colombia, Francia, Giappone, Giordania e Uganda. L’obiettivo è quello di concentrare gli sforzi di una serie di attori sulla ricerca di soluzioni alla condizione dei rifugiati e di sostenere gli obiettivi del Patto globale sui rifugiati, come affermato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2018.

Ai partecipanti, papa Francesco ha inviato un messaggio in cui afferma che innanzitutto «non dovremmo mai dimenticare che ognuno dovrebbe essere libero di scegliere se migrare o meno» e «tutti dovrebbero avere l'opportunità di vivere una vita dignitosa nel proprio Paese».

Sottolinea che «oggi, quasi 114 milioni di persone sono sfollate con la forza – molte internamente allo stesso Paese – a causa di conflitti, violenze e persecuzioni, anche sulla base del credo religioso, oltre che per gli effetti del cambiamento climatico. Questi fattori sono diventati sempre più complessi, ma le nostre risposte non hanno affrontato adeguatamente queste sfide emergenti e pressanti. Di conseguenza, continuiamo a piangere le innumerevoli vite perse sulla terra e in mare mentre cercavano protezione o fuggivano da un futuro senza speranza». Ma, «proteggere e salvare vite umane deve rimanere la nostra massima priorità. Oggi siamo sommersi da un'abbondanza di notizie e statistiche e spesso dimentichiamo che dietro questi numeri ci sono volti umani, ognuno con la propria storia e la propria sofferenza. Ogni numero rappresenta uno dei nostri fratelli e sorelle che hanno bisogno di aiuto».

Va oltre, papa Francesco, venendo alle quelle politiche nazionali che obbligano i rifugiati al rimpatrio: «Il principio del rimpatrio sicuro e volontario di coloro che sono costretti a fuggire deve essere rigorosamente rispettato. Nessuno dovrebbe essere rimpatriato in un Paese dove potrebbe subire gravi violazioni dei diritti umani o addirittura la morte. Al contrario, "siamo tutti chiamati a creare comunità pronte e aperte ad accogliere, promuovere, accompagnare e integrare coloro che bussano alle nostre porte"».

D’altronde, seguita, «dobbiamo riconoscere che essere un rifugiato non dovrebbe essere una semplice concessione di uno status, ma il riconoscimento di una piena dignità umana data da Dio. In quanto membri della stessa famiglia umana, ogni individuo merita un luogo da chiamare casa. Ciò significa avere cibo, accesso all'assistenza sanitaria e all'istruzione, e un lavoro dignitoso. Ma significa anche avere un luogo dove si è compresi e inclusi, amati e curati, dove si può partecipare e contribuire».

«Riconoscendo i progressi raggiunti e il lavoro ancora da fare, ci troviamo in un momento cruciale, cioè quello di scegliere "o la cultura dell'umanità e della fraternità, o la cultura dell'indifferenza" [4]. La decisione è fondamentale – conclude il papa – perché "la storia ci sfida a fare un salto di coscienza per evitare il naufragio della civiltà". [5] Possa questo Forum globale essere un esempio di un multilateralismo all'altezza dei nostri tempi.

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