Nessun articolo nel carrello

Giorgio Tonini: Primato democratico della politica. E sarà riforma anche nella Chiesa

Tratto da: Adista Documenti n° 50 del 07/07/2007

Condivido grosso modo l’analisi di Giovanni, magari per stile personale userei toni leggermente più “pastello”. In tutto questo manca però secondo me un punto ed è quello dell’evolu-zione della politica italiana. La Chiesa, è vero, influenza la politica e questo viene talvolta sottolineato fino all’esagerazione. Si trascura invece molto, a volte si dimentica quasi, quanto la politica influenzi la Chiesa: la Chiesa cambia in meglio o in peggio anche in relazione a come si modifica la situazione sul campo della politica. Almeno questa è l’esperienza della storia italiana. Naturalmente intendo la Chiesa nei suoi rapporti con la politica (la Chiesa come popolo di Dio è una cosa molto più complessa e articolata). Basti pensare ad alcune tappe della storia italiana: Porta Pia; il fascismo (che non è nato dalla Chiesa, però ha influenzato pesantemente la Chiesa); infine De Gasperi e la Democrazia Cristiana. La Dc, in particolare, è stata sì l’unità politica dei cattolici, ma su un terreno democratico, cosa che per la Chiesa non era affatto scontata, e se non ci fosse stato De Gasperi e la Democrazia Cristiana, se non ci fosse stato quel mondo che era nato nella politica, probabilmente la Chiesa e l’Italia avrebbero preso altre strade. Non era affatto scontata per la Chiesa la scelta democratica dopo il fascismo, come sappiamo. Parimenti, l’unità politica dei cattolici non è finita nella Chiesa. L’unità politica dei cattolici è finita nella società italiana e la sua fine è arrivata prima nella società italiana che nella Chiesa. Tant’è che nella Chiesa la nostalgia della Democrazia Cristiana non si è ancora spenta ed è andata avanti per anni dopo la fine di quel partito. Anzi, questa nostalgia ha ostacolato il rapido svilupparsi di un bipolarismo maturo: il bipolarismo nasce in Italia insieme alla fine dell’unità politica dei cattolici non voglio dire contro la Chiesa, ma senza la Chiesa. Ed è un paradosso, perché poi presenta dei cattolici, o degli esponenti che vengono comunque dal filone cattolico-democristiano, come principali figure politiche. Pensiamo a Mario Segni (nella fase del passaggio al maggioritario e della forte spinta al bipolarismo), e poi a Romano Prodi, protagonista fondatore dell’Ulivo e quindi del polo di centrosinistra: un protagonismo evidente, e che però non è stato frutto di una consapevolezza collettiva del mondo cattolico nel suo insieme ma che ha visto anzi la componente gerarchica della Chiesa, in particolare sotto la guida del cardinal Ruini, in posizione di freno, di perplessità, di dubbio.
E comunque l’altro elemento fondamentale dell’analisi è la destra di Berlusconi. Il rapporto spurio con il Parlamento, che è poi il filtro attraverso il quale si è costruito un nuovo rapporto con il Paese, non sarebbe stato immaginabile senza l’avvento della nuova destra, la quale dopo una fase diciamo così selvatica, animalesca nel suo prorompere caotico e confuso dal punto di vista culturale, ha messo insieme tanti spezzoni diversi: dal leghismo all’evoluzione postfascista di Alleanza Nazionale, a quella strana cosa che era Forza Italia, populista nella sostanza anche se definita partito liberale di massa. Tutte realtà che non facevano riferimento al mondo cattolico, anche se poi misteriosamente hanno saputo drenare gran parte del serbatoio elettorale della Democrazia Cristiana, a dimostrazione, tra parentesi, di quanto profonda fosse la crisi antropologica, per così dire, dell’elettorato democristiano. Certamente An non è mai stato un partito cattolico. La Lega addirittura si presentava come un partito pagano, addirittura orgoglioso di essere pagano e ghibellino: si definivano ghibellini contro il papato, contro “i vescovoni”, diceva Bossi; per non parlare dei riti del dio Po e di altre cose assolutamente anticattoliche, anche perché la gran parte dei vescovi prese in quegli anni una posizione esplicita contro le parole d’ordine della Lega in chiave secessionista. E Forza Italia tutto era tranne una formazione che nasceva da un ceppo cattolico: c’era sì il riciclaggio di alcuni esponenti democristiani che mano a mano poi è andato avanti in maniera sempre più forte, però prevaleva una fortissima componente di tipo “laico”. All’inizio l’egemonia culturale dentro Forza Italia era di tipo liberale: Martino, Urbani, tutte persone che venivano da una storia diversa da quella cattolica, senza contare che Berlusconi era l’uomo della Tv commerciale, cioè quanto di più lontano possibile dal popolo cattolico delle parrocchie, di base ecc.
Cosa succede poi? Che nella legislatura 1996-2001 avviene una svolta dentro Forza Italia. Forza Italia capisce che può consolidarsi e può sfondare in Italia, un po’ come fece Mussolini. Mussolini nasce socialista anticlericale e anticattolico (basti pensare a quando era a Trento, ferocemente contro De Gasperi); tutti gli elementi culturali fondamentali del fascismo erano anticattolici in origine. Poi Mussolini capisce che in Italia, se vuoi consolidarti, è meglio farsi battezzare e lui si è fatto battezzare. Così Berlusconi. Ha scelto dal punto di vista simbolico l’ingresso nel Partito popolare europeo, addirittura scalzando i popolari italiani, quelli che venivano dalla tradizione democristiana: li ha buttati fuori dal Partito popolare europeo, ha preso il loro posto con la forza - diciamo così - di chi aveva i numeri dalla sua.
Ma il battesimo di Berlusconi è stato la legge sulla fecondazione assistita. Quello è stato il vero passaggio topico, un passaggio sul quale non abbiamo sufficientemente riflettuto. È sempre brutto parlare di sé, ma sono stato fra i pochi che hanno cercato per anni di attirare l’attenzione sulle questioni cosiddette eticamente sensibili, e su come il centro-sinistra non potesse lasciarle alla libertà di coscienza. C’è stata una lunga stagione in cui nel centrosinistra si preferiva dire che queste questioni non erano politiche e andavano lasciate alla libertà di coscienza. Ed io, del tutto inascoltato sia dai Ds che dai popolari di allora, che si erano appunto crogiolati in questo schema incuranti del fatto che Berlusconi lo stesse per travolgere, dicevo: guardate che la destra sta scoprendo la politicità di questi argomenti e li sta trasformando in un elemento forte di attacco, in una punta di diamante della propria iniziativa politica.
Questo è esattamente quello che successe con quella famosa votazione – siamo alla fine del ‘98 - che portò allo stravolgimento del testo Bolognesi sulla fecondazione assistita, con l’approvazione dell’emendamento che elimina la fecondazione eterologa, con le conseguenti dimissioni di Marida Bolognesi. Ricordo la sorpresa inebetita dei Ds e dei popolari, i quali avevano fatto un accordo ‘troppo bello’ per essere vero, dicendosi: si sa che su questo tema la pensiamo diversamente, allora ci dividiamo i compiti; noi votiamo in un modo e voi votate in un altro, così i popolari si salvano l’anima votando contro l’eterologa, tanto si sa che poi resta perché alla sinistra si sommano i voti dei laici del centrodestra. Senonché, al voto si scopre che i laici del centrodestra non ci sono più, perché Berlusconi li aveva ‘eliminati’ tutti, cioè aveva detto loro: ragazzi, qua non si scherza, qui ne va della politica e quindi qui si vota così, e quel giorno è nato il blocco cattolico di centrodestra, che fino a quel giorno non c’era. E questa cosa è diventata un’attrazione gigantesca per la Chiesa, intesa come Chiesa gerarchica che aveva quell’ambizione e quel disegno di riconquista cattolica del Paese attraverso la via politico-legislativa. Perché quel giorno è crollato un postulato della ragion politica italiana, che funzionava dall’approvazione della Baslini-Fortuna in avanti: e cioè il principio che i cattolici in Parlamento sulle questioni eticamente sensibili fossero minoranza. E che quindi dovevano scegliere se fare battaglie di testimonianza (che si sapevano perse) o se fare mediazione politico-legislativa con i laici in nome magari del principio della riduzione del danno, del male minore, del bene possibile, o come lo vogliamo chiamare. Pensiamo alle due diverse strade scelte nel caso della legge sul divorzio e della legge sull’aborto, dove il non possumus appunto della Chiesa portò ad una sorta di Aventino cattolico…

 

Raniero La Valle

Della Dc, non degli altri cattolici…

 

Giorgio Tonini

Beh, diciamo cattolico nel senso dell’unità politica dei cattolici…

 

Raniero La Valle

Ma da parte degli altri, in quel caso, non ci fu una ricerca del minor male, lì ci fu una tesi cristiana del tutto cosciente della fedeltà all’ispirazione evangelica, tesi che ha positivamente contribuito a fare la legge sull’aborto e a respingere l’abrogazione del divorzio, non come minor male e neanche solo come mediazione, ma come proposta assolutamente originale e alternativa a quella portata avanti anche dal fronte laico e di sinistra, proposta che ha portato a un risultato che ancora oggi regge e che perfino la Chiesa ha dovuto accettare.

 

Giorgio Tonini

Posizione storicamente fecondissima che però non diventò mai la posizione ufficiale del mondo cattolico; e in ogni caso fu assunta alla fine, diciamo così per realismo.

 

Raniero La Valle

No, no, per egemonia. Quella tesi prevalse in Parlamento perché era una tesi culturalmente superiore: superò l’esame della Corte costituzionale, di un referendum ecc.

 

Giorgio Tonini

Stiamo dicendo la stessa cosa: la tesi egemone prevalse in Parlamento e non nella Chiesa. Sto dicendo che la Chiesa ha dovuto recepire ciò che è successo nella società. Voi - i cattolici del No, da Scoppola a te, agli altri - non vinceste nella comunità ecclesiale, ma sul terreno politico, nella società italiana.

 

Giovanni Avena

Però i cattolici hanno fatto vincere il divorzio: una parte di cattolici ha fatto la differenza..

 

Giorgio Tonini

Ecco, una parte. E dall’altra parte c’era un mondo laico che andava in avanti, cioè che spingeva in quella direzione. Adesso noi ci troviamo in una situazione paradossale, con un equilibrio elettorale completamente capovolto. Allora c’era la Democrazia cristiana, il partito dell’unità politica dei cattolici, che su quei temi aveva un approccio diciamo così conservatore; dall’altra parte c’era un movimento forte nella società civile che spingeva nel senso dei diritti civili, dell’affermazione di una visione più aperta e più matura, e una parte del mondo cattolico che fece appunto la differenza sia in Parlamento che nel Paese. A partire dalla legislatura 1996-2001, invece, il centrosinistra - pure con la maggioranza ancorché esigua in Parlamento e convinto di poter bypassare questi temi eludendone la politicità attraverso un gioco di sponda trasversale - si ritrova di fronte all’im-provviso, sorto quasi dal nulla, il blocco d’ordine ‘cattolico’, che si reincarna non nel partito dell’unità politica dei cattolici ma dentro Forza Italia, la Lega, Alleanza Nazionale, partiti nati in chiave anticattolica.
Allora, io penso che è sempre sul terreno politico innanzitutto che questa partita può essere vinta o può essere persa. La posizione ‘ruiniana’ - cioè quella in cui la destra usa la Chiesa e la Chiesa tende ad usare la destra, definendo alcuni temi sui quali questa alleanza si costruisce di fatto (mai teorizzata in linea di principio ma poi realizzata nel concreto) - può essere messa in crisi in modo decisivo solo se perde sul terreno politico, fermo restando l’apporto fondamentale del lavoro culturale della battaglia anche ecclesiale.
Non a caso in questo momento c’è una ostilità profonda nei confronti del progetto del Partito Democratico, perché il progetto del Partito Democratico in sé è il superamento di quella posizione: in nome del fatto che laici e cattolici insieme possono costruire sui problemi del Paese in generale e anche sui temi cosiddetti eticamente sensibili delle sintesi più avanzate, e in nome del fatto che nessuna delle culture storiche è di per sé autosufficiente ma ciascuna ha bisogno di completarsi nella cultura dell’altro. Solo questa sintesi può portare a soluzioni più forti e più convincenti, e più mature. Questa cosa naturalmente è vista come un pericolo. Lo stiamo vedendo adesso in Senato, dove ci sono due questioni aperte e ‘ulcerose’: i Dico e il testamento biologico. Dal punto di vista della sostanza, cioè del merito delle due questioni, non c’è in effetti nessun ostacolo al raggiungimento di una soluzione politico-parlamentare, e tuttavia non si riesce ad arrivarvi perché, per i numeri che ci sono al Senato (dove basta veramente un’ unghia per impedire il formarsi di una maggioranza), c’è il no politico al formarsi di tale soluzione, un no che non ha nulla a che vedere col merito della questione né dei Dico né del testamento biologico, sul quale le posizioni sono davvero a una incollatura: si dicono con parole diverse le stesse cose solo per giustificare il fatto che non c’è l’accordo. L’accordo non può venir fuori perché altrimenti bisognerebbe ammettere che l’incontro tra laici e cattolici su questi temi è possibile, e che quindi l’idea che sta alla base del PD è vincente, cioè funziona nei fatti. D’altra parte penso che è su questo punto che dobbiamo spingere e dobbiamo riuscire a vincere. Perché solo se riusciamo a vincere dal punto di vista politico, proprio come è successo nel ‘74 in uno scenario completamente diverso, si può riaprire una prospettiva anche su altri terreni.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.