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Il vescovo di Lourdes e i mosaici di Rupnik: rimuoverà, non rimuoverà? Rimuoverà... un giorno.

Il vescovo di Lourdes e i mosaici di Rupnik: rimuoverà, non rimuoverà? Rimuoverà... un giorno.

Pubblichiamo questo commento scritto per Adista dal p. Pierre Vignon, prete della diocesi di Valence, già giudice ecclesiastico a Lione, sulla decisione del vescovo di Lourdes mons. Jean-Marc Micas di non rimuovere, per ora, dalla facciata del Santuario i mosaici creati da Marko Rupnik, già espulso dalla Compagnia di Gesù e attualmente sotto processo canonico per abusi sessuali.

Mons. Jean-Marc Micas, dal 2022 vescovo di Tarbes e Lourdes, è un uomo eccellente e un buon vescovo della Chiesa cattolica. La sua coscienza non è imprigionata nella colla cementizia di Marko Rupnik, come ho già evidenziato su Adista (Segni Nuovi n. 24/24). Le sue mani però sono legate - da chi, da cosa, non si sa -, e al momento i mosaici che Rupnik ha fatto realizzare dal suo team sulla facciata della Basilica del Rosario e sugli archi sotto i quali si passa per raggiungere la Grotta di Lourdes non si possono rimuovere. «Un giorno» sarà necessario farlo. Interessante il suo lapsus durante un'intervista alla rete televisiva KTO, con un passaggio involontario dal condizionale al futuro: «Sono oggi profondamente convinto che bisognerebbe… bisognerà rimuovere questi mosaici». Dall'intervista si apprende infatti che Bâtiments de France (dipartimento statale per l’edilizia, ndt) ha richiesto che i mosaici di Rupnik fossero rimovibili, il che significa che potranno essere rimossi... un giorno. Tutto funziona in ciò che mons. Micas dice. Questo buon prete della Compagnia di Saint-Suplice appare sincero, vicino a ciò che vivono le vittime, ma non si capisce perché alla fine del suo comunicato e della sua intervista su KTO si trasformi in gesuita: chiede un consenso dei pellegrini per non aggiungere violenza tra favorevoli e contrari. Questo salto logico, questa brusca deviazione dopo un buon inizio è difficile da spiegare.


Non sbagliare centro

La psicologia ci insegna che il perverso - in senso psichico e non morale - si pone al centro di tutto. Semplificando anche troppo, tu puoi dire a un perverso che hai un cancro, ma è lui a soffrire: è più forte di lui: tu sei la circonferenza, lui il centro. La psicologia ci insegna anche che il perverso è completamente e anormalmente insensibile a ciò che gli altri vivono o sono. È al centro, quindi trova normale avere ogni diritto. Prendere il posto di Dio, del vero Centro, non lo disturba affatto. E se osi contrariarlo anche solo un po', si finge morto in attesa di fartela pagare. Dio tollera che ci si opponga a lui, il perverso mai.

Come mai da due anni Rupnik, al centro del dibattito nella Chiesa cattolica, non parla e non mostra il minimo rimorso? Come mai a Lourdes ha rubato la scena alla Vergine Immacolata, proprio a Lei che si ritira e si dimentica di sé per amore? Come mai il santuario di Colei che è senza macchia è ora quello del contaminato?

Da quando mi sono trovato, per forza di cose, a difendere le vittime di abusatori (maschi e femmine) nella nostra Chiesa, mi sono reso conto di quanto fossimo indifesi di fronte al fenomeno dei perversi che riescono a infiltrarsi nella gerarchia e nella nostra organizzazione. L'unico santo che a mio parere ha capito il problema è san Vincenzo Pallotti (1795-1850), che aveva posto come primo articolo nelle Costituzioni della Società dell'Apostolato Cattolico: non si accoglierà nella Società una persona che abbia spirito di dominio. Uno spirito che ti parla di umiltà, di obbedienza, persino della Santa Trinità, se vuoi, o del bacio di venerazione del prete all'altare, per ridurti poi alla sua mercé. Un cattolico, fosse anche il papa, non riesce a difendersi da questa piaga d'Egitto. Per un cattolico, tutto ciò che viene dal cielo è benedetto. Il perverso lo capisce e passa all'azione. Per parodiare il titolo di un film della mia giovinezza che si riferiva alle “inglesine”: "A noi le religiosine!". D’altronde il diavolo citava le Scritture a Gesù. Perché rinunciarvi?

Acquisire cultura contro gli abusatori

Il concetto di abuso è teorico. Gli abusatori sono reali. Un abusatore si avventa sulla sua preda. Naturalmente, il presunto abusatore fa riferimento ai diritti fondamentali della più antica legge conosciuta, uno dei sette precetti noachici, che la propria causa sia trattata da un tribunale degno di questo nome. La Chiesa deve ancora imparare a denunciare, giudicare e sanzionare gli abusatori che si infiltrano indebitamente al suo interno. Che significato dare, allora, all'attesa - "un giorno" - di mons. Micas a Lourdes? A Lourdes si rimanda la rimozione nell'ipotetica speranza di un consenso che non si otterrà mai tra chi disserta astrattamente sulla distinzione tra l'opera e il suo autore e le vittime, reali e vive, a cui Rupnik impedisce l'accesso alla Grotta? Devo aspettare che un papa scacci l’altro (ne ho già visti sette)? Se i papi passano e trapassano, l'educazione della fede resta. Lo Spirito Santo ci invita ad acquisire cultura contro ogni genere di abuso nella Chiesa (Lettera al Popolo di Dio, 20/8/18), cultura che si esprime allontanando gli abusatori e coloro che li proteggono e li difendono. Accogliamo con favore, con l'avvocato delle vittime di Rupnik, Laura Sgrò, il primo passo in questa direzione annunciato dal vescovo di Lourdes. Dopotutto, Maria ha chiesto che a Lourdes i preti costruissero una cappella e che si venisse in processione. Se le decorazioni sui muri della cappella macchiano, anche artisticamente, il messaggio della visitatrice della Grotta, rimuoviamole senza indugiare troppo.

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