Lo “sviluppo insostenibile” del nostro Paese: il monito del Rapporto ASviS 2024
Il Rapporto annuale dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibilie (ASviS) fotografa lo stato di avanzamento del percorso del nostro Paese verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, definiti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L’edizione 2024 del Rapporto ASviS, dal titolo “Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, è stato presentato il 17 ottobre scorso a Roma, nella suggestiva cornice dell’Acquario Romano.
Scrivono i presidenti ASviS Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini nell’introduzione che «il Rapporto analizza la condizione del mondo, dell’Europa e dell’Italia e sottolinea il gap tra aspettative, impegni e realtà». Anche quest’anno il documento, dati alla mano, sottolinea il pesante ritardo del nostro Paese su tutti gli obiettivi dell’Agenda 2023 «e l’inadeguatezza delle politiche e delle risorse messe in campo per raggiungerli». Inquietano, in particolare, dati sulla povertà assoluta, sulla marginalità sociale, sull’abbandono scolastico, sulla parità di genere. I due presidenti, pur consapevoli delle difficoltà che attraversa il Paese, lanciano un appello che è, insieme, anche un perentorio monito: «L’evidente insostenibilità dello sviluppo italiano dovrebbe dar vita ad un grande dibattito politico, pubblico e culturale su come cambiare questa condizione, coerentemente con gli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese, e assicurare benessere diffuso per tutte e per tutti, in equilibrio con il nostro pianeta, per noi e per le generazioni future. Lo sviluppo sostenibile, come descritto dall’Agenda 2030, è l’unica strada possibile per costruire un futuro di speranza. Non realizzare lo sviluppo sostenibile vuol dire ridurre la qualità della vita delle persone, le loro potenzialità, la loro libertà, la resilienza delle comunità locali, la tenuta dei nostri territori, la capacità del pianeta di rigenerarsi e sostenere la nostra società. Vuol dire anche ridurre la competitività e la salute della nostra economia».
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