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Giornata per l'eliminazione delle armi nucleari: l'urgenza del disarmo

Giornata per l'eliminazione delle armi nucleari: l'urgenza del disarmo

Il 26 settembre si celebra la Giornata internazionale per la totale eliminazione delle armi nucleari, indetta con una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2013. L’idea di una Giornata su questo tema rappresenta una tappa di un lungo cammino intrapreso delle Nazioni Unite per condurre il pianeta verso un futuro libero dalla minaccia di questi ordigni di distruzione totale. Eppure attualmente, spiega la Rete italiana Pace e Disarmo (RiPD) in una nota di oggi diramata alla vigilia della ricorrenza, «rimangono nel mondo circa 12.100 testate nucleari» e i Paesi detentori prevedono ricchi (91 miliardi di dollari nel 2023) programmi pluriennali per accrescere o modernizzare gli arsenali, sempre nella prospettiva, mai superata, della dottrina della deterrenza. «Più della metà della popolazione mondiale – spiega ancora la RiPD – vive ancora in Paesi che possiedono tali armi o sono membri di alleanze nucleari», e che frenano il processo globale di dismissione degli arsenali nucleari già in atto da decenni, in ultima battuta con il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW).

La comunità internazionale assiste impotente all’atteggiamento dei Paesi “nucleari”, con grande frustrazione – per via della lentezza del cammino globale di disarmo – ma anche con grande paura, per via delle continue minacce che arrivano dai fronti di guerra, e che rischiano di far scivolare l’umanità dalla deterrenza all’impiego delle armi nucleari.

Intanto in Italia

Anche in Italia la società civile pacifista prosegue la mobilitazione per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sull’importanza di costruire un futuro libero dagli ordigni nucleari. La RiPD e Senzatomica (campagna promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai), che sono partner italiani della ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), rilanciano la mobilitazione “Italia, ripensaci”, per chiedere al governo italiano di intraprendere un cammino di avvicinamento al TPNW.

Il rifiuto delle armi nucleari in Italia non coinvolge solamente le associazioni della società civile pacifista ma anche le istituzioni locali: segnala la RiPD che, proprio in questi giorni, l’Appello delle Città a favore del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, promosso da ICAN, ha raggiunto l’adesione di ben 100 città italiane, che andranno a far compagnia ad altre città di tutto mondo, come per esempio Ginevra, Berlino, Parigi, Hiroshima, Washington, Nagasaki e Sydney: «Un risultato straordinario, che evidenzia ancora una volta l’attivismo e il protagonismo cruciale degli Enti Locali e delle città in questo sforzo di disarmo». La consapevolezza del pericolo nucleare e il sostegno al Trattato TPNW crescono nel Paese, «confermata negli ultimi anni da diversi sondaggi», ma la classe politica non sta al passo.

Pertanto, in occasione della Giornata 2024, RiPD e Senzatomica hanno scritto a deputati e i senatori «per chiedere un maggiore impegno contro la minaccia nucleare globale, a partire dal ruolo politico positivo che l’Italia potrebbe svolgere e considerando la presenza di testate nucleari sul nostro territorio». In particolare, le due organizzazioni chiedono ai politici italiani di aderire al Pledge proposto da ICAN, che rappresenta il loro impegno a promuovere in Parlamento la firma e la ratifica del TPNW. Al momento, in Italia, hanno aderito al Pledge 29 tra deputati, senatori e parlamentari europei.

Intanto, il TPNW cresce e raccoglie consensi in tutto il mondo: ieri, infatti, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, Indonesia («quarto Paese più popoloso al mondo»), Sierra Leone e Isole Salomone sono entrati a far parte del gruppo degli Stati parti del Trattato. «Portando così il totale aggiornato a 73 Membri e 94 Paesi firmatari. Cresce dunque il numero degli Stati del mondo che ha deciso di aderire alla prima norma internazionale che dichiara le armi nucleari fuori legge».

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