MATURITÀ 2007:
IL MINISTRO FIORONI DÀ "CREDITO" ALL'ORA DI RELIGIONE
04/06/2007, 10:17
33910. ROMA-ADISTA. L’ora di religione cattolica è facoltativa ma sarà decisiva per l’attribuzione del voto finale degli esami di Stato che circa 450mila studenti, giunti all’ultimo anno delle scuole superiori, sosterranno a partire dal prossimo 20 giugno: chi va bene in religione quindi potrà aspirare a un voto più alto. Lo ha stabilito il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni scrivendolo prima, a metà marzo, nero su bianco nell’Ordinanza che regola gli esami e poi, alla fine di maggio, presentando un ricorso urgente al Consiglio di Stato – subito accolto – affinché venisse annullata la decisione del Tar del Lazio che pochi giorni prima aveva “sospeso” la stessa Ordinanza del ministro ritenendola “discriminatoria” nei confronti degli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica (Irc).Protestano le Chiese non cattoliche e le associazioni in difesa della scuola laica e democratica che accusano il ministro di discriminare le decine di migliaia di studenti che non si avvalgono dell’Irc e di attentare alla laicità della scuola. Il ministro: ora di religione, facoltativa ma decisivaLa ‘novità’ introdotta da Fioroni è contenuta nell’Ordinanza ministeriale n. 26 del 15 marzo 2007 che regola gli esami di Stato. Oltre alle modifiche – a regime fra tre anni – della tabella che attribuisce i punteggi per il voto finale (massimo 45 punti per gli scritti, 30 per il colloquio orale – ora sono 35 – e 25 per il credito scolastico – ora sono 20 –, che si ottiene sia dalla media dei voti del triennio sia dalla valutazione di eventuali attività extrascolastiche regolarmente certificate e approvate dai docenti), l’ordinanza stabilisce che fin da subito i docenti di religione partecipino “a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento”. Stessa facoltà hanno i docenti “delle attività didattiche e formative alternative all’insegnamento della religione cattolica, limitatamente agli alunni che abbiano seguito le attività medesime”. Mentre i tantissimi alunni che non partecipano ad alcuna attività alternativa – molto spesso perché le scuole non le organizzano, ma anche perché scelgono di fare “studio individuale” assistito – o che optano per uscire da scuola hanno pochissime possibilità di farsi riconoscere un credito: dovrebbero essere in grado di dimostrare di aver partecipato – in concomitanza con l’ora di religione che non frequentano – “ad iniziative formative in ambito extrascolastico”, oppure la scuola dovrebbe certificare che lo studio individuale svolto durante l’ora di religione “si sia tradotto in un arricchimento culturale o disciplinare specifico”.Così, se un ragazzo va bene in religione può aspirare a qualche punto in più di credito scolastico. Il Tar: un’Ordinanza discriminatoriaContro l’Ordinanza del ministro, che introduce surrettiziamente l’Irc obbligatorio premiando gli studenti che se ne avvalgono e penalizzando invece coloro che scelgono di non avvalersene, ricorre al Tar un cartello di associazioni (fra le altre, l’associazione “Per la scuola della Repubblica”, il Cidi e le consulte per la laicità delle istituzioni di Roma e di Torino), Chiese (la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese, la Chiesa Evangelica Luterana, l’Unione Italiana delle Chiese cristiane avventiste del settimo giorno, la Federazione delle Chiese Pentecostali, l’Unione Cristiana evangelica battista, l’Alleanza evangelica italiana) e due studenti ‘non avvelentisi’ di Firenze e di Torino. E il Tar del Lazio dà loro ragione: lo scorso 23 maggio il tribunale “sospende” l’Ordinanza del ministro, in attesa di pronunciarsi nel merito (cosa che avverrà fra 2-3 mesi). L’Irc è facoltativo, tanto che il giudizio viene comunicato con una “speciale nota” separata dalla pagella, per cui - sostiene l’Ordinanza sospensiva del Tar - non può concorrere a determinare il voto finale. Se ciò avvenisse, aggiunge il tribunale, si darebbe luogo ad una “disparità di trattamento con gli studenti che non seguono l’insegnamento religioso né usufruiscono di attività sostitutive”. L’avvocatura dello Stato: quegli scansafatiche dei non avvalentisi!Fioroni però non accetta la decisione del Tar e così il 29 maggio presenta un ricorso urgente al Consiglio di Stato, chiedendo – qualora la sentenza non arrivasse in tempo utile, prima cioè dell’avvio degli scrutini – di ‘sospendere la sospensiva’. “Non è stata attribuita alcuna misura di favore all’insegnamento della religione cattolica” rispetto ad altre attività formative o ad altre opzioni religiose, né è stato in alcun modo vulnerato “il valore della laicità della scuola statale”, scrive l’avvocato generale dello Stato, Giacomo Aiello, nel ricorso presentato per conto del ministro dell’Istruzione. Prosegue l’avvocato: l’Irc (ma anche la materia alternativa, dove ovviamente si fa), “siccome contribuisce alla crescita complessiva della preparazione scolastica, merita di essere tenuto presente ai fini della determinazione del credito scolastico”. Gli studenti che invece scelgono, secondo la legge, di studiare da soli o di uscire dalla scuola durante l’ora di religione, sono degli ‘scansafatiche’: è infatti evidente - si legge - “che il mancato svolgimento di qualsivoglia attività formativa, sia essa di apprendimento religioso o di altra natura, esclude la ricorrenza di un arricchimento culturale e disciplinare e pertanto non può essere causa di doglianza della mancata attribuzione di crediti”. Per cui non può “ravvisarsi alcun effetto discriminatorio nei confronti di coloro che non abbiano inteso seguire le lezioni di religione e non abbiano usufruito di insegnamenti alternativi trattandosi all’evidenza di discenti che indubbiamente hanno partecipato in misura almeno quantitativamente minore al dialogo educativo”. “È il caso di notare che se i medesimi non hanno svolto alcuna attività formativa non possono poi dolersi del credito scolastico attribuito ad altri studenti che invece quelle attività hanno svolto. La discriminazione si verificherebbe in questo caso e non già, è bene ribadirlo, nel riconoscimento della rilevanza dell’insegnamento religioso o di altre iniziative ai fini della determinazione del credito scolastico”. Le associazioni: laicità attaccata, esami a rischio. Intervenga ProdiIl Consiglio di Stato si lascia convincere dalle argomentazioni dell’avvocato Aiello e così, con una rapidità sorprendente, il 29 maggio, poche ore dopo la presentazione del ricorso, accoglie le obiezioni di Fioroni, sospende la decisione del Tar ripristinando così l’ordinanza del ministro e fissa la Camera di Consiglio – dove si esprimerà nel merito – per il prossimo 12 giugno, quando gli scrutini saranno terminati.Gli scrutini, quindi, si svolgeranno secondo la volontà del ministro, ma il rischio caos è dietro l’angolo: il 12 giugno infatti, sebbene sia una possibilità piuttosto remota, il Consiglio di Stato potrebbe tornare sui suoi passi e dare ragione al Tar, costringendo così tutti i consigli di classe a riunirsi in fretta e furia prima dell’avvio degli esami; oppure, fra un paio di mesi, il Tar del Lazio – e questa è invece una eventualità molto probabile –, emettendo la sentenza definitiva, potrebbe confermare il giudizio già espresso nella prima sospensiva e dichiarare illegittima l’ordinanza di Fioroni, invalidando in tal modo tutti gli esami di Stato. “Si verificherebbe così – scrivono le associazioni e le Chiese che si oppongono al ministro – una situazione di incertezza giuridica sul corso e sugli esiti degli esami di Stato, la cui responsabilità non potrà che ricadere sul governo”. Chiediamo quindi al presidente del Consiglio di adoperarsi per impedire “questo grave scempio della laicità della scuola pubblica” e per ristabilire “lo status quo ante, la legalità e la certezza del diritto, dal momento che il governo può annullare in sede di autotutela le contestate e discriminatorie innovazioni apportate” dal ministro Fioroni. (luca kocci)
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