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Marcia della Pace di Assisi: un appello alle istituzioni italiane

Marcia della Pace di Assisi: un appello alle istituzioni italiane

In seguito alla Marcia della Pace di Assisi per fermare le stragi a Gaza, che si è svolta il 10 dicembre scorso in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace e la Coalizione AssisiPaceGiusta  hanno lanciato un appello alle istituzioni italiane. Al Parlamento e al governo Meloni chidono di trovare il coraggio di dire basta alla carneficina in

corso a Gaza e di riconoscere lo Stato di Palestina. Di seguito il testo dell'appello, che si può firmare qui.


APPELLO - L’Italia deve dire basta! E deve riconoscere lo Stato di Palestina

Non si può uccidere un bambino o una bambina. Non si possono uccidere tanti bambini tutti i giorni. Non si possono uccidere i loro genitori, tutti i giorni. Non si possono violare tutte le leggi internazionali. Non si possono bombardare gli ospedali, i campi profughi, le chiese... Non si possono lasciare decine di migliaia di feriti e ammalati senza cure e medicinali. Non si può negare e minacciare l’esistenza di un popolo e dei suoi diritti inalienabili. Non si può fare un genocidio. Non si possono cacciare milioni di persone dalla propria terra. Non si può fare tutto questo e pretendere di avere ragione. Non si può fare tutto questo ed essere impuniti.

Tutto questo è vietato non solo dalla morale ma dalla legge, dal diritto internazionale dei diritti umani. Tutto questo è disumano. Tutto questo sta succedendo ora. Tutto questo deve essere fermato.

L’Italia deve dire basta! Cessate-il-fuoco! E lo deve dire ora. Insieme con Papa Francesco, l’Italia, il nostro Parlamento, le forze politiche, le nostre istituzioni, i nostri governanti devono trovare il coraggio di dire basta e di chiedere l’immediato cessate-il-fuoco.

Siamo già tutti coinvolti. Siamo già tutti corresponsabili. Il silenzio ci rende complici.


La pace è possibile ed è nelle mani di tutti i governi che, come il nostro, hanno il dovere, la possibilità e i mezzi per intervenire. La pace è possibile se riconosciamo ai palestinesi la stessa dignità, gli stessi diritti e la stessa sicurezza che riconosciamo agli israeliani.

L’Italia può fare molto per la pace. Ma deve cambiare: non può continuare ad astenersi o essere di parte. L’Italia deve assumere un ruolo attivo, propositivo e progettuale mettendosi dalla parte della legge, del diritto internazionale e dei diritti umani. L’Italia deve chiedere all’Onu l’immediato riconoscimento della Palestina come Stato membro delle Nazioni Unite e impegnarsi a fornire sostegno politico, operativo e finanziario all'attuazione del Piano “due Stati per due Popoli”.

Il Parlamento italiano deve approvare una risoluzione che includa i seguenti punti da sottoporre all’Unione Europea e all’Onu:

  1. l'istituzione immediata della Palestina come 194° Stato membro dell'Onu, con i confini del 4 giugno 1967, con capitale a Gerusalemme Est;
  2. il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza e dei palestinesi arbitrariamente detenuti nelle prigioni israeliane;
  3. il cessate il fuoco permanente di tutte le parti;
  4. l’invio immediato di tutti gli aiuti umanitari indispensabili per salvare e curare la popolazione di Gaza;
  5. il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza;
  6. la costituzione e l’invio di una “forza di pace” dell’Onu in Palestina
  7. la convocazione di una Conferenza Internazionale di Pace.

L’Italia deve difendere i diritti umani, la legalità e il diritto internazionale, deve battersi affinché prevalga la forza della legge sulla legge della forza e deve agire nell’interesse superiore dei valori di umanità iscritti nella nostra Costituzione e nelle più importanti carte internazionali, della pace, dei diritti umani, della sicurezza internazionale nel mondo.


L’Italia deve assumere un’iniziativa politica urgente e operare coerentemente affinché venga fatta propria innanzitutto dall’Unione Europea.


Per la realizzazione di questa politica, l’Italia può contare sul consenso della stragrande maggioranza dei propri cittadini e sull’impegno fattivo di un’ampia rete di gruppi, associazioni, Enti Locali e Regioni, attiva da più di trent’anni, ricca di relazioni, competenze, progetti ed esperienze con entrambi i popoli. Per questo l’Italia deve agire come “sistema paese” con una strategia e un piano di lavoro integrati. La diplomazia dei popoli e delle città può arrivare dove i governi non arrivano e provare a costruire, dal basso, le condizioni di una pace che non può più attendere.

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