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Famiglia di Maria: chiuso il “nuovo” noviziato
Tratto da: Adista Notizie n° 8 del 02/03/2024
41773 ROMA-ADISTA. Pare incontrare difficoltà il tentativo di procedere a una profonda riforma dell’associazione di fedeli Famiglia di Maria-Pro Deo et Fratribus e del suo ramo sacerdotale, l’Istituto Opera di Gesù Sommo Sacerdote (OJSS), comunità dalla storia complicata e controversa, da quasi due anni commissariata con decreto vaticano e affidata al governo del vescovo ausiliare di Roma mons. Daniele Libanori e, per la parte femminile, alla religiosa suor Katarina Kristofova, per presunti abusi psicologici e spirituali da parte del co-fondatore e già superiore p. Gebhard “Paul” Sigl. Secondo quanto si legge in una dichiarazione del 17 febbraio, diffusa sul sito internet della Famiglia di Maria, il tentativo avviato nel settembre dello scorso anno di “far ripartire” con una nuova formazione spirituale le “novizie” (termine in realtà improprio, dal momento che non si tratta di religiose, ma di laiche consacrate) presso le catacombe di Priscilla a Roma è finito male, probabilmente per una scarsa adesione delle candidate al nuovo progetto formativo. Il “noviziato” pertanto verrà chiuso.
Nel maggio dello scorso anno, un comunicato sulla stessa pagina del sito aveva spiegato il senso delle riforme, tendenti «a favorire nei Membri dell’Istituto una matura autonomia del giudizio e il consolidamento della spiritualità, da fondare maggiormente sulla sana tradizione e sul magistero sicuro della Chiesa», che motivavano «un processo di revisione dei percorsi formativi garantendo anzitutto la netta distinzione tra la funzione di governo e l’accompagnamento spirituale». Ma evidentemente le cose non sono andate nel verso sperato.
I tempi lunghissimi del processo a Gebhard Sigl
Nel frattempo, occorre sottolineare che a quasi due anni dall’inizio, non si ha alcuna notizia dell’inchiesta in corso presso il Dicastero del clero su Gebhard Sigl, deposto dalle sue funzioni e con il divieto di contattare i suoi membri, per «presunti abusi spirituali, manipolazioni e un sistema di potere messo in atto dal fondatore», di fronte ai quali ora si attende un «cammino di purificazione» che comporta «anche un confronto sincero con quanti, dentro e fuori entrambi gli Istituti», ne sarebbero stati «vittime». Si tratta di tempi inspiegabilmente lunghissimi, che lasciano le persone all’interno della comunità nell’incertezza e nell’ignoranza totale e nell’incapacità di pensare a un futuro.
Di diversi ex membri e testimoni stiamo raccontando il vissuto in una lunga inchiesta (v. Adista Notizie nn. 44/22; 3, 6, 19, 25/23; Adista online 7/2/23; 21/4/23; Adista Segni Nuovi 43/23), da cui emergono dinamiche che si ripetono e vissuti sovrapponibili: una prima accoglienza calorosa, una spiritualità e una vita comunitaria coinvolgenti, una sempre più incondizionata fiducia nel superiore, voce unica della volontà di Dio, che si fa obbedienza cieca, docilità assoluta e impegno a spingersi oltre i propri limiti, fino a essere condotti a cancellare e dimenticare tutto di sé, lentamente, senza rendersene conto: aspirazioni, bisogni, affetti, libertà personale, fino a quando corpo e psiche sono schiacciati oppure si rivoltano.
*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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