
Nuova era Trump: immigrati a rischio di arresto anche nelle chiese e nei tribunali
Avevano ragione i 10 leader religiosi dell’Arizona – tra cui i vescovi Edward J. Weisenburger di Tucson e John P. Dolan di Phoenix – a esprimere, il 28 dicembre scorso, i loro timori di fronte alla manifesta volontà di Donald Trump di espellere, non appena fosse salito al soglio della presidenza il 20 gennaio, gli 11 milioni di immigrati non autorizzati che attualmente si ritiene risiedano negli Stati Uniti. «Siamo particolarmente preoccupati – scrivevano – per i metodi di detenzione e deportazione annunciati, che potrebbero includere incursioni nelle chiese, nei luoghi di culto, negli ospedali, nelle scuole e in altri luoghi legati alla soddisfazione dei bisogni umani fondamentali».
Infatti, poche ore dopo l’insediamento del nuovo presidente USA, il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) ha dato incarico all'ufficio Immigration and Customs Enforcement (ICE) di porre fine alla storica regola sulle «aree sensibili», quei locali come chiese, scuole, rifugi, tribunali e altri spazi in cui gli agenti non possono compiere arresti di immigrati indocumentati. «Questa azione – ha affermato il segretario ad interim del DHS, Benjamine Huffman – dà potere agli uomini e alle donne coraggiosi del CBP e dell'ICE di far rispettare le nostre leggi sull'immigrazione e catturare gli stranieri criminali, inclusi assassini e stupratori, che sono entrati illegalmente nel nostro paese (…). I criminali non potranno più nascondersi nelle scuole e nelle chiese americane per evitare l'arresto». E con evidente soddisfazione ha aggiunto: «L’amministrazione Trump non legherà le mani alle nostre coraggiose forze dell’ordine e si affiderà invece a loro affinché usino il buon senso».
La regola operativa delle «aree sensibili» è stata applicata durante diverse amministrazioni; molto meno sotto la prima Amministrazione Trump, durante la quale alcuni Stati, come New York, si sono visti costretti a promuovere leggi che impedissero l’intervento degli agenti nelle aule dei tribunali, al fine di non pregiudicare l'accesso alla giustizia o la partecipazione di un immigrato come testimone contro un reato».
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