Save the Children: in 10 anni, 30.000 morti o dispersi nel Mediterraneo
Nel drammatico naufragio di migranti del 3 ottobre 2013 davanti alle coste di Lampedusa morirono 368 persone. In oltre 10 anni, «purtroppo poche cose sono cambiate»: «dal 2014, i morti e dispersi nel Mediterraneo sono stati in media circa 8 al giorno, pari a oltre 30.300, molti dei quali bambini, bambine e adolescenti». Lo scrive Save the Children in un servizio pubblicato ieri 30 settembre. E il tutto avviene, constata l’organizzazione, «in un contesto mondiale sempre più incerto, caratterizzato da guerre, persecuzioni, violenze, povertà estrema, crisi umanitarie, chi fugge per raggiungere un futuro possibile in Europa continua a rischiare la propria vita e quella dei propri figli, in mancanza di vie legali e sicure. E troppo spesso perde la vita in quella macabra lotteria che è la traversata di una delle rotte più letali al mondo».
Ecco allora che, «per scongiurare il ripetersi di tali tragedie, l’Organizzazione continua a chiedere l’apertura di canali regolari e sicuri per raggiungere l’Europa e un’assunzione di responsabilità condivisa dell’Italia, degli altri Stati membri dell’Unione Europea e delle istituzioni europee affinché attivino un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare le persone in pericolo, agendo nel rispetto dei principi internazionali e dando prova di quella solidarietà che è valore fondante dell’Unione Europea».
«Se da un lato manca un meccanismo coordinato di ricerca e soccorso – osserva Save the Children –, dall’altro l'UE continua ad attuare misure di contenimento volte ad arginare le partenze e l'arrivo nel proprio territorio, concludendo fra l’altro accordi controversi e poco trasparenti con i Paesi terzi, sostenuti da ingenti somme di denaro senza autentiche garanzie di rispetto dei diritti umani né meccanismi di monitoraggio».
Sostiene Antonella Inverno, responsabile Ricerca, Analisi e Formazione di Save the Children, che «l’approccio securitario e l’irrigidimento dei confini non fanno che rendere le condizioni di bambini e adolescenti, e tra loro dei minori stranieri non accompagnati, più precarie e pericolose. Nella primavera del 2024 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno definitivamente approvato il pacchetto di riforme del Patto europeo Asilo e Migrazione, un insieme di norme che minano il diritto di asilo di minori e famiglie e li mettono a rischio di detenzione, respingimenti e violenze alle frontiere. L'Unione e gli Stati membri dovrebbero ora concentrarsi sulla sua attuazione con un approccio incentrato sul rispetto dei diritti umani e dei diritti dei minori. Al contrario assistiamo alla stipula di accordi, come quello con l’Albania, che mettono le persone a rischio di detenzione prolungata e automatica, di mancato accesso a procedure di asilo eque e di ritardato sbarco. Le frontiere interne ed esterne dell’Unione Europea sono diventate luoghi di transito pericolosi, dove violenze, soprusi e violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, così come accade sulle rotte che conducono in Europa».
Qui il servizio completo di Save the Children
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