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IMPERO E RELIGIONE: VANGELO, ECUMENISMO, PROFEZIA PER IL XXI SECOLO

Tratto da: Adista Documenti n° 20 del 11/03/2006

Quando Janis Joplin cantava, nei lontani anni '60, "O Lord, won't you buy me a Mercedes Benz" (Signore, comprami una Mercedes Benz) sembrava un pezzo di innocuo umorismo, ma in qualche modo si trattava di una condanna profetica, anticipata, di una tendenza del cristianesimo occidentale: il consumismo sfrenato.

Oggi questa spiritualità dell'economia di mercato ha preso completo possesso di alcuni settori del cristianesimo, e le preghiere oscillano dall'invocazione a Dio affinché compri una Mercedes Benz alla preghiera, in alcuni casi, "O Mercedes Benz, comprami un Dio" o persino "Mercedes Benz, sii il mio Dio", come se i beni materiali potessero essere la via alla pienezza di vita.

Le divinità che rivalaggiano per portare sulle nostre tavole "il nostro pane quotidiano" si nutrono non solo del totale controllo dei processi di produzione e distribuzione del cibo, ma stanno anche divorando le forme di consumo rappresentate dai dinamici fast food. Oggi, il commercio mondiale dei prodotti agricoli - specialmente cereali, carne e prodotti freschi - è controllato da non più di venti società transnazionali con base negli Stati Uniti e in Europa. "Dacci oggi il nostro pane quotidiano, o Monsanto, Cargill, Swift, Anglo, Adm, Nestlé, Danone, Syngenta, Bunge!"

Così, "come in cielo così in terra", il capitalismo globalizzato nei capitali nazionali - un mistero metafisico impenetrabile - sta punendo i contadini nei Paesi poveri, trattati come eterni debitori, mentre i debiti dell'agricoltura nei Paesi ricchi vengono cancellati sotto forma di sussidi, dazi e trattati di libero scambio - e non c'è nessuno che può "liberarci dal male". L'ultimo vertice del WTO a Hong Kong ha mostrato che i capitali agricoli negli Stati Uniti e in Europa non saranno "indotti in tentazione" e continueranno a difendere gli interessi dei loro settori agricoli, industriali e terziari. I contadini di Corea, India e Brasile e di altri Paesi sanno che i governi che negoziavano a Hong Kong non avevano alcun diritto di negoziare in loro nome.

Le corporazioni capitaliste transnazionali vogliono di più: vogliono "il regno, la potenza e la gloria" controllando la terra, l'acqua e le provviste di semi. Sono già i signori del lavoro degli altri. Ora essi controllano e determinano il valore monetario della loro aspettativa di vita e della loro vita reale. "Sia santificato il nome" di brevetti e tecnologie che fanno scorrerie nell'intimità delle persone, nelle loro possibilità e vulnerabilità, e poi ottengono nuovi profitti dalle medicine, dai prodotti chimici, dai prodotti biologici e dai prodotti geneticamente modificati.

"Santificato sia il nome" delle campagne d'affari che si dichiarano amiche dell'ambiente, delle comunità, dei bambini, sponsor educativi che grazie a complessi stratagemmi tentano di camuffare il vorace appetito del profitto. False Ong, discorsi morali promozionali, sovvenzionamenti di campagne e iniziative di comunità, senza che nessuno faccia domande su profitti o moventi.

Indifferente verso la vita, la guerra assolve al suo ruolo di garantire l'accesso a materie e lavoro a buon mercato, di espandere e proteggere i mercati per la fame di consumo di capitale e la sua passione per la schiavitù. Il denaro ama appassionatamente i profitti e non tollererà ostacoli, restrizioni o regole. "Venga il mio regno!", urla il capitale, assiso sul suo trono divino nel cuore del mondo, dando ad intendere di essere Dio.

Nell'orgoglio del suo cuore, il capitale afferma: "Io sono un dio, siedo su un seggio divino in mezzo ai mari". "Tu pensi di essere saggio… e nessun segreto ti è nascosto. Con la tua saggezza e il tuo accorgimento hai creato la tua potenza e ammassato oro e argento nei tuoi scrigni; con la tua grande accortezza e i tuoi traffici hai accresciuto le tue ricchezze e per le tue ricchezze si è inorgoglito il tuo cuore… Tu pensi di essere saggio, saggio come un Dio… Facendo crescere i tuoi commerci ti sei riempito di violenza e peccati… Il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza, e la tua saggezza si era corrotta a causa del tuo splendore… Con la gravità dei tuoi delitti, con la disonestà del tuo commercio, hai profanato i tuoi santuari (Ez 28, 2-6; 16-18).

La profezia di Ezechiele è potente e giunge a dire semplicemente e direttamente "Sei solo umano! Non sei Dio!"

Chi oggi sa il modo o chi è capace di produrre tale teologia e profezia? Chi è capace di condannare e combattere quest'aura spirituale conferita ad un fenomeno sociale, quest'illusione che le cose, i sistemi economici siano naturali o eterni? Il sistema economico dominante diventa davanti ai nostri occhi non più un fenomeno sociale storico: piuttosto, il mondo e gli esseri viventi, le relazioni personali e le creazioni umane diventano merce; gli affari assumono un impeto e un'esistenza propria che non possono essere messi in discussione: un movimento che ci trascina via per perpetuare la disuguaglianza e la violenza, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Le relazioni economiche governano il genere umano, invece di essere viste e considerate come prodotto del genere umano nella storia, e per questa ragione soggette a superamento, critiche e reinvenzione.

Una teologia sterile

Le nostre teologie e politiche pastorali sono stanche ed esaurite. Il sistema economico ha assunto il linguaggio religioso occidentale, lasciando margini più o meno generosi alle Chiese che hanno di fronte a sé la scelta più facile, che è quella di diventare una parte funzionale integrante dell'in-tero pacchetto presentato dal capitalismo, offrendo i beni religiosi come merce, e i loro servizi come fondamentalismi potenti e spettacoli carismatici di marketing e di prosperità.

Dobbiamo compiere la scelta difficile e imparare a dire ancora: "Con la gravità dei tuoi delitti, con la disonestà del tuo commercio, hai profanato i tuoi santuari" (Ez 28,18). Il mondo e i suoi esseri viventi, i popoli e le loro culture, la terra, l'acqua e i semi, tutto ciò che si muove è sacro! E nessun sistema economico che produca ingiustizia e commercio disonesto può essere benedetto o legittimato o tollerato nel nome di Dio.

I vangeli, la Legge e i Profeti accettati nella nostra tradizione cristiana chiedono che noi confessiamo Dio in tutto il mondo abitato - l'oikoumene - ma che diamo a quella confessione una forma concreta, nella lotta per il diritto e la giustizia come pieno compimento della nostra umanità.

Tuttavia, la teologia di oggi è sterile, perché tenta di nascondersi dietro generalizzazioni esegetiche sistematiche che non riescono a dare un nome, a scegliere, a decidere, a dichiarare preferenze, a prendere posizione, a rifiutare, a farsi offendere, a condannare o a resistere.

Al principio di tutte le cose, l'ordine del mondo era diviso in cielo, acqua e terra, che stabilivano relazioni all'interno di tutto il creato: tempo, giorno e notte; terra arida e acqua; creature della terra e uccelli dell'aria, esseri viventi nelle loro forme animali e vegetali.

"E Dio disse: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, secondo la propria specie". E così avvenne (Gen 1,11). Così Dio disse: "Che vivano!" e tutto venne alla vita, come esercizio di somiglianze e differenze, come domanda e risposta, di seguito o contemporaneamente. Ogni cosa è viva e ogni cosa è buona.

Tutto il libro del Genesi esamina continuamente il tema delle relazioni estremamente delicate tra creature viventi e i limiti posti loro dalla terra, dall'acqua e dal fuoco; tra i limiti posti alla terra, alle piante e agli animali e la bocca umana e la sua fame. La fame del mondo, la fame del corpo umano produce nuove relazioni all'interno del mondo creato. La fame produce contemplazione, osservazione, lavoro e tecnologie. La fame è lo struggimento del mondo, il desiderio di avere di più, di vita. È la fame che stabilisce la relazione creativa critica tra gli esseri umani e l'ambiente che li circonda. E Dio vide che era cosa buona.

Iniziando con l'ordinamento della creazione, il testo prosegue sottolineando la relazione essenziale, ma difficile, tra il mondo fisico e la sua vegetazione e i corpi umani e la loro fame. Il libro del Genesi descrive situazioni critiche di carenza di cibo all'inizio dei racconti dei vagabondaggi di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il viaggio in Egitto viene sempre messo in relazione con la carenza di cibo: "Venne una carestia nel Paese e Abramo scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava sul Paese" (Gen 12,10).

Nel racconto successivo, leggiamo che "il territorio non consentiva che abitassero insieme" (Gen 13,6), ritenendo l'accesso limitato alle risorse per la sopravvivenza la ragione per restare dentro piccoli gruppi familiari dediti all'alleva-mento. Così i gruppi umani e le loro memorie sono segnati anche dall'insicurezza rispetto alle risorse alimentari nella più ampia cornice delle politiche agricole e terriere degli imperi.

Le diverse offerte di Caino ed Abele

In questo contesto la storia di Caino e Abele è fondamentale. Il testo richiama differenti modi di vivere e lavorare e di relazionarsi con Dio. Abele era un pastore di pecore e Caino lavorava la terra. Questa è l'unica informazione che abbiamo: due modi differenti di organizzare la relazione delle persone con la terra, il lavoro e le altre persone.

Viene compiuta l'offerta. Caino offre i frutti della terra, mentre Abele offre alcuni dei suoi animali: alcuni esemplari di primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Dio guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Semplicemente questo. Diverse spiegazioni sono state date per questa situazione. Perché Dio preferì l'offerta di Abele?

I gauchos qui a Rio Grande do Sul interpreterebbero questa storia attribuendo a Dio una preferenza per il barbecue, ma forse dobbiamo cercare un'interpretazione alternativa!

Ritengo possibile che questo testo richiami due stili di vita, due modi di organizzare il lavoro e le relazioni nell'antichità. Se Caino rappresenta l'agricoltura, dovrebbe essere considerato parte di un sistema economico di sfruttamento basato sul lavoro forzato e il tributo, probabilmente al momento della nascita di città-stato in Canaan sotto l'influenza egiziana.

Abele rappresenterebbe quindi i gruppi umani dediti ad attività economiche diverse che non erano monopolio delle città-stato con i loro tributi e il lavoro forzato. Abele, il pastore di pecore, lo si sarebbe trovato in mezzo alla popolazione cananea dell'altopiano, che resisteva e sopravviveva grazie a piccole realtà, allevamenti nomadi di bestiame, attività di bande mercenarie o di gruppi impegnati nel commercio sia come mercanti che come trasportatori di merce.

Il fatto significativo è che Dio sceglie, elegge, preferisce quest'ultimo stile di vita all'altro. Questo spiega il conflitto. Caino è arrabbiato e il suo volto è abbattuto. Dio dice: "Se agisci bene, non sarai forse accettato? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta… Ma tu dominalo!" (Gen 4, 6-7).

La descrizione delle due offerte potrebbe mascherare la violenza, nascondendo la belva feroce… Se solo Dio avesse accettato entrambe le offerte! Ma il Dio del racconto rifiuta di legittimare l'offerta che viene dalla violenza e dal peccato. Caino esce dal rituale dell'offerta con il volto abbattuto. È stato rifiutato. No. Caino non è capace di dominare la violenza che è legata al suo stile di vita, perché è violenza sistemica. Questa è la funzione dell'atto rituale: valutare, esaminare, gettare luce sui metodi di produzione, e scegliere, dare una preferenza.

Caino non può vivere senza l'approvazione di Dio. Egli invita Abele in campagna - in definitiva, ecco di che si tratta: di terra! - e uccide Abele. Così, semplicemente. Apparentemente, Caino aveva deciso di uccidere Abele perché lui, Caino, era stato rifiutato da Dio. Visto in questo modo… Sarebbe da incolpare Dio!

O piuttosto… la violenza contro Abele era già parte integrante dell'offerta di Caino ed ecco perché non era gradita a Dio. Lo stile di vita e di produzione di Caino comportava negare la vita ad Abele e ad altri gruppi umani insieme a lui. Ecco perché l'offerta di Caino fu rifiutata.

Le offerte non offrono semplicemente se stesse. La funzione della religione nello scambio economico non consiste nello stabilire regole e procedure ma nel determinare un valore. Questo scambio o offerta rituale contiene il meccanismo culturale del calcolo del valore, ad esempio che cosa può essere dato e scambiato e che cosa conservato e tenuto. Non è il valore intrinseco degli esseri o delle cose a determinare la differenza tra ciò che è tenuto da parte e ciò che è accettabile come offerta, ma è la società che conferisce valore e produce la scala con la quale misurare il significato e la funzione degli scambi rituali.

Un dio che non fa più domande

Dio riappare nel racconto, formulando la domanda chiave: "Dov'è tuo fratello?".

La risposa di Caino è ben nota: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?"

Dio replica: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!"

È uno dei racconti più studiati nella nostra tradizione. È un dialogo tra Dio e il fratello violento e l'altro fratello che, come vittima della violenza, parla sotto forma di sangue versato sulla terra.

Per un motivo o per l'altro, questo racconto è rimasto latente nelle nostre teologie. Questa comprensione radicale di un Dio che preferisce, che discrimina, che sceglie, ha dato il via libera a una teologia cooptata che non sa più come fare le domande difficili.

Ahinoi! Dio non chiede più "Dov'è tuo fratello?": abbiamo creato un dio che sussurra dolci messaggi di perdono e riconciliazione, senza il coraggio critico che fa chinare il capo ai violenti per la vergogna, senza la capacità di fare appello a qualità umane o divine.

Questo dio non è più capace di tenere una conversazione con la terra. Questo dio ora non sente più il grido del sangue delle persone e degli esseri che vengono distrutti da un modello economico che non conosce limiti, non accetta regole e non tollera opposizione.

Alla periferia del mondo cristiano vi sono minoranze che sottolineano la necessità di una teologia che liberi: che liberi Dio e la terra, e gli uomini e le donne la cui umanità viene negata ogni giorno dal capitalismo. Il CEC è stato uno spazio privilegiato e sensibile in cui si possono levare le voci che non vengono ascoltate nei nostri Paesi, nelle Chiese nazionali o negli organismi regionali. Uomini e donne che non vogliono più ripetere per l'ennesima volta, alla teologia nordamericana e europea che legge e rilegge con meticolosità se stessa e i suoi amatissimi teologi, ciò che questi hanno detto, ciò che hanno scritto. In tutto il mondo giovani teologi vengono fatti tacere da un modello teologico nordamericano ed europeo che non è più buona novella, che si sta accomodando nell'industria del sapere, al servizio di un modello economico che dà un posto privilegiato alle società tranquillamente e stabilmente consumiste.

Non vogliono più sapere di un Dio che fa domande, che fa chinare il capo al potente per la vergogna, e incoraggia il debole ad annunciare il regno di giustizia. Non chiedono più dei loro fratelli e sorelle, perché hanno creato Ong e agenzie che finanziano opere di carità ma non fanno domande sul sistema.

Il sangue che grida dalla terra diventa un caso da studiare, un'esperienza menzionata nel corso della liturgia, ma provoca la rabbia che porta al rifiuto di stili di vita e di produzione basati sulla violenza e l'ineguaglianza.

Insieme con molti fratelli e sorelle, ho imparato a non trattenermi dal fare queste domande. Ho imparato con i fratelli e le sorelle di diverse Chiese e differenti Paesi ad organizzare campagne e sforzi per scegliere sempre uno stile di vita e di produzione basato sulla giustizia, che ci consentirà di camminare a testa alta, con mente aperta e cuore tranquillo.

Quest'Assemblea deve riconoscere e identificare i suoi compiti in modo da impegnare le nostre Chiese a prendere posizione in modo evangelico e profetico nel mondo. "Nessuno può servire due padroni", ha detto Gesù. Che sia Dio o il denaro, la vita o la morte, e tutte le cose difficili contenute in quella domanda: "Dov'è tuo fratello? Dov'è tua sorella?".

Dobbiamo ascoltare che cosa dice lo Spirito alle Chiese, che cosa dice lo Spirito attraverso il sangue versato sulla terra, tramite i nostri fratelli e sorelle non presenti qui! Dobbiamo ascoltare la terra, imparare ad impegnarci in una conversazione con il sangue della gente che viene annientata.

Dobbiamo ascoltare che cosa dice lo Spirito agli imperi di questo mondo: "Voi non siete Dio. Chinate il vostro capo nella vergogna". Dominiamole, queste belve feroci: Mercedes Benz, Volkswagen, Monsanto, Cargill, Swift, Anglo, Adm, Nestlé, Danone, Syngenta, Bunge.

Non siamo motivati da un progetto missionario onnicomprensivo per tutto il mondo. La nostra passione viene da ciò che impariamo nel Vangelo di Gesù Cristo e dalla nostra fede viva, che è in grado di convivere con le differenze senza paura di essere annientati o di scomparire.

La fede che afferma la grazia di Dio nella costruzione di un altro mondo possibile non è come la forza e la ricchezza del potente, ma è come un'avventura d'amore, orientata alla vita, al mondo, a noi stessi.

"Ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nei digiuni, con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, nello Spirito Santo, nell'amore sincero; con parole di verità, con la potenza di Dio, con le armi della giustizia nella mano destra e in quella sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto" (2 Cor 6, 4-10).

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