
Dati Sipri sulla spesa militare globale: la denuncia di Mani Tese
Con 2.718 miliardi di dollari nel 2024 (+10% sull’anno precedente), la spesa militare mondiale tocca un nuovo picco. Un record storico dalla fine della Guerra fredda, secondo i dati pubblicati, come ogni anno, dall’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma Sipri (qui i dati).
Un dato già di per sé allarmante, che però stride pesantemente con quello sulla cooperazione internazionale, vessata prova da continui tagli. Si genera così, secondo una nota del 28 aprile di Mani Tese – Organizzazione non governativa che dal 1964 opera per la giustizia sociale, economica e ambientale nel mondo –, «un paradosso pericoloso che impone un cambio di rotta», magari «raccogliendo il messaggio inascoltato di Papa Francesco sul disarmo».
La pace non si costruisce investendo sempre più fondi pubblici in spesa militare – ribadisce l’Ong in linea con la Campagna globale sulla spesa militare sostenuta da oltre 110 organizzazioni (inclusa la Reta italiana pace e disarmo) – «ma con la cooperazione e la diplomazia. Gli unici strumenti in grado davvero di garantire un presente e un futuro di pace e sicurezza globale».
Nell'enciclica Fratelli tutti del 2020 papa Francesco scrisse: «Con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa».
Secondo Giuseppe Stanganello, presidente di Mani Tese, «In questa fase storica caratterizzata da cambiamenti climatici, conflitti e flussi migratori, l'aumento record della spesa militare globale nel 2024 è inaccettabile. Da oltre 60 anni Mani Tese testimonia che la pace si costruisce con giustizia sociale, economica e ambientale e non con le armi».
I dati Sipri sono esemplificativi dei rischi che si corrono in tempi in cui la diplomazia e la cooperazione lasciano il posto alle minacce e alla corsa alle armi. I primi 5 Paesi che spendono di più in armi ed eserciti (60% della spesa totale) sono Stati Uniti, Cina, Russia, Germania e India, proprio nel momento in cui «le risorse alla cooperazione internazionale, pacifica e nonviolenta, vengono sottratte, favorendo invece un approccio militare ed armato».
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