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Da Macrico verde a Macrico “in rosso”. La Curia spende 200mila euro per un progetto. Da rifare

Da Macrico verde a Macrico “in rosso”. La Curia spende 200mila euro per un progetto. Da rifare

Tratto da: Adista Notizie n° 33 del 28/09/2024

41982 CASERTA-ADISTA. Il “Campo Laudato si’” – il nome che assumerà l’area ex Macrico di Caserta, di proprietà diocesana, in seguito alla «rigenerazione urbana» – ancora non c’è. Intanto però la curia casertana ha già speso oltre 200mila euro per la realizzazione dei disegni del progetto generale, che molto probabilmente andranno cestinati e rifatti da capo perché contengono alcuni errori grossolani. Tutto ciò alla vigilia del secondo Festival “Laudato si’”, che prenderà il via nella città campana il 26 settembre, con l’intento di rilanciare proprio la «rigenerazione urbana» dell’ex Macrico. Lo scorso anno vi partecipò anche il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi, che però sollevò qualche perplessità sul progetto e che forse per prudenza quest’anno non è presente del programma (v. Adista Notizie n. 33/23).

È questo l’ultimo capitolo della lunga vicenda – che lettrici e lettori di Adista ben conoscono – dell’ex Macrico, un’area di 33 ettari nel cuore della città, di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta (Idsc), da quasi venticinque anni al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderlo totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città come parco pubblico e chi invece immagina dei progetti di «rigenerazione urbana» – come appunto il “Campo Laudato si’” – che prevedono anche diverse migliaia di metri cubi di cemento (v. Adista Notizie nn. 15, 20, 28/23).

Per realizzare il “Campo Laudato si’”, la curia di Caserta di mons. Pietro Lagnese ha creato una Fondazione (“Casa Fratelli Tutti”), che è presieduta da mons. Giovanni Vella (vicario generale della diocesi) e che gode del patrocinio del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, guidato dal cardinale gesuita Michael Czerny (prefetto) e dalla religiosa Figlia di Maria ausiliatrice Alessandra Smerilli (segretaria). La Fondazione, a sua volta, ha affidato allo studio internazionale di architettura e urbanistica Alvisi Kirimoto la redazione del progetto complessivo di «rigenerazione urbana» (da 180 milioni di euro), con la collaborazione di LabGov della Luiss-Guido Carli (l’università di Confindustria) per la pianificazione strategica a livello sociale, istituzionale, culturale ed economico. Il masterplan è stato consegnato diversi mesi fa, nonostante sull’area insistano ancora dei vincoli della Sovrintendenza, che la proprietà sta cercando in tutti i modi di “superare”, anche in modi non sempre trasparenti (v. Adista Notizie n. 25/24). Una consulenza, quella dello studio di architettura, pagata a caro prezzo: oltre 200mila euro (per la precisione 204.476, come risulta dal bilancio 2023 della Fondazione “Casa Fratelli Tutti”). Parte dei soldi li ha messi l’Idsc di Caserta il quale, come risulta dallo stesso bilancio, ha effettuato una donazione alla Fondazione di poco più 57mila euro (sarebbe interessante capire se sono stati utilizzati anche i fondi dell’otto per mille, dal momento che una parte viene dirottata da Roma ai vari Istituti diocesani per il sostentamento del clero, ma questo è impossibile da appurare). I soldi mancanti per pagare la parcella degli architetti, poco meno di 150mila euro, evidentemente sono stati versati direttamente dalla diocesi di Caserta, di cui la Fondazione è emanazione. Anche perché finora – come risulta dal bilancio 2023 – non è arrivato nemmeno un centesimo da soggetti esterni né dai cittadini che sono invitati, anche tramite il sito web della Fondazione, a diventare «sostenitori» del progetto. Da Macrico verde, quindi, a Macrico “in rosso”.

La questione si sarebbe potuta limitare a una consulenza particolarmente onerosa – soprattutto per chi ha dovuto sborsare i quattrini – se non fosse emerso un ulteriore problema. Adista infatti ha appreso che nei disegni sono stati inseriti anche dei terreni di proprietà di soggetti privati, che non fanno parte dell’area ex Macrico. E i proprietari, non solo non intendono cedere questi terreni, ma anzi stanno valutando di inoltrare una formale diffida a tutti i soggetti coinvolti (Fondazione, Idsc, studio Alvisi Kirimoto ecc.). Il masterplan quindi andrà rifatto da capo, oppure perlomeno profondamente modificato.

Intanto fra qualche apertura domenicale spot dell’ex Macrico – a cui però i casertani non partecipano («Ex Macrico aperto ma deserto», si leggeva sul Mattino di Caserta dello scorso 9 settembre) – e il secondo Festival “Laudato si’” che verrà inaugurato il 26 settembre dal vescovo Lagnese e dal sindaco di Caserta Carlo Marino (nonostante la sua giunta navighi in acque piuttosto agitate: v. Adista Notizie n. 24/24), si attende la convocazione da parte della Regione Campania della conferenza dei servizi. Il presidente Vincenzo De Luca, infatti, aveva promesso di mettere un po’ di soldi sul progetto, anche se si tratterebbe di un’inezia (30 milioni) rispetto al valore complessivo ipotizzato (180 milioni): finora non è arrivato nemmeno un euro, ma in curia sperano che De Luca faccia il miracolo.

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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