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Arena, verona: un percorso di pace

Arena, verona: un percorso di pace

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 20 del 01/06/2024

L’abbraccio fra un israeliano e un palestinese e di entrambi con papa Francesco è stata l’immagine più intensa dell’Arena di pace 24, la nona edizione (la prima nel 1986, l’ultima nel 2014) e la prima con la presenza di un papa. Dodicimila persone hanno applaudito commosse Maoz Inon, israeliano e Aziz Sarah, palestinese, che si sono trovati vicini nel dolore dopo aver visto uccisi il primo i genitori nell’attacco del 7 ottobre, l’altro il fratello dall’esercito israeliano: «Abbiamo perso i nostri cari ma non la nostra umanità né la voglia di pace. Vogliamo immaginare un futuro nuovo», basato sull’uguaglianza di tutti, il riconoscimento reciproco, la sicurezza per tutti, la pace, la giustizia: «Vogliamo creare la speranza» perché «la speranza è azione. La pace è possibile? La risposta è Arena 24», perché l’impegno dal basso può cambiare anche dinamiche bloccate. E sempre nel segno del dialogo, della collaborazione, della condivisione, le testimonianze in video di donne israeliane, palestinesi, israelo-palestinesi di Parents’ Circle, di Women Wage, Women of the Sun e dell’Oasi di pace Neve Shalom.

Altro momento iconico Francesco che tiene la bandiera della pace con Alex Zanotelli, seduto accanto a lui tutto il tempo: un riconoscimento a lui personalmente, ma anche all’impegno di una larga area politica e religiosa che lo sente una figura di riferimento. E che è stata la vera protagonista di Arena 24: un lavoro di mesi, ricchissimo di incontri, scambi, stimoli. Coordinato nella sua macrostruttura dai Missionari Comboniani di Verona, cui si deve l’idea, e dalla Diocesi di Verona, con il vescovo Pompili, e con il supporto del sindaco Tommasi, il lavoro si è articolato in cinque Tavoli tematici: Disarmo, Ecologia, Democrazia e diritti, Economia e lavoro, Migrazioni. Un mondo variegatissimo di gruppi, associazioni, comitati, accomunati dai principi della nonviolenza e della solidarietà è entrato in rete, come Europe for Peace, Rete italiana Pace e disarmo, la Rete dei numeri pari, la coalizione Assisi Pace giusta, le Acli Verona, il SAE, Noi siamo Chiesa, il Movimento nonviolento, le Comunità di base e le donne della comunità di base, Circolo Laudato Sì, Pax Christi, che con il Cipax ha coordinato il Tavolo Disarmo, l’Associazione Radié Resch, Emmaus, Gruppi lettura popolare della Bibbia, il Gruppo Abele, Sant’Egidio, Banca popolare etica, Anpi, Sbilanciamoci, Un ponte per, ARI, Mediterranea Saving Humans, Welcome Refugees, Collettivo GKN, Extinction Rebellion, Mamme No Pfas, CGIL, Arci, Assopace Palestina (elenco completo su https://www.arenadipace.it/gruppi-e-associazioni-partecipanti/). Ne sono scaturiti cinque documenti tematici, sintetizzati in un testo unico finale, letto a fine mattinata da Marta Bobbio, laica comboniana. I testi specifici invece sono stati letti da uno dei coordinatori dei tavoli nella prima parte, diretta da Jacona e Greta Cristini, con intermezzi artistici, e “testimonial”: Mahbouba Seraj, afghana, Joao Pedro Stedile, leader dei Sem Terra in Brasile, Vanessa Nakate, ambientalista e attivista ugandese, Elsa Baggio, di Medici senza Frontiere, Annamaria Panarotto, di Mamme No Pfas, Andrea Riccardi e i due imprenditori dal Medio Oriente.

Queste stesse persone, durante la diretta RAI, hanno posto al papa delle domande, a cui lui ha risposto con parole semplici ma incisive, ribadendo diversi concetti: il dover stare “con i piccoli”, i deboli, i dimenticati, come dice il Vangelo; la responsabilità comune: «Tutti siamo responsabili, tutti siamo responsabili di tutti»; la necessità di una conversione; il ruolo fondamentale della comunità e dei gruppi di solidarietà– nessuno può fare da solo. Sui conflitti: non bisogna rimuoverli, negarli, ma accettarli senza averne paura: solo così si può aprire un dialogo costruttivo: «dai conflitti si esce da sopra». Sul Medio Oriente si è detto vicino al dolore dei popoli, ha ancora lodato chi ha avuto il coraggio di abbracciarsi e si è appellato «alle tessitrici e ai tessitori di pace in Terra Santa» perché non si scoraggino: «la pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti, insieme tutti». Seminare speranza, è l’appello finale. «Non smettete. Non scoraggiatevi. Non diventate spettatori della guerra cosiddetta “inevitabile”».

Uscito il papa, ancora alcuni interventi, tra cui un consorzio industriale del tutto fuori posto (un prezzo da pagare?), mentre prima era intervenuto Don Ciotti, sottolineando la necessità di un dissenso chiaro, visto che non siamo riusciti a fermare l’orrore e gli errori.

Poi la chiusura affidata a Zanotelli, che a grandi linee ha tracciato le priorità da seguire in tutti i campi, sottolineando i pericoli per la nostra democrazia. E ribadendo che «la vera rinascita è dal basso».

Nel complesso un’atmosfera con una straordinaria energia, ma nell’organizzazione molto rigida, e condizionata dalla diretta RAI, è mancato il riconoscimento delle realtà della società civile che hanno costruito l’Arena. Questo mondo, vitale oltre le aspettative, e con una componente giovanile rilevante, è stato invece protagonista il giorno prima alla Fiera, nell’Assemblea dei movimenti popolari: più di mille persone in rappresentanza di decine di sigle. Nei Tavoli tematici la mattina e poi in quelli misti è stato possibile un confronto ravvicinato, uno scambio di esperienze e contatti, che sono stati la parte più autentica dell’Arena, e che sono la base su cui costruire il dopo. In questa fase è intervenuta anche la pacifista bielorussa Olga Karatch, attivista per i diritti umani, condannata a morte nel suo paese, e oggi in Lituania.

Un’ultima notazione sulle donne. Anche papa Francesco ha esaltato il loro ruolo nel processo di pace, ma senza parlare dei problemi di discriminazione nella chiesa! E anche l’esaltazione continua delle “madri” ha avuto un’ombra di ambiguità. Per questo vari gruppi di donne hanno preparato un documento in cui su ognuno dei cinque macrotemi hanno espresso un punto di vista altro, chiedendo “che sia ascoltata sul serio la voce delle donne, e rispettata la loro dignità e i loro diritti, nella società e nella Chiesa”.

Come continuare? I coordinatori dei Tavoli saranno subito al lavoro per fare una sintesi delle proposte, e trovare una via per non disperdere tanta ricchezza. Perché, come ha detto Zanotelli, Arena non è un evento, ma un percorso.

Cristina Mattiello è presidente Centro interconfessionale per la pace - CIPAX

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