Papa Francesco: «Marxisti e cristiani insieme per il bene comune. un bel programma!»
CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. «Marxisti e cristiani insieme per il bene comune? È un bel programma!». Lo ha detto questa mattini papa Francesco, ricevendo in udienza una delegazione del Gruppo Dialop (Transversal Dialogue Project), che da anni è impegnato nel dialogo fra cristiani e marxisti per il bene comune.
«Uno scrittore latinoamericano ha detto che gli uomini hanno due occhi, ma uno di carne e un altro di vetro - datto il papa nel suo discorso -. Col primo vedono ciò che guardano, con l’altro ciò che sognano. Non perdere la capacità di sognare! Oggi, in un mondo diviso da guerre e polarizzazioni, corriamo il rischio di perdere la capacità di sognare. Ma noi argentini diciamo: "no te arrugues", un’espressione che significa “non tirarti indietro”. E questo è l’invito che faccio anche a voi: non tiratevi indietro, non arrendetevi, non smettete di sognare un mondo migliore. È nell’immaginazione, infatti, che intelligenza, intuizione, esperienza e memoria storica si incontrano per creare, avventurarsi e rischiare. Quante volte, lungo i secoli, sono stati proprio dei grandi sogni di libertà e di uguaglianza, di dignità e di fraternità, uno specchio del sogno di Dio, a produrre svolte e progressi».
Quindi il pontefice ha indicato tre linee guida per il cammino di Dialop: il coraggio di rompere gli schemi, l’attenzione ai deboli e la promozione della legalità.
«Primo: avere il coraggio di rompere gli schemi per aprirsi, nel dialogo, a vie nuove. In un
tempo segnato a vari livelli da conflitti e spaccature, non perdiamo di vista ciò che ancora si può fare per invertire la rotta. Contro gli approcci rigidi che separano, coltiviamo con cuore aperto il confronto e l’ascolto, non escludendo nessuno, a livello politico, sociale e religioso, perché il contributo di ciascuno possa, nella sua concreta peculiarità, essere accolto positivamente nei processi di cambiamento cui è legato il nostro futuro.
Secondo: l’attenzione ai deboli. La misura di una civiltà si vede da come vengono trattati i più vulnerabili – non dimentichiamo che le grandi dittature, pensiamo al nazismo, scartavano i vulnerabili, li uccidevano, li scartavano –: poveri, disoccupati, senza tetto, immigrati, sfruttati e tutti coloro che la cultura dello scarto trasforma in rifiuti. E questa è una delle cose più brutte. Una politica veramente al servizio dell’uomo non può lasciarsi dettar legge dalla finanza e dai meccanismi di mercato. No. La solidarietà, oltre che virtù morale, è esigenza di giustizia, che richiede di correggere le distorsioni e purificare le intenzioni dei sistemi iniqui, anche attraverso radicali cambiamenti di prospettiva nella condivisione di sfide e risorse tra gli uomini e tra i popoli. Per questo mi piace chiamare “poeta sociale” chi si impegna in questo campo, perché poesia è creatività, e qui si tratta di mettere la creatività al servizio della società, perché sia più umana e fraterna. Non avere paura della poesia, la poesia è creatività. Non dimentichiamo questa capacità di sognare.
Infine la legalità. Quanto abbiamo detto finora implica l’impegno a contrastare la piaga della
corruzione, degli abusi di potere e dell’illegalità. Solo nell’onestà, infatti, si possono instaurare relazioni sane e si può cooperare con fiducia ed efficacia alla costruzione di un avvenire migliore».
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