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Legge 185 sotto attacco: La Rete Pace chiama alla mobilitazione per fermare gli

Legge 185 sotto attacco: La Rete Pace chiama alla mobilitazione per fermare gli "affari armati irresponsabili"

Dopo il voto del 21 febbraio scorso in Senato, passerà nei prossimi giorni alla Camera il Disegno di Legge del governo che intende apportare modifiche largamente peggiorative alla Legge 185 del 1990, che regola l’import e l’export di armi, vietandone la vendita a Paesi in guerra o che non tutelano i diritti umani. Una legge che, sin dalla sua nascita, ha incontrato la strenua opposizione delle lobby legate all’industria militare e dei loro “rappresentanti” politici i quali oggi, appunto, stanno mettendo a segno un duro colpo alla trasparenza e al controllo pubblico sulle esportazioni di armamenti e sugli istituti finanziari coinvolti. Per questo la società civile, laica e cristiana, si sta organizzando con mobilitazioni e appelli in vista del passaggio alla Camera.

La Rete italiana Pace e Disarmo (RiPD), si legge in una nota diramata ieri, è «intervenuta nel dibattito al Senato (sia in audizione sia con documenti di approfondimento) con considerazioni e proposte che sono entrate nel merito del testo del DDL 855 ma che, nonostante l’attenzione della Commissione Esteri e Difesa del Senato e di alcune forze politiche, sono state completamente ignorate e rigettate dal Governo, che è andato così a sconfessare anche gli emendamenti migliorativi promossi dalla stessa Presidente della Commissione. Fino ad arrivare al voto definitivo del Senato, che ha confermato un rifiuto totale del confronto (anche su questioni specifiche in chiaro conflitto con la normativa internazionale che l’Italia ha sottoscritto) segno evidente che l’obiettivo vero della modifica della Legge 185/90 è solo quello di favorire affari armati potenzialmente pericolosi e dagli impatti altamente negativi».

Nella nota, la RiPD ricorda il grande valore politico della Legge 185, conseguita nel 1990 dopo anni di battaglie della società civile, che ha fatto scuola in Europa (con la Posizione Comune del Consiglio d’Europa 2008/944/PESC) e nel mondo (Trattato Internazionale sul Commercio di Armi, adottato nel 2013 dall’Assemblea Generale ONU). Per la prima volta nella storia la decisione dell’export di armi italiane all’estero non veniva sottoposta a criteri di natura solo ed esclusivamente economica.

Sebbene la 185 spesso «non sia stata in grado di fermare esportazioni di sistemi militari con impatti negativi, è indubbio il grande ruolo di trasparenza che essa ha avuto. Permettendo a Parlamento e società civile di conoscere i dettagli di un mercato spesso altamente opaco». Ed è proprio la trasparenza che oggi è sotto la minaccia degli interventi del governo, «che vogliono rendere sempre più liberalizzata la vendita di armi, con l’utilizzo di false retoriche: non è vero che c’è un problema di eccessivi controlli sull’esportazione di armi italiane e non è vero che questa modifica della Legge185/90 favorirà una maggiore sicurezza per l’Italia in un momento di crisi internazionale».

Secondo la RiPD, al contrario di quanto dichiara il governo, «facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi, solo per garantire un facile profitto di pochi». È infatti noto, si legge ancora nella nota, «che questa modifica della Legge 185/90 parte da lontano perché da anni la lobby dell’industria militare e i centri di ricerca e di pressione ad essa collegati chiedono a gran voce di poter praticamente liberalizzare l’export di armi».

In questa fase storica, segnata da guerre in tutto il mondo e in particolare in Ucraina e Medio Oriente, consapevoli delle conseguenze delle armi a livello politico, umanitario e sociale, è necessario più che mai sottoporre il controllo sulla vendita di armi a vincoli più serrati. «La Rete Italiana Pace Disarmo, insieme a tutta la società civile che non vuole rassegnarsi al fatto che sia solo il profitto di pochi a dover guidare le scelte sull’export di armi (che ha invece importanti ripercussioni sulla politica estera e sui diritti umani), lancia ora una mobilitazione per fermare lo svuotamento della Legge 185/90 e al contrario chiedere un maggiore controllo sull’export di armi: “Fermiamo insieme gli affari armati irresponsabili che alimentano guerra e insicurezza”».

Leggi tutte le proposte sul sito della RiPD

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