Il governo italiano citato al Tar per le complicità nel genocidio di Gaza
Tratto da: Adista Notizie n° 2 del 18/01/2025
42101 ROMA-ADISTA. Violazione della Costituzione italiana e del diritto internazionale in relazione alle condotte del governo rispetto alla Palestina. Sono le accuse dalle quali si dovrà difendere l’esecutivo di Giorgia Meloni di fronte al Tar del Lazio il prossimo 5 febbraio, in seguito alla citazione in giudizio da parte di alcuni cittadini rappresentati dall’avvocato Luigi Paccione e sostenuti anche dal Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (Cred).
La denuncia prende le mosse dal parere della Corte internazionale di Giustizia (Cig) dell’Aja che, lo scorso 19 luglio, si è pronunciata sull’occupazione militare della Palestina da parte dello Stato di Israele (in risposta alla Risoluzione 77/247 adottata a grande maggioranza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 30 dicembre 2022. L’occupazione del territorio palestinese si configura come una «condotta illegale, perché lesiva delle norme di diritto internazionale», hanno scritto i giudici del Tribunale internazionale dell’Aja. «Lo Stato d’Israele è obbligato dal diritto internazionale a mettere fine nel più breve tempo possibile all’occupazione militare del territorio palestinese – si legge ancora nel parere della Cig –. Lo Stato di Israele è obbligato dal diritto internazionale a cessare immediatamente ogni nuova attività di colonizzazione e a ordinare a tutti i coloni di evacuare la terra di Palestina. Lo Stato di Israele è obbligato dal diritto internazionale a risarcire i danni causati dalle sue illegali condotte alle persone fisiche e/o giuridiche presenti nel territorio palestinese. Tutti gli Stati sono obbligati a prendere atto della illegalità dell’occupazione militare della Palestina e a non prestare aiuto o assistenza allo Stato di Israele sino a quando perdurerà tale antigiuridica situazione».
Dieci giorni dopo il pronunciamento del Tribunale dell’Aja, cinque cittadini italiani hanno formalmente invitato la presidente del Consiglio Meloni ad adempiere agli obblighi imposti dalla Carta Costituzionale e dal diritto internazionale, cooperando con l’Onu per rendere effettivi i principi di diritto sanciti nel parere della Cig. Da Palazzo Chigi non è arrivata nessuna risposta, e così hanno citato in giudizio il Governo italiano dinanzi al Tar del Lazio. I giudici amministrativi hanno rilevato che l’esecutivo non può ignorare il pronunciamento dell’Aja e che, ad esempio, dovrebbe impedire a Leonardo Spa (multinazionale armiera controllata dal ministero dell’Economia e Finanze) di svolgere attività di supporto logistico e assistenza tecnica alle forze armate israeliane impegnate in operazioni di guerra d’occupazione in terra di Palestina (come invece continua regolarmente a fare). E hanno istruito la causa di diritto amministrativo per il prossimo 5 febbraio.
«La posta in gioco è alta», commenta il Comitato a difesa del diritto internazionale in terra di Palestina, che per il prossimo 17 gennaio ha indetto un’assemblea pubblica a Bari (co-promossa, fra gli altri, da Arci, Associazione Chiese Evangeliche Battiste di Puglia e Basilicata, Campagna “Ponti e non muri” di Pax Christi Italia, Cred, Donne in Nero Bari, Frati Minori di Puglia e Molise, Missionari Comboniani Bari, Movimento Nonviolento, Ordine Francescano Secolare di Puglia, Pax Christi Coordinamento Sud, PeaceLink e diversi coordinamenti per la pace pugliesi). «Il governo Meloni – prosegue il Comitato a difesa del diritto internazionale in terra di Palestina – sembra ignorare che l’articolo 10 della Costituzione afferma che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute; che l’articolo 11 stesso testo sancisce il ripudio della guerra quale strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, aggiungendo che lo Stato italiano è costituzionalmente vincolato a promuovere e a favorire le organizzazioni internazionali rivolte a tali scopi; che ogni ministro all’atto del suo insediamento giura fedeltà alla Costituzione».
Conclude il Comitato a difesa del diritto internazionale in terra di Palestina: rifiutare di cooperare con l’Onu per assicurare effettività al parere della Corte internazionale di giustizia, «come sembra fare il nostro governo, apre le porte nei rapporti internazionali alla legge del più forte».
*Foto di Quirinale.it presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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