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Israele priva d'acqua la popolazione di Gaza. Allarme di Oxfam sul «rischio genocidio»

Israele priva d'acqua la popolazione di Gaza. Allarme di Oxfam sul «rischio genocidio»

La guerra di Israele sulla Striscia di Gaza si combatte con le bombe ma anche con la fame e con la sete. Di questo è fermamente convinta l’organizzazione umanitaria Oxfam, secondo la quale «Israele sta usando la mancanza d’acqua come arma di guerra contro la popolazione, violando apertamente il diritto internazionale». Nella nota diramata oggi per lanciare il nuovo report “Water War Crimes”, l’organizzazione denuncia che, attraverso il «taglio delle forniture idriche», la «distruzione sistematica di infrastrutture essenziali» e il «blocco all’ingresso degli aiuti internazionali», Israele avrebbe di fatto «ridotto del 94% la disponibilità d’acqua dentro la Striscia».

Oggi, ogni abitante di Gaza può fare affidamento su un quantitativo di acqua pari a 4,74 litri, e cioè «meno di un terzo del minimo raccomandato in situazioni di emergenza e al di sotto della quantità che consumiamo ogni volta che tiriamo lo sciacquone del water».

Oxfam lancia l’allarme sul «rischio genocidio», avvertendo che la carenza di acqua pulita e di servizi igienici provoca sete e aggrava l’«emergenza sanitaria», tanto che «oggi il 26% della popolazione si ammala gravemente di malattie che sarebbero facilmente prevenibili».

Così commenta Paolo Pezzati (portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia): «Lo scorso gennaio la Corte Internazionale di Giustizia ha chiesto a Israele di garantire l’ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari, per scongiurare il rischio concreto che a Gaza si compisse un vero e proprio genocidio. Da allora però nulla è cambiato, anzi siamo stati testimoni diretti degli ostacoli che Israele ha posto sistematicamente per rendere impossibile una risposta umanitaria adeguata a salvare la popolazione palestinese».

Così anche Valentina Bidone (coordinatrice della risposta umanitaria di Oxfam Italia per Gaza): «Abbiamo assistito all’uso da parte di Israele della fame come arma di guerra, a cui si aggiunge anche l’intenzionale privazione dell’acqua potabile, con conseguenze drammatiche per la popolazione civile. Purtroppo non si tratta di una tattica nuova, il Governo israeliano ha ostacolato la fornitura dell’acqua potabile già per troppi anni, privandone sistematicamente i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia. Tuttavia mai si erano raggiunti questi livelli».

Alla Comunità internazionale Oxfam chiede di esercitare pressione diplomatica «per proteggere la popolazione di Gaza e risparmiarle ulteriori sofferenze, mettendo in campo un’azione incisiva in grado di tutelare i diritti umani fondamentali, compresi quelli sanciti dalle Convenzioni di Ginevra e sul genocidio». Chiede inoltre «un'azione urgente, per arrivare a un cessate il fuoco immediato e permanente» e «che il Governo di Israele ponga fine all'assedio e rimuova il blocco su Gaza per consentire una risposta umanitaria su larga scala», tra l’altro «facendosi carico della ricostruzione delle infrastrutture idriche e igieniche».

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