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Una donna, suor Maria Gloria Riva, ha curato la meditazione del Giubileo della Santa Sede

Una donna, suor Maria Gloria Riva, ha curato la meditazione del Giubileo della Santa Sede

Il 9 giugno è stato celebrato il Giubileo della Santa Sede, la piccola famiglia vaticana, alla presenza di Leone XIV. Tiziana Campisi ha raccontato su Vatican News le emozioni di questo “piccolo popolo dai mille volti, persone di diversa nazionalità, laici, religiosi, consacrate, prelati e poi cardinali, vescovi e arcivescovi: il popolo della Santa Sede insieme al papa al servizio della Chiesa”. Tutti invitati nell’aula Paolo VI per una prima celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con una meditazione alla presenza di Leone XIV, che avrebbe poi guidato la processione portando la Croce - dirà nella liturgia che “la fecondità della Chiesa dipende dalla Croce, altrimenti è apparenza” - verso la Porta Santa per entrare tutti in San Pietro.  

La cosa che mi ha colpito particolarmente è la meditazione celebrativa e lo stile tenuto dall’autrice nelle singole considerazioni: il tema era la speranza. Protagonista Suor Maria Gloria Riva, delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, agostiniane, vive da dieci anni nella Repubblica di San Marino, che ha definito “uno dei piccoli Stati il cui valore in un mondo globalizzato è oggi preziosissimo". 

Mi ha colpito una certa personalizzazione del saluto cerimoniale: Un onore per me che il compianto Santo Padre Francesco, unitamente a mons. Fisichella, abbiano pensato alla mia persona (e con essa all’Ordine delle Adoratrici Perpetue) per questo grande evento che interessa lo Stato Vaticano e tutta la Curia, ma è ancora un più grande onore che il Signore mi abbia permesso di parlare dinanzi a lei Santità! Ci accomuna la Regola di Sant’Agostino, alla quale siamo state educate grazie al Venerabile Giuseppe Bartolomeo Menochio, nostro primo Superiore. Siamo state approvate, inoltre, da un Papa Leone, e cioè Papa Leone XII cui, esattamente 200 anni or sono, toccò proclamare e condurre il Giubileo del 1825”.

Sono andata a cercare su internet una foto. Un volto di suora giovane, aperta al sorriso e, da questa presentazione, diretta e poco curiale.  

La Meditazione mi è sembrata non del tutto prevedibile e ne consiglio la lettura. Personalmente mi sembra una testimonianza di quel “genio femminile” - apprezzato da Giovanni Paolo II, pur nell’incoerenza di aver respinto ogni parità di ordinazione - che pure accompagna le chiese. Le teologhe femministe non ci troveranno forse nulla di significativo, ma inequivocabilmente questa “meditazione” resta magistero.

La speranza è tikva: la parola ebraica che si riconduce a kav, corda, filo, è immagine appunto di “una corda, non floscia, ma tesa tra due poli”: comporta di “non perdere le radici, non diffidare del futuro”.

“Rischiamo oggi di vivere nella nostalgia di un passato che non è più, e che sfocia in un tradizionalismo spesso scollegato dal presente, oppure di correre verso un futuro che ancora non c’è, cadendo in un futurismo illusorio, incapace di offrire reali soluzioni alle sfide del presente. Il passato, in verità, con i suoi dolori e le sue glorie, può rappresentare un grande trampolino di lancio per vivere nella giusta tensione il presente”.

Questo invito fa venire in mente a sr. Maria Gloria Giorgio de Chirico che, futurista e interventista, sperimentò la guerra ‘15/’18 e, rimastone deluso, si dipinse come “il Figlio prodigo, l’uomo self-made, il figlio-manichino dalle spalle larghe, dai quadricipiti sviluppati e dalle caviglie strette che si lascia alle spalle un paesaggio mediterraneo e, con esso, i dettami della cultura cristiana di stampo greco-latino, per dirigersi verso la rossa Ferrara, rossa nei monumenti e nelle avanguardie. Ma similmente alla Parabola evangelica, accadde l’inusitato, egli vive lo spaesamento di un padre che, dipinto come una statua greca, lascia il suo piedistallo per andargli incontro”. Anche noi “viviamo in un mondo in corsa dove il progresso può essere una grande risorsa, ma anche un grande pericolo..., come scrisse il grande vescovo di Ippona: «Non si corre come si deve se s’ignora dove si deve correre”.

Si sa che la vera vita è quella eterna “Che cosa è, del resto, il significato profondo del Giubileo se non quello di aiutarci a pensare alle cose ultime?”. Seguono riflessioni tipicamente agostiniane della fede che salva, del primato della vita eterna, dell’illuminazione del Santissimo che ci rende profeti, della “bellezza che ci salverà, citazione sbagliata perché il principe Myskin nel celebre romanzo russo L’idiota, pronuncia in realtà una drammatica interrogazione: quale bellezza salverà il mondo? Il Principe infatti, si trova di fronte al Cristo morto di Holbein, un’opera terribile dove il Cristo dipinto a grandezza naturale presenta un volto dagli occhi incavati e le estremità che già mostrano i segni della necrosi. Dunque l’interrogazione è seria. Quale bellezza ci salverà? La bellezza della croce salverà il mondo? La bellezza della sconfitta”. Cioè il segno di sicura speranza”.

Infine sr. Maria Gloria si congeda: Vi lascio perciò con un’ultima immagine quella della Madonna di Port Lligat, dipinta da Salvador Dalì, dopo l’esplosione della bomba atomica. Simbolo della tragedia che una scienza e una tecnica sganciate dall’etica, potrebbero procurarci. Una Madonna che ha il volto della moglie Gala, motivo per l’artista di grande consolazione... Sì, Maria, Madre della Consolazione e della Speranza prega per noi.

Concludo anch’io. Confesso il mio limitato interesse per l’agostinianesimo e il mio distacco nel parlare - anche con me stessa - di valori di fede e religioni: mi aspetterei sempre che mi si scaldasse il cuore come quando preparavo la prima comunione. Quindi non invidio lo zelo della suora innamorata della croce; ma trovo straordinario il suo stile sciolto, diretto, affettuoso. E il piacere delle sue visioni futuriste lontane dall’immaginario sacro abituale. 

Mi domando tuttavia quanto sarà piaciuta a Leone XIV una meditazione così. 

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