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P. Pierre Vignon: prime impressioni su Leone XIV

P. Pierre Vignon: prime impressioni su Leone XIV

Come disse il grande Talleyrand (1754-1838): «Guardatevi dalla prima impressione, è spesso quella giusta». Ed è così che sono stato conquistato da Robert Francis Prevost fin dal suo affacciarsi al balcone della Loggia. A dire il vero, figurava nella mia short list insieme a un altro Roberto, il teologo arcivescovo di Torino. Avevo già notato Robert Francis per il suo sguardo grave e profondo, con riflessi vellutati e brillanti. Mi ero detto che doveva trattarsi di una persona rara, e così mi ero informato su di lui.

Quando dunque il cardinale Dominique Mamberti è apparso sul mio schermo, il suo volto era raggiante. “Oh oh”, mi sono detto! Dopo il gaudium magnum, è uscito il nome Robertum Franciscum. Ho tirato un profondo sospiro di sollievo, perché sapevo di chi si trattava. Ma quando ho sentito il nome del nuovo papa, Leonem decimum quartum, sono scoppiato a ridere. Leone XIV, per un francese, richiama subito alla mente il Re Sole, Luigi XIV. E poi leo in latino vuol dire leone. Pensate, un papa leone e sole: il massimo!

Ma ora basta con le battute. Il papa si è presentato come figlio di sant’Agostino (354-430). Questo genio dei primi tempi della Chiesa ad alcuni incute timore. È vero, in Agostino si trova di tutto e, se lo si disarticola, se ne possono persino trarre eresie, come il giansenismo, per esempio. Tuttavia, se ci si ispira a lui nella sua interezza, Agostino è un pensatore abbastanza profondo da aiutare a tracciare nuovi orizzonti. E così, per le sue prime parole, il nostro leone ha citato una bella formula, quella che può aiutare la Chiesa a uscire dal clericalismo: «Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo», invertendo però l’ordine agostiniano (vobis enim sum episcopus, vobiscum sum christianus; sermone 340).

Approfondiamo ora il suo motto episcopale, che dovrebbe rimanere lo stesso nel suo pontificato: in illo uno unum. È tratta dal commento di sant’Agostino al salmo 127. Ecco la traduzione: «I cristiani, con il loro capo salito al cielo, formano un solo Cristo. Non è da solo, e noi non siamo molti; ma benché molti, siamo uno in lui solo (nos multi in illo uno unum).»

Siamo ben lontani dalla concezione annacquata dell’unità così come è presentata in certi movimenti ecclesiali. L’unico non è il fondatore o la fondatrice, è Cristo. Non è nemmeno il leader di una corrente o di una sensibilità nella Chiesa, è Cristo. Si pensa a san Paolo, che combatteva le divisioni tra i primi cristiani di Corinto riguardo ad Apollo, a Pietro o ad altri (1 Cor 1,12). In illo uno unum è la risposta a tutte le pretese egemoniche e ideologiche che emergono, ma è anche, al tempo stesso, la possibilità di esistere per tutti nella pace.

La pace del Risorto è stata infatti la prima parola del papa-leone. Era di ottimo auspicio, poiché sul mio schermo vedevo il basamento dell’obelisco in piazza, che ha visto il martirio di san Pietro quasi 2000 anni fa. «Ecce crux Domini» (Ecco la croce del Signore). «Fugite partes adversae» (Fuggite, potenze avverse). «Vicit leo de tribu Iuda» (Ha vinto il leone della tribù di Giuda). È un riferimento a Cristo, tratto dal libro dell’Apocalisse (5,5). Ma per noi che guardavamo Robert Francis in televisione, quel “Leo” era il nostro papa. Ora attendiamo di vedere cosa vorrà “mordere”! Anche se nella Bibbia il leone è anche asinello, agnello, colomba — tutti animali molto miti — bisognerà pur dargli da mangiare!

P. Pierre Vignon è prete nella diocesi di Valence 

 

*Foto di Tulumnes, conclave del 2005, immagine originale e licenza

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