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Rio Grande do Sul. Il conto è arrivato

Rio Grande do Sul. Il conto è arrivato

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 20 del 01/06/2024

Interrompo la mia riflessione sui vettori dell'attuale crisi sistemica e sulle possibili vie d'uscita a causa della tragedia ambientale del Rio Grande do Sul. Le forti piogge e le catastrofiche inondazioni, con le acque che hanno invaso intere città, distruggendole in parte, costringendo centinaia di famiglie a lasciare la loro casa, provocando migliaia di sfollati, dispersi e morti, ci devono far riflettere.

Esprimiamo innanzitutto la nostra profonda solidarietà alle persone colpite da questa calamità di proporzioni bibliche; esprimiamo la nostra compassione perché, come insegnava San Tommaso nella Somma Teologica, «di per sé la compassione è la più grande delle virtù, perché appartiene alla compassione che uno si doni all’altro e, per di più, vada incontro alla debolezza dell’altro». Tutto il Paese si è mobilitato. Il popolo brasiliano ha mostrato il meglio di sé, la sua capacità di solidarietà e la sua disponibilità ad aiutare, al di là dei malvagi che sfruttano le disgrazie per i propri fini e attraverso menzogne e calunnie.

Sarebbe sbagliato pensare che si tratti di una semplice catastrofe naturale solo perché fenomeni simili si verificano di tanto in tanto. Questa volta, la natura della tragedia ha un'origine diversa. Ha a che fare con la nuova fase in cui è entrato il pianeta Terra: l'avvio di un nuovo stadio caratterizzato da un aumento del riscaldamento globale. Tutto di origine antropica, cioè prodotto dall'essere umano, ma più precisamente dal capitalismo anglosassone devastatore degli equilibri naturali.

Ci sono negazionisti in tutti gli ambiti, soprattutto tra gli amministratori delegati delle grandi aziende e tra coloro che si sentono a proprio agio nella loro posizione di privilegio. Ma la valanga di sconvolgimenti climatici, l'irruzione di eventi estremi, le ondate di calore intenso e di gravi siccità, i grandi incendi, i tornado e le terribili alluvioni sono fenomeni innegabili che investono anche i più recalcitranti, pure loro costretti a riflettere.

Considerando la storia del pianeta, che esiste già da oltre 4 miliardi di anni, constatiamo che il riscaldamento globale è parte dell'evoluzione e della dinamica dell'universo, il quale è sempre in movimento adattandosi ai cambiamenti energetici che si verificano durante il processo cosmogenico. Così, il pianeta Terra ha vissuto molte fasi, alcune di freddo estremo e altre di caldo estremo come avvenuto 14 milioni di anni fa. In questo periodo di estremo calore, l'essere umano non esisteva ancora, essendo comparso in Africa solo 7-8 milioni di anni fa, mentre l'attuale Homo sapiens solo 200.000 anni fa.

Gli stessi esseri umani hanno attraversato varie fasi nel loro dialogo con la natura: inizialmente predominava un'interazione pacifica con essa; poi si è passati a intervenire attivamente sui suoi ritmi, deviando i corsi dei fiumi per l'irrigazione e tagliando territori per le strade; infine si è proceduto a una vera aggressione della natura, esattamente a partire dal processo industrialista che ha sfruttato le risorse naturali per la ricchezza di pochi a scapito della povertà delle grandi maggioranze: un’aggressione che attraverso tecnologie estremamente efficienti ha condotto a una vera distruzione della natura, alla devastazione di interi ecosistemi, attraverso la deforestazione per la produzione di materie prime, l'uso improprio del suolo a causa dei pesticidi, la contaminazione dell'acqua e dell'aria. Siamo nel bel mezzo di una fase di distruzione delle basi naturali che sostengono la nostra vita. Chiamiamola con il suo nome: il modello di produzione/devastazione del sistema capitalista anglosassone oggi globalizzato, con il suo mantra la massimizzazione del profitto attraverso lo sfruttamento eccessivo dei beni e dei servizi naturali, in un quadro di spietata concorrenza senza alcun accenno di collaborazione.

Questo processo ha avuto un costo pesante, che non è stato nemmeno preso in considerazione dagli operatori di tale sistema. I danni naturali e sociali erano considerati un effetto collaterale che non rientrava nei conti delle imprese. Spettava allo Stato, non a loro, occuparsi di questi tassi di iniquità.

La Terra vivente ha cominciato a reagire inviando virus, batteri, malattie di ogni tipo, tifoni, tempeste rovinose e un aumento della sua temperatura naturale. È entrata in ebollizione. Abbiamo imboccato una strada senza ritorno. Si tratta dei gas serra: CO2, metano (28 volte più dannoso della CO2), protossido di azoto e zolfo, tra altri. 40,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica sono state rilasciate nell'atmosfera solo nel 2023, secondo il rapporto della COP 28 svoltasi a Dubai.

Diamo un'occhiata ai livelli di crescita di questo gas: nel 1950 le emissioni erano pari a 6 miliardi di tonnellate; nel 2000 a 25 miliardi; nel 2015 sono salite a 35,6 miliardi; nel 2022 a 37,5 miliardi e infine nel 2023, come abbiamo detto, a 40,9 miliardi di tonnellate. Questo volume di gas funziona come una serra, impedendo ai raggi del sole di ritornare nell'universo e così creando uno strato caldo che provoca il riscaldamento dell'intero pianeta. Senza contare che l'anidride carbonica (CO2) rimane nell'atmosfera per circa 100-110 anni.

Come può la Terra digerire un tale inquinamento? L'accordo di Parigi della COP 2015 aveva stabilito delle quote per la riduzione di questi gas attraverso la creazione di energie alternative (eolica, solare, mareomotrice). Non è stato fatto nulla di concreto. Ora è arrivato il conto da pagare per tutta l'umanità: un riscaldamento irreversibile che renderà inabitabili alcune regioni del pianeta in Africa, Asia e anche tra di noi.

Quello a cui stiamo assistendo nel Rio Grande do Sul è solo l'inizio di un processo che, se manteniamo l'attuale tipo di civiltà distruttrice della natura, non potrà che peggiorare. Gli stessi climatologi hanno lanciato l’allarme: la scienza e la tecnologia si sono svegliate troppo tardi rispetto al cambiamento climatico. Ora non si può più evitarlo, si può solo avvisare dell'arrivo di eventi estremi e mitigarne gli effetti dannosi.

La Terra e l'umanità dovranno adattarsi a questo cambiamento climatico. Anziani, bambini e molti organismi viventi avranno difficoltà ad adattarsi e andranno incontro a grandi sofferenze, persino alla morte. La Madre Terra vivrà d'ora in poi trasformazioni mai viste prima. Alcune di esse potrebbero decimare la vita di migliaia di persone. Se non facciamo attenzione, l'intero pianeta potrebbe diventare ostile alla vita della natura e alla nostra vita. Alla fine, potremmo persino scomparire. Sarebbe il prezzo della nostra irresponsabilità, disumanità e negligenza nei confronti della natura che ci dà tutto per vivere. Non riusciremo a pagare il conto.

Leonardo Boff, ecoteologo brasiliano, autore, tra l’altro, di “La ricerca della giusta misura”, Vozes 2023; “La preghiera di San Francesco: un messaggio di pace per il mondo di oggi”, Vozes 2014; “Fondamentalismo, terrorismo, religione e pace”, Vozes 2009

*Foto da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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