Nessun articolo nel carrello

Brasile: in decine di migliaia alla manifestazione indetta da Bolsonaro

Brasile: in decine di migliaia alla manifestazione indetta da Bolsonaro

Un successo a São Paulo, in Brasile, la protesta indetta da Jair Bolsonaro contro il suo deferimento a processo da parte del giudice della Corte Suprema, Alexandre de Moraes,   con varie e gravissime accuse: tentativo di colpo di Stato, tentativo di abolizione violenta dello Stato di diritto democratico, organizzazione criminale armata, tentato assassinio del suo successore e del vice di questi, saccheggio delle sedi istituzionali a Brasilia, danneggiamento del patrimonio dell'Unione e deterioramento dei beni pubblici (v. Adista n. 14/25). A guardare le foto della folla accorsa ieri, 6 aprile, pubblicate in serata da El País  non sembrerebbe credibile che abbiano partecipato “solo” 45.000 persone, anche se tale cifra è il risultato di un conteggio condotto, secondo la metodologia applicata da un gruppo di ricercatori dell'Università di San Paolo, in collaborazione con il Centro brasiliano di analisi e pianificazione (Cebrap) e la ONG More in Common, che consiste nell'utilizzare immagini della folla catturate dai droni negli orari di punta..

I manifestanti, che si sono mossi con il viatico dell’inno nazionale e di una preghiera, gridavano all’amnistia per i condannati per l'assalto alla sede dei tre rami del governo a Brasilia l'8 gennaio 2023 (in Parlamento una legge per l’amnistia è stata già proposta dal Partito liberale di Bolsonaro, ma finora il presidente della Camera dei deputati è stato riluttante a includerla nell'ordine del giorno). Urlavano slogan in difesa dell’ex presidente – «Non c’è stato golpe!», «Bolsonaro, torna!» – e diretti contro il presidente Luiz Inácio Lula da Silva («Lula ladrón») e contro il giudice Alexandre de Moraes, che sta indagando anche su centinaia di casi di colpo di Stato (campeggiava sulle teste dei dimostranti un gonfiabile con la scritta in portoghese "Corte Suprema Tiranna", in riferimento a de Moraes).

«Vogliono darmi la caccia come hanno dato la caccia a [Marine] Le Pen – ha tuonato in Avenida Paulista –, come hanno cercato di dare la caccia a Trump e come hanno fatto in Romania». «Non preoccupatevi per me, anche se potrei commettere qualche vigliaccheria», ha detto l'ex presidente. Ha però ha promesso di non fuggire e ha svelato le sue teorie cospirative.

Ha affermato che tenere le elezioni presidenziali del 2026 senza la sua presenza (Bolsonaro è stato dichiarato ineleggibile fino al 20230) «negherebbe la democrazia e smaschererebbe la dittatura del Brasile».

*Foto ritagliato di Palácio do Planalto tratta da Flickr

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.