
Associazioni ambientaliste: "Oltraggiosa e indecente" la proposta della Lega di rinviare la chiusura delle centrali a carbone
Le associazioni ambientaliste WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club ritengono un «oltraggio» il rinvio della chiusura delle centrali a carbone proposto al convegno della Lega su “Il Nucleare Sostenibile: l’Italia Riparte”, ieri 14 aprile. La decarbonizzazione italiana non può procedere, secondo organizzatori e partecipanti (Eni ed Enel comprese), in assenza del nucleare come fonte di “energia pulita ed economica”. Sulla quale Matteo Salvini ha scommesso e promesso: «Entro fine legislatura obiettivo mio, lo dico da vicepresidente del Consiglio e da segretario della Lega, è la messa a terra del progetto per il nucleare con una sintesi pubblico-privato».
Eppure la decarbonizzazione nella produzione di energia era una decisione consolidata: «L’impegno al phase-out entro il 2025 – ricorda il sito Rinnovabili.it – era stato preso dal governo nel 2017 nella Strategia Energetica Nazionale (SEN) e ribadito poi nel PNIEC. Sia quello del 2019 che quello del 2024. Con un’unica eccezione sulla tabella di marcia aggiunta nell’ultima versione: gli impianti situati in Sardegna, per il quali è emersa l’esigenza di avere altri anni di tempo in vista del completamento del Tyrrhenian Link».
Una «proposta indecente che ha subito sedotto chi pensa più al profitto che alla sicurezza dei cittadini» titolano le associazioni ambientaliste il comunicato emesso in data di ieri, di seguito trascritto.
«Per le principali organizzazioni ambientaliste proporre il rinvio della chiusura delle centrali a carbone è semplicemente oltraggioso.
WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club sono fortemente contrarie alle proposte, emerse stamane nel corso del convegno della Lega sul nucleare, anche da parte di Enel ed Eni, di rinviare la chiusura delle centrali a carbone, tenendo nel mix energetico il peggior combustibile fossile per emissioni climalteranti e inquinanti.
Sui contenuti dei Piani Integrati Energia Clima (PNIEC) presentati dall’Italia dal 2019 a oggi c’erano e ci sono molte ombre: ombre sulla eccessiva quantità di gas e infrastrutture per i fossili, ombre sulla poca spinta data all’energia da rinnovabili e all’efficienza energetica, ombre sul mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. C’era e c’è un solo punto fermo, quello fissato dalla Strategia Energetica Nazionale del 2017, ministro Carlo Calenda, ma quasi tutte le forze politiche d’accordo: la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025. Il carbone, il peggiore dei combustibili fossili, un cocktail di sostanze ed emissioni killer per il clima, per la salute umana, per l’ambiente. Il carbone, in via di dismissione in tutta Europa.
La chiusura delle centrali a carbone è, allo stato dell’attuale PNIEC, l’unica vera politica per attuare una parziale transizione fuori dai combustibili fossili e ridurre così le emissioni climalteranti. Un lieve ritardo (2028) era messo in conto solo per centrali sarde, in attesa del cavo di collegamento per gli scambi con il continente. Non solo, a valle del PNIEC del 2019 sono stati fatti molti regali per sostenere e aprire le centrali a gas attraverso il mercato della capacità e con i soldi delle bollette elettriche. Ma i lobbisti del carbone (per lo più di provenienza russa) non hanno perso le speranze e hanno approfittato di qualche sfarfallamento dei prezzi del gas per tornare alla carica, forti di un’analisi quantomeno discutibile e, soprattutto, titillando gli interessi delle due aziende partecipate (ENI ed Enel) che per ragioni diverse ora propongono il rinvio.
Questo può succedere solo quando non c’è un Governo e dei tecnici che attuano davvero le politiche messe su carta. Al contrario, in un Paese in cui il peso del carbone nella produzione di energia era più o meno pari al nostro, la Gran Bretagna, governi di tutti i colori politici sono andati avanti con l’impegno preso di chiudere le centrali: prima i governi conservatori e poi quello laburista che ha chiuso, in anticipo, l’ultima centrale a carbone, quella di Ratcliffe-on-Soar, nell’ottobre dello scorso anno.
Per le associazioni ambientaliste è inaccettabile che nel 2025 ancora si proponga il carbone come parte del mix energetico, e sarebbe davvero una pessima, pessima figura per il governo italiano tornare indietro rispetto alla decisione assunta. Ma è già una pessima figura per le aziende che hanno avanzato la proposta.
Roma, 14 aprile 2025»
*Foto da Pixabay
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