Nessun articolo nel carrello

Il Vaticano: «No a ReArm Europe, quello che serve davvero è un piano

Il Vaticano: «No a ReArm Europe, quello che serve davvero è un piano "Peace for Europe"»

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. «L’unico vero piano, l’unico realistico appello da lanciare oggi, al posto di “Rearm Europe”, non dovrebbe piuttosto essere “Peace for Europe”»? È la domanda retorica con cui si conclude l’editoriale di Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa sede, pubblicato ieri sull’Osseravtore Romano e sugli altri media vaticani, pochi giorni dopo l’annuncio della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, di un piano, approvato da tutti i leader europei, che consentirà di mobilitare per la difesa Ue circa 800 miliardi di euro.

«L’Europa, negli ultimi tre anni, si è purtroppo dimostrata anch’essa incapace di iniziativa e creatività diplomatica – scrive Tornielli –. È sembrata in grado soltanto di rifornire di armi l’Ucraina ingiustamente aggredita dalle truppe russe, ma non di proporre e perseguire, al contempo, concrete vie negoziali per mettere fine al sanguinoso conflitto. E ora si prepara ad investire, sulla scia di analoghe iniziative prese da altre potenze mondiali, la cifra esorbitante di 800 miliardi in armi. Non li investe per combattere la povertà, per finanziare programmi in grado di migliorare le condizioni di vita di chi fugge dai propri Paesi a causa di violenze e miseria, per migliorare il welfare, l’educazione e la scuola, per garantire un futuro umano alla tecnologia, né per assistere gli anziani. Li investe per gonfiare gli arsenali e dunque le tasche dei fabbricanti di morte, nonostante già oggi la spesa militare dei Paesi dell’Unione superi quella della Federazione Russa. È davvero questa la via da seguire per assicurare un futuro di pace e prosperità al Vecchio Continente e al mondo intero? Davvero la corsa al riarmo ci garantisce? Davvero è qui la chiave per ritrovare le nostre radici e i nostri valori?

Invece di costituire, come proposto dal papa nell’anno del Giubileo, un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e promuovere uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta, utilizzando una percentuale fissa del denaro impiegato nelle spese militari, si progetta di riempire gli arsenali di nuovi ordigni, come se le atomiche stoccate nei magazzini già non minacciassero a sufficienza un olocausto nucleare in grado di distruggere più volte l’umanità intera. Come se quella Terza guerra mondiale a pezzi profeticamente evocata già un decennio fa dal successore di Pietro non fosse la vera minaccia da scongiurare. Invece di cercare di ritagliarsi un ruolo attivo e propositivo per la pace e per il negoziato, l’Unione rischia di ritrovarsi unita nell’escalation del riarmo.

È il prevalere, ancora una volta, di quello che Francesco nell’aprile 2022, aveva definito lo “schema della guerra”, che porta a “fare investimenti per comprare le armi” dicendo “ne abbiamo bisogno per difenderci”. Il papa aveva citato il venir meno della “grande e buona” volontà di pace che aveva caratterizzato il periodo immediatamente successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Aveva amaramente osservato che “settant’anni dopo abbiamo dimenticato tutto questo. È così lo schema della guerra si impone… lo schema della guerra si è imposto un’altra volta. Noi non possiamo pensare un altro schema, Non siamo più abituati a pensare allo schema della pace”.

Non ci sarebbe bisogno di leader che, invece di puntare sul riarmo, recuperassero quello spirito, impegnandosi nel dialogo per fermare la guerra in Ucraina e le altre guerre? Due anni fa, da Budapest, Francesco aveva rivolto una domanda cruciale ai leader europei e del mondo intero. Aveva fatte sue le parole pronunciate nel 1950 da Robert Schuman: “Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”, in quanto “la pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano». Il Papa si era quindi domandato: «In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?”.

La prevedibile e prevista scossa che ha attraversato gli assetti geopolitici mondiali, con il cambio della guardia alla Casa Bianca, avrebbe potuto generare qualche iniziativa comune nel senso indicato dal Successore di Pietro, nel tentativo di porre fine alla carneficina che si consuma nel cuore dell’Europa cristiana. Ha detto in una recente intervista il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: “La pace autentica nasce dal coinvolgimento di tutte le parti in causa. Bisogna che ciascuno abbia qualcosa, in un compromesso nessuno può avere tutto e tutti devono essere disposti a negoziare qualcosa. Altrimenti la pace non sarà mai stabile e duratura. Bisognerà tornare a questo stile, altrimenti il mondo diventerà una giungla e ci saranno soltanto conflitti, con il loro terribile portato di morte e distruzione”».

Allora, l’unico vero piano, l’unico realistico appello da lanciare oggi, al posto di “Rearm Europe” dovrebbe piuttosto essere “Peace for Europe”

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.