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Davos: 260 paperoni chiedono una tassa sulle grandi ricchezze. Questione di giustizia, garanzia per il futuro

Davos: 260 paperoni chiedono una tassa sulle grandi ricchezze. Questione di giustizia, garanzia per il futuro

260 milionari e miliardari del mondo scrivono – ancora una volta – al World Economic Forum – per chiedere ai leader politici riuniti a Davos di una tassa sui grandi patrimoni: «Saremmo orgogliosi di pagare di più», si legge nella lettera pubblicata sul sito della campagna Proud To Pay More (proudtopaymore.org).

Da diversi anni i “paperoni” che sostengono una tassazione dei grandi patrimoni ritengono che le principali economie del pianeta debbano «adottare misure per affrontare il drammatico aumento della disuguaglianza economica, con genera conseguenze catastrofiche per la società intera».

I super-ricchi del pianeta non intendono “darsi la zappa sui piedi” per qualche ipotetica ragione molare o ideologica. Semplicemente riconoscono il loro ruolo centrale di attori e di beneficiari dei proventi dell’economia globale, oggi seriamente minacciata da nuove povertà e disuguaglianze in tutto il mondo: «Siamo le persone che investono in startup, modellano i mercati azionari, fanno crescere le imprese e promuovono una crescita economica sostenibile. Siamo anche le persone che beneficiano maggiormente dello status quo. Ma la disuguaglianza ha raggiunto un punto critico e il suo costo per la nostra stabilità economica, sociale ed ecologica è grave e cresce ogni giorno». Occorre dunque agire rapidamente, sembrano affermare i super-ricchi, prima che il banco salti.

Una tassa sui grandi patrimoni, spiegano ancora, «non modificherà radicalmente il nostro tenore di vita, né priverà i nostri figli, né danneggerà la crescita economica delle nostre nazioni». Ma rappresenterà una sorta di “investimento” che «trasformerà la ricchezza privata estrema e improduttiva in un investimento per il nostro futuro democratico comune».

Quello che si invoca non è uno slancio di filantropia e di beneficenza, aggiungono ancora i paperoni, ma un intervento normativo strutturale. «L’azione individuale non può correggere l’attuale colossale squilibrio. Abbiamo bisogno che i nostri governi e i nostri leader prendano in mano la situazione. E così ci rivolgiamo nuovamente a voi con la richiesta urgente di agire, unilateralmente a livello nazionale ma anche insieme sulla scena internazionale».

Ogni ritardo su questa strada «rafforza il pericoloso status quo economico», fatto di povertà, disuguaglianze, instabilità sociale e crisi climatica, minando dunque l’essenza stessa della democrazia nelle nostre società e il futuro delle future generazioni. Se i nostri Stati si decideranno finalmente a tassarci di più, incalzano i 260 firmatari della lettera, «saremmo orgogliosi di leader eletti che costruiscono futuri migliori». In qualità di membri più ricchi della società, aggiungono, «saremmo orgogliosi» di «pagare di più per affrontare la disuguaglianza estrema»; «pagare di più per contribuire a ridurre il costo della vita dei lavoratori»; «pagare di più per educare meglio la prossima generazione»; «pagare di più per sistemi sanitari resilienti»; «pagare di più per infrastrutture migliori»; «pagare di più per una transizione verde».

C’è anche un problema di giustizia economica. Con grande lucidità i paperoni smontano il mito dell’«economia a cascata», secondo il quale la produzione di ricchezza alla lunga si sarebbe dovuta ripercuotere su tutto il popolo, anche in assenza di equi sistemi di prelievo fiscale. E così, mentre le ricchezze di pochi crescevano, spiegano i super-ricchi, l’economia a cascata «ci ha dato salari stagnanti, infrastrutture fatiscenti, servizi pubblici inadeguati e ha destabilizzato l’istituzione stessa della democrazia. Ha creato un sistema economico vergognoso, incapace di garantire un futuro più luminoso e sostenibile. Queste sfide non potranno che peggiorare se non si riesce ad affrontare l’estrema disuguaglianza di ricchezza».

«La vera misura di una società può essere trovata non solo nel modo in cui tratta i suoi membri più vulnerabili», dichiarano infine i 260 firmatari, «ma in ciò che chiede ai suoi membri più ricchi. Il nostro futuro è caratterizzato dall’orgoglio fiscale o dalla vergogna economica. Questa è la scelta. Vi chiediamo di compiere questo passo necessario e inevitabile prima che sia troppo tardi».

La campagna Proud To Pay More è promossa da Patriotic Millionaires, Patriotic Millionaires UK, Taxmenow, Millionaires For Humanity e Oxfam. All’interno del sito proudtopaymore.org, oltre alla lettera dei super-ricchi e al form online per firmare l’appello, c’è anche la possibilità di scaricare il rapporto Proud to Pay More Report. Spiega Oxfam Italia, in una nota di oggi (17 gennaio), che il sondaggio, condotto da Survation per conto di Patriotic Millionaires, ha coinvolto oltre «2.300 persone titolari di patrimoni investibili (escluse le abitazioni) superiori a un milione di dollari, membri del top-5%». Il 75% di loro si è detto «favorevole a un aumento delle imposte sulla ricchezza per affrontare la crisi del caro-vita e migliorare i servizi pubblici». La stessa percentuale si è dichiarata «favorevole all'introduzione di un'imposta patrimoniale del 2% sui miliardari, come proposto dall'Osservatorio fiscale europeo nell'ottobre 2023». Interessanti anche un altro paio di dati: «Il 72% ritiene che la ricchezza estrema contribuisca ad acquistare influenza politica» e «il 54% ritiene che la ricchezza estrema sia una minaccia per la democrazia».


* Foto copertina di Nattanan Kanchanaprat da Pixabay

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