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Guerra ai migranti: le destre si rafforzano, i democratici balbettano

Guerra ai migranti: le destre si rafforzano, i democratici balbettano

L’Europa di fronte alla crescita dei flussi migratori, il pieno di consensi delle destre estreme nell’opinione pubblica in tutto il vecchio continente, le politiche migratorie sempre più repressive e punitive fino alla messa in discussione del diritto di asilo e di protezione internazionale, il difficile ruolo delle organizzazioni umanitarie, il posizionamento delle sinistre spesso incapaci di proporre un’alternativa culturale e politica credibile e fondata sui diritti. Sono alcuni dei temi chiave affrontati da Filippo Miraglia (responsabile nazionale Immigrazione dell’Arci e presidente di Arcs-Arci Culture Solidali) il 10 gennaio sul sito del CRS, il Centro di Studi e Iniziative per la Riforma dello Stato fondato nel 1972 su iniziativa del Partito Comunista Italiano.

Nel suo approfondimento, Miraglia denuncia la «terribile strage» dei migranti nel Mediterraneo, con 1.500 morti accertati nel solo 2024. Salvare la vita a queste persone, però, non sembra rappresentare una priorità per i nostri governanti, preoccupati piuttosto di mettere in campo costose politiche di contenimento dei flussi e repressive delle organizzazioni di solidarietà: «Da un lato, si continua a criminalizzare il salvataggio e quelle organizzazioni della società civile che, sostituendosi agli Stati, operano nel Mediterraneo per abbassare i numeri della strage in corso. Dall’altro, si finanziano milizie e autocrati ai quali vengono delegati i respingimenti vietati dalla legge in tutta Europa».

Politiche inutili, immorali e dannose, che “funzionano” solo in un’ottica di consenso elettorale; rese possibili, spiega Miraglia «dal dilagare di una cultura politica xenofoba in tutta Europa e non solo, che ha progressivamente disumanizzato le persone di origine straniera, giustificando, in nome della difesa delle frontiere, una vera e propria guerra all’immigrazione». Una guerra surreale, combattuta contro nemici immaginari, deboli e disarmati, presentati dalle destre come una minaccia alla sicurezza dei cittadini italiani. Una guerra che le destre usano sapientemente per distogliere l’attenzione da guerre reali, più difficili e fallimentari, come per esempio la lotta alla mafia.

E così, le destre d’Europa promuovono la guerra agli immigrati e alle ong come tratto distintivo comune e come loro unico «punto di forza, reso più efficace dall’assenza o dalla debolezza degli avversari politici». I quali tra l’altro, oggi cercano di competere tentando di accaparrarsi consensi allo stesso livello, «proponendo misure anti-immigrazione mitigate da discorsi umanitari». Ma, come sempre accade, l’imitazione non può reggere l’originale, che vince e stravince, anche perché nella costruzione dell’odio nei confronti degli immigrati ha investito tanto e da molto tempo.

Intanto, in Italia il governo ha prodotto 17 interventi legislativi che riguardano l’immigrazione. Una vera «ossessione», scrive Miraglia, animata da un mix di incompetenza e ideologia e senza la benché minima intenzione di mettere ordine nel settore o di rispondere alle esigenze reali del Paese: «Provvedimenti tutti volti a esternalizzare le frontiere, soprattutto simbolicamente, se si guarda all’accordo albanese, e a precarizzare sempre più il mondo dell’immigrazione rendendo più difficile l’ingresso e la presenza regolare sul territorio italiano». Interventi, come il cosiddetto Decreto Cutro, che quindi vanno contro la sicurezza, contro l’interesse pubblico e contro l’interesse delle aziende italiane.

Secondo Miraglia, dunque, la destra italiana, sfrutta cinicamente «l’immigrazione come porta d’accesso allo spazio del rancore che essa stessa coltiva e amplia, per consolidare una egemonia già oggi molto forte». Con grande consapevolezza, e nell’interesse del Paese, occorre «una determinazione pari da parte delle forze politiche democratiche e di sinistra per ridurre questo spazio e offrire una alternativa giusta e praticabile e non, come spesso abbiamo dovuto registrare in questi anni, una proposta quasi indistinguibile. Le organizzazioni della società civile, il terzo settore, le associazioni hanno a loro volta la responsabilità di sostenere un processo di emancipazione e di visibilità dei soggetti politici e associativi del mondo dell’immigrazione, e in particolare di consentire a giovani uomini e donne di origine di straniera di prendere la parola e di essere protagonisti della battaglia per i loro diritti».

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